" [...] «Il secondo atto» bisbiglio lui; ed ella voltò le pagine e incominciò il secondo atto.
Un suono di corni si perdeva lontano. Che mai? O era forse lo stormir delle foglie? O l’onda del rio, dolce mormorante? Già su boschi e su case era disceso il silenzio notturno, e nessun monito implorante bastava più a contenere lo slancio della passione. Il sacro mistero si compiva. La luce si spense; il motivo della morte digradò a una sonorità nuova, subitamente smorzata, e la passione, con affannosa impazienza, agitò il bianco velo incontro all’amante che a braccia protese le si avvicinava nel buio. O dilagante, insaziabile tripudio del congiungersi nella trascendenza eterna! Liberi dal tormento dell’errore, sfuggiti ai ceppi dello spazio e del tempo, l’io e il tu, Il mio e il tuo si fondevano in un gaudio supremo. Il miraggio insidioso del giorno aveva potuto dividerli; ma la sua fatua menzogna non più riusciva a ingannare i notte veggenti, da che il potere del filtro aveva consacrato i loro sguardi! Chi ha veduto la notte della morte e il suo dolce mistero, pur tra le chimere del giorno non serberà che la brama: l’anelito alla santità delal notte, della notte eterna, verace, unificante.
Oh, discendi, discendi, notte dell’amore! Concedi a loro l’oblio che invocano, cingili tutti del tuo gaudio, scioglili dal mondo dell’inganno e del distacco. Ecco spento orami l’ultimo bagliore! Ecco pensieri e parvenze naufragare nell’ombra sacra, che si stende redentrice sopra le torture dell’illusione…E poi, quando l’abbaglio scolora, quando si vela nell’estasi il mio sguardo: allora ciò da cui mi sbandì la menzogna del giorno, ciò ch’essa contrappose fallace , con implacato soffrire, al mio desiderio- io stesso, o prodigio compiuto! Io stesso allora sono il mondo! E al tenebroso canto presagio di Brangania seguì quell’ascesa dei violini che si solleva oltre ogni forza della ragione. [...]”
dal romanzo. Edito Mondadori, traduzioni di Emilio Castellani.
Atto Secondo. Giardino davanti alla camera di Isotta, nel castello di re Marke. Mentre l'orchestra fa udire in lontananza le fanfare della caccia regale a cui partecipa Marke, Isotta ha dato un appuntamento a Tristano e ne attende con ansia l'arrivo. Una torcia accesa è confitta presso la porta aperta: quando verrà spenta, Tristano avrà via libera per raggiungere Isotta. Brangania, che le è accanto, invita alla prudenza: teme che il sospettoso cavaliere Melot, segretamente innamorato di Isotta e geloso di Tristano, abbia teso la trappola di una falsa caccia per smascherarli. Ma Isotta non intende ragioni: ordina all'ancella di vegliare e dà il segnale convenuto spegnendo la fiaccola ("Lachend sie zu liischen zag ich nicht!" - Io, ridendo, a estinguere non tremo.). Tristano entra precipitosamente gettandosi tra le braccia di Isotta in un impetuoso amplesso. Poi, dolcemente avvinti, i due amanti invocano la notte affinché custodisca il loro amore segreto al riparo dalla luce accusatrice del giorno ("O sink hernieder, Nacht der Liebe" - O quaggiù scendi, notte dell'amore). Brangania, che vigila dall'alto di una torre, li ammonisce che l'alba è vicina ("Einsam wachend in der Nacht"- Solitaria vegliando nella notte); ma gli amanti, persi nella beatitudine dell'estasi amorosa, non le danno ascolto e innalzano un inno solenne all'eternità dell'amore oltre la morte ("So starben wir" - Così siamo morti). Proprio quando il duetto raggiunge il culmine dell'esaltazione, Brangania lancia un grido lacerante. Kurwenal entra precipitosamente con la spada sguainata per avvertire Tristano del pericolo: subito, dietro di lui, irrompono Melot e re Marke. Melot, trionfante, esulta; Marke, con profonda, accorata tristezza, chiede incredulo a Tristano come abbia potuto tradirlo nei suoi affetti più cari fino a quel punto ("Tatest du's wirklich?" - L'hai fatto veramente?). Tristano non risponde; si rivolge invece a Isotta e le chiede se voglia seguirlo nel regno della notte ("Wohin nun Tristan scheidet, willst du, Isold', ihm folgen?" - Dove ora Tristano s'avvia, vuoi tu seguirlo?). Isotta, in un ultimo, straziante congedo, gli risponde semplicemente di mostrarle la via. Melot, accecato dalla gelosia, balza in furore traendo la spada. Tristano, scotendosi; reagisce, accusa, lo provoca a duello e, nel momento in cui Melot gli oppone la spada, si lascia colpire senza difendersi.
Tristano e Isotta di Richard Wagner, azione in tre atti ( in forma di concerto)