Puskin, Alexsandr - E' inverno....

fabiog

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E' inverno. Che fare in campagna ? Accolgo
Il servo, che mi porta al mattino una tazza di tè,
Lo accolgo con domande : fa un pò caldo ? Si è placata la bufera ?
C'è la neve fresca o non c'è ? Si può lasciare il letto
Per la sella, o è meglio prima di pranzo
Passare il tempo con le vecchie riviste del vicino ?
Neve fresca. Ci alziamo, e subito a cavallo
Al trotto nel campo, alla prima luce del giorno;
I frustini in mano, i cani ci seguono;
Osserviamo con occhi attenti la pallida neve;
Giriamo, cerchiamo, e già si è fatto tardi;
Dopo aver mancato due lepri, torniamo a casa.
Come si sta bene ! Ecco la sera; la bufera urla;
Cupa arde la candela; il cuore si stringe, soffre;
A gocce, lentamente, inghiotto il veleno della noia.
Voglio leggere; gli occhi scivolano sulle lettere,
E i pensieri sono lontani ... Chiudo il libro
Prendo la penna, mi siedo; a forza strappo
Alla Musa addormentata parole sconnesse.
I suoni non si armonizzano ... Perdo tutti i diritti
Sulla rima, su questa mia strana ancella :
Il verso si stiracchia fiaccamente, freddo e nebbioso.
Stanco, smetto di discutere con la lira.
Vado in salotto; là sento discorsi
Sulle prossime elezioni, su una fabbrica di zucchero;
La padrona è accigliata, come il tempo,
Muove frenetica i ferri da calza d'acciaio,
Oppure fa il solitario, chiede un responso al re di quadri.
Angoscia ! Così i giorni trascorrono in solitudine !
Ma se , verso sera, nel triste villaggio,
Mentre io in un angoletto gioco a dama,
Arriva di lontano in carro o slitta
Una famiglia inattesa : una vecchietta, due signorine
( Di bianca pelle, du sorelline slanciate e belle )
Come si arriva allora lo sperduto luogo !
Come la vita si fa piena, Dio mio !
All'inizio sguardi attenti e sfuggenti,
Poi poche parole, poi conversazioni,
E quindi anche un ridere tra amici, e canti di sera,
E arditi valzer, e un mormorio dietro il tavolo,
E languidi sguardi, e sventati discorsi,
Sulla stretta scaletta prolungati incontri;
E la ragazza al crepuscolo va sul terrazzino :
Il colo è scoperto, e il petto, e la bufera le va in faccia !
Ma le tempeste del nord non sono nocive a una rosa russa.
Come avvampa e brucia caldo il bacio nel gelo !
Come la fanciulla russa è fresca nello spolverio di neve !
 

Vladimir

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Meravigliosa e commovente come la stragrande maggioranza della sua lirica. Pushkin, al pari di Dante, Petrarca, Baudelaire e altri, credo sia un regalo all'umanità, da custodire, preservare e diffondere. Ne posto un'altra sull'inverno che mi tocca tantissimo

Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.

Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.

Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.

Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.

La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica.

Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti.

Fabrizio de Andrè (1968)
 
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