...il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me...

“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza"
( la conclusione della Critica della ragion pratica di Immanuel Kant, e la frase che ho citato nel titolo è anche stata scritta sulla sua lapide)

………..
- Non farmi la morale…!!!
- Tieni la tua morale fuori….
- Ognuno ha la sua morale e non ne esiste una per tutti...
- La morale nasce anche dalla sensibilità del singolo, dal suo carattere, dal suo modo di pensare.
- La moralità di chi? La mia, la tua, del sig. x. Di chi?
- ….riguardo alla moralità, non mi riferivo alla mia, ma in generale….

(alcune di frasi citate ho copiato dal topic precedente, estraendole dal loro concetto originale, solo con lo scopo di elencare le numerose varianti di frasi simili che spesso si sentono nella vita quotidiana. In altre parole detto: non chiamo in causa nessuno dei autori delle frasi sopra citate, ne tanto meno voglio discutere sul loro concetto in quale sono state pronunciate, quello ovviamente riguardano il tema discusso nel altro topic, e non hanno niente a che vedere con questo che cerco di introdurre . Mi sono servite solo come l’input per introdurre la tema. Cercavo i soliti modi di dire, ma molto spesso mi trovi a corto di essi. Dunque, chiedo scusa se con questo forse ferisco sensibilità di persone convolte (involontariamente), e se non approvano questo mio metodo, garantisco che cancellerò all’istante le frasi).

Quante volte abbiamo sentito queste, e molte altre, simili frasi…. LA MORALE.

Ma che cosa è la morale?
È uguale per ogni persona?
Se non lo è, perché?
Quale e la morale della nostra società?
La condividete?
Quanto ci influenza nella vita quotidiana la ‘nostra morale’?
Quali sono i vostri principali codici morali?
Serve la morale nella vita reale, o credete che sia impossibile da metterla in pratica?

Poi ci sono alcuni legami: morale – sesso, morale-religione ( la religione non solo ci dice come dobbiamo comportarci, ma, ci spiega anche perché dovremmo comportarci in quel determinato modo! La religione giustifica le nostre azioni morali nella prospettiva della ricompensa o della punizione ultraterrena; perché mi devo comportare bene? perché se non lo farai brucerai all'inferno!). Come li vedete voi: reali, veri o pensate che si tratta dei pregiudizi….?
Ci sono ancora tante domande che possono uscire da questo tema… vi va di parlare?

Per inizio riporto una definizione che dovrebbe più o meno darci una vaga idea di che cosa parliamo:

La morale rappresenta la condotta diretta da norme, la guida secondo la quale l'uomo agisce. Detto in altre parole: l'assieme di valori, norme e costumi di un individuo o di un determinato gruppo umano.
Da distinguere dalla moralità => assieme di convenzioni e valori di un determinato gruppo sociale in un periodo storico (o semplicemente di un individuo), concetto ben distinto da moralismo con il quale si intende la corruzione della moralità

Mi sembra carino riportare un breve riassunto di due grandi filosofi, che tutti noi ricordiamo soprattutto come i filosofi di etica e che personalmente amo molto e cerco di seguire come la ‘mia morale personale’:

Immanuel Kant - in breve, la morale interna è presentata come la specificità dell'essere umano ("l'io indivisibile") in contrapposizione alla finitezza umana, che, invece, è restituita dallo spettacolo dell'universo -
rispetto all'universo l'uomo è una creatura animale finita, ma dentro di sè, nella connessione necessaria con la legge morale, autoevidente proprio come le stelle, egli supera la mortalità animale, sperimenta un'esistenza indipendente dal mondo sensibile che, scrive Kant, "non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all’infinito".

Ciò che Immanuel Kant voleva dire era semplicemente che l' essere umano nasce già con la consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, di ciò che è in armonia col creato e ciò che non lo è. Riportato ai giorni nostri Kant afferma praticamente che chi dice che la normalità non esiste sta mentendo sapendo di mentire in quanto il concetto di normalità è impresso nel suo essere dalla nascita e si affianca al concetto di vivere in armonia con tutto ciò che ci circonda. Anormale è tutto ciò che rompe quell'armonia. Kant aveva questa visione dell' armonia totale dell’universo, dal mondo fisico a quello metafisico. => questo è ciò che sosteneva Kant

Ha cercato anche di dare una forma (mettere i limiti) alla legge morale, e da qui escono i suoi imperativi:
1." Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale ".
2. " Agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale".
3. " Agisci in modo da trattare l'uomo così in te come negli altri sempre anche come fine, non mai solo come mezzo ".

Un altro filosofo, che si occupò di etica, molto famoso e conosciuto da tutti (almeno nelle sue più grandi idee) fu Socrate (quasi si potrebbe dire che fu fondatore di l’etica, anche se prima di lui furono altri, ma quelli non sono riusciti a lasciare l’impronta propria cosi forte come l’aveva lasciato Socrate)
Socrate soprattutto si era occupato della virtù – ma bisogna dire che il termine greco della virtù non coincide tanto al nostro concetto della parola virtù. Oggi la virtù per noi comprende fede, speranza, carità, ma il termine aretè (greco – virtù) significa "capacità", "valore", "eccellenza", quindi sviluppo e realizzazione di facoltà umane.
Secondo Socrate ogni virtù corrisponde ad un sapere, ad una certezza priva di ombre e di dubbi. È scienza.
Non è possibile realizzare l'aretè (virtù) se non si sa in cosa consiste.
Non si può realizzare il coraggio se non si sa cosa sia, nè essere gusti se non si conosce la giustizia.
In pratica tutte le virtù si riducono ad una: il conseguimento del vero sapere, cioè la conoscenza di cosa è bene per l'uomo.
Questo tipo di sapere non solo è necessario, ma perfino sufficiente a produrre retti comportamenti.
Perciò il vizio è anche originato dall'ignoranza. La conseguenza è che l'uomo non fa il male, non commette ingiustizie volontariamente, ma per ignoranza di cosa è bene per lui.
(Chi agisce per un fine malvagio è dunque insensato, non sa incontro a quali disgrazie sta andando.)
Socrate ritiene sia possibile, dunque, pervenire ad una conoscenza della giustizia, non attraverso casi particolari, esempi di giustizia, ma proprio sapendo che cosa è.
Perchè è solo sapendo che "cosa è", secondo Socrate, noi possiamo comportarci giustamente.
Questo "che cosa" deve essere infatti identico in ogni uomo giusto e in ogni azione giusta.
Questo carattere, o tratto distintivo, rinvenibile in ogni individuo considerato giusto o in ogni azione valutata come giusta, è in sostanza un'idea, un concetto, un tratto universale.
Per non dilungare troppo sulla filosofia di Socrate, concludo con la sua massima con la quale anche lui ha finito la sua vita: è meglio subire un'ingiustizia invece che commetterla.

.................
Oltre questi due citati filosofi, ci sono numerosi altri, se volete riportate anche la loro visione, ma soprattutto, raccontatemi la vostra…. Le vostre opinioni, pensieri, i dubbi, e tanto altro ancora che in qualche modo riguarda la morale….

 

Sir

New member
Un tema talmente interessante e corposo che se non stiamo attenti rischiamo di far esplodere il forum. :mrgreen:
Senza avventurarmi nelle insidie della dialettica filosofica, riferendomi a questo o a quell'altro autore, vorrei solo dare qualche cenno sulla mia idea.

Innanzitutto preferisco il termine "etica" al termine "morale". Non vi sto ad annoiare con le motivazioni, è una differenza da poco.

A mio parere non esiste un giudizio a priori che possa guidare il nostro comportamento verso il bene o il male.
Al contempo, esiste però un'etica che porterebbe vantaggi a qualsiasi individuo, qualora decidesse di seguirla.
Ho parlato, non a caso, di "vantaggi"; intendo tale etica come mirata ad un riscontro pratico che porti alla massima realizzazione, non si può cercare una "Verità" - già esclusa insieme al giudizio a priori - ma indirizzarci verso quello che è bene o male per il singolo.
E' un'etica a tutti gli effetti universale: ovviamente nel suo principio (i primi due imperativi di Kant citati da Nicole) ma anche nella sua attuazione.
Avendo escluso il giudizio a priori e non addentrandomi nell'indagine metafisica, ritengo tali linee guida di comportamento e di pensiero basate sull'analisi razionale della realtà; ad una percezione allenata risulteranno chiare, un corretto uso della logica può aiutare.

Con ciò non intendo negare l'unicità di ogni individuo e la sua possibilità di affermare, di fatto, una propria morale. Ritengo tuttavia che il massimo utile a cui tendiamo sia inscritto nella nostra stessa natura: inteso nella sua forma di organismo e nella sua relazione col contesto, l'uomo non è diverso da ogni suo simile. La singolarità perde rilevanza in favore dell'universaltà. Tuttavia, si badi bene, ognuno tende al proprio bene in maniera individuale; la socialità, talvolta vantaggiosa talvolta no, è un fenomeno accessorio.
 
Un tema talmente interessante e corposo che se non stiamo attenti rischiamo di far esplodere il forum. :mrgreen:

Hai ragione Sir, mi lo sono chiesta anche io :"non è che ho lanciato una bomba...?"
Forse sarebbe meglio stabilire una piccola regola:

Va tenuto conto che chiunque entra e partecipa in questa discussione prima di premere il tasto "rispondi" o "citi" ha fatto un piccolo, ma solenne giurin-giurello di usare sempre i toni amichevoli, leggere i post dei partecipanti come le loro personali opinioni, e mai come le impostazioni legislative, anche se forse non è stato esplicitamente scritto....lasciando dietro di se l'arroganza e gustando solo un amichevole scambio di opinioni.

...parto da me stessa come la prima indicata a chi si rivolge questo annuncio....:mrgreen::mrgreen:

... no, aspettate, un'attimo:
...................


...fiiuuiiiuu.... OK, fatto....:mrgreen::mrgreen:
..... adesso possiamo comincare.... :YY:YY:YY
 
Ultima modifica:

elisa

Motherator
Membro dello Staff


VA TENUTO CONTO CHE CHIUNQUE ENTRA E PARTECIPA IN QUESTA DISCUSSIONE PRIMA DI PREMERE IL TASTO 'RISPONDI' O 'CITI' HA FATTO UN PICCOLO MA SOLENNE GIURIN-GIURELLO DI USARE SEMPRE I TONI AMICHIEVOLI, LEGGERE I POST DEI PARTECIPANTI COME LE LORO PERSONALI OPINIONI MAI COME LE IMPOSTAZIONI LEGISLATIVE, LASCIANDO DIETRO DI SE L'ARROGANZA E GUSTANDO SOLO UN AMICEVOLE SCAMBIO DI OPINIONI



Così come ho già scritto ieri in un altro thread ricordo che per le Netiquette di Internet scrivere un testo in lettere maiuscole equivale ad urlare, cosa che può essere molto sgradevole per chi legge. Solitamente il testo maiuscolo potrebbe comunicare aggressività e nervosismo. Sarebbe auspicabile non farlo.
 

Zefiro

da sudovest
Così come ho già scritto ieri in un altro thread ricordo che per le Netiquette di Internet scrivere un testo in lettere maiuscole equivale ad urlare, cosa che può essere molto sgradevole per chi legge. Solitamente il testo maiuscolo potrebbe comunicare aggressività e nervosismo. Sarebbe auspicabile non farlo.

davvero? non lo sapevo.... :?buono a sapersi... chissà quante volte ho gridato senza rendermene conto....:boh:
 

Dory

Reef Member
Secondo me spesso si parla di morale al posto di moralismo, cioè con una connotazione "dispreggiativa" (non è forse la parola più corretta ma non me ne viene in mente una migliore al momento), come se l'avere una morale impedisse di essere aperti mentalmente e di vedere le cose con obiettività.
Mentre quando si vuole intendere qualcosa di positivo si parla di etica, tipo etica professionale, bioetica, etc.

Per il momento mi fermo qui con la mia riflessione, e ci penso ancora su... :? :)
 

sergio Rufo

New member
La morale come infiacchimento.

Bene, vedo che parlando di morale non si puo' che partire da Socrate.
Perche'? in fondo Socrate cosa ha lasciato di scritto? niente. Il suo pensiero e' stato riportato da Platone, un altro della banda , con cui si incomincio' a strimpellare il concertino della " decadenza".
Da quello spirito tragico della vita ( conflittuale) che aveva ammantato lo spirito Greco fino ad allora si passo' piano piano' a suonare una melodia sempre piu' melensa, sdolcinata, autogiustificativa.
Incapaci di una dialettica conflittuale ( il senso o non senso della vita) - gli uomini del tempo di Socrate - incominciarono a scendere la china..ed incominciarono a " difendersi" dal grande pericolo nascondendosi nei cantucci delle " idee".
Laddove c'era Dioniso, incomincio' a fare capolino il demone ( il cristianesimo nasce con Platone....) di un nuovo mondo: quello cosidetto " vero" , il mondo delle " idee" eterne e immutabili.
La morale del bene e del male ( quella basilare) ebbe cosi' bisogno di rinnegare il mondo terreno per invertarsene uno al di la': al di la' di dove non si e' mai capito bene, ma questa insinuante e strisciante malattia serpeggio' in modo endemico.
Chiamo all'appello, invoco' a se stessa, tutto cio' che era "debole" per natura, parassitario nella sua esistenza, incapace di un rigoglio senza scopo e senza perche' : avoco' a se stessa - e se ne fece vangelo - tutto cio' che di per se' era gia' claudicante: e lo infiacchi' ancora di piu'.
 

Dory

Reef Member
"Continuo a pensare che tutti questi discorsi astratti siano totalmente inutili se svincolati dalla loro utilità pratica, cioè quella finalità ultima di tutti i "precetti" morali, che dovrebbe essere semplicemente di adottare comportamenti che non rechino danni al prossimo, e io li estenderei anche all'ambiente." (riportato dall'altro thread :mrgreen:)

Dicevo, signor Rufo, che al di là di qualsiasi considerazione astratta, bisogna chiedersi "a cosa serve praticamente avere una morale"?
Allora bisogna andare a monte della differenza tra morale ed etica, e della differenza tra morale e moralismo.
Il discorso delle "idee" si riferisce al discorso dell'etica, mentre la morale è la traduzione in atti pratici dei principi dell'etica.
Allora se stabiliamo che nella società sia utile per avere una vita accettabile per tutti "l'idea" che ogni forma di vita così come l'ambiente che ci circonda, vadano rispettati e vadano evitati comportamenti che li danneggiano, allora "moralmente" noi non dovremmo uccidere i nostri simili, utilizzare le risorse naturali solo per i nostri stretti fabbisogni vitali senza abusarne, non inquinare, etc. etc. L'etica e la morale devo "servire", "essere utili" nella vita pratica, al di fuori di questo non hanno senso.

Nel momento in cui io giudico comportamento moralmente inaccettabile quello di una persona che decida di avere più partner sessuali consensienti e senza scopi di lucro :)mrgreen:) ma solo per il reciproco divertimento, allora è qui che sto facendo una considerzione inutile per la mia vita e per quella di queste persone. Ma questo non credo che sia "morale", questo credo sia "moralismo".
Diversa ed opposta è la questione dell'omicidio.
Ma questi sono semplicemente degli esempi come tanti se ne possono fare, di quello che ho scritto sopra.

PS. Voglio precisare che tutto quanto ho scritto non è riferito e ripreso da nessun famoso filosofo, sociologo, psicologo, storico, ingegnere o chicchessia, è solo la mia opinione personale originale :mrgreen::mrgreen::mrgreen:
 

sergio Rufo

New member
allora Dory, mi chiamo Sergio, senza Signor.

Ho capito cosa intendi dire con un piccolo distinguo, pero': etica e morale, in fondo, coincidono tra loro.
Tu stessa dici che l'etica sarebbe la teoria delle idee sul comportamento e la morale la sua applicazione pratica.
Ammesso che sia cosi ( e non lo e') ad ogni modo che cambierebbe? Rimarrebbe inalterata l'interpretazione che l'etica o la morale siano entrambi " dottrine" per comportarsi in un certo modo.
Io non credo che bisogna incominciare da qui.
L'etica o la morale sono diventate con il tempo quello che tu dici e sostieni, ma prima bisogna chiedersi perche' siano nate, se ne sia sentita l'urgenza.
La morale nasce con l'idea dell'idea...

continueremo.
 

lillo

Remember
A mio parere, non definirei le parole di sergio rufo astratte, in quanto quello che lui scrive trova fondamento nel lavoro filosofico di Nietzsche, nel lavoro psicoanalitico di Freud, quando parla della costituzione dell'io e del super-io e nel processo di rimozione, elemento alla base della produzione di molte nevrosi. ciò che sergio scrive può essere ritrovato anche nel lavoro di Marx, in particolare nei manoscritti economico-filosofici del 1844, credo (vado a memoria), che sia stato Marx a dare una stupenda interpretazione della metafora delle sirene:


Dapprima arriverai dalle Sirene che incantano tutti gli uomini, chiunque giunga da loro. Se uno, cioè, senza sapere si avvicina e ascolta la voce delle Sirene, non gli si fa più incontro la moglie al suo ritorno a casa, non gli fanno festa i teneri figli, ma le Sirene là lo affascinano con il canto melodioso, sedendo nel prato. E in giro c'è un grande mucchio d'ossa di uomini che imputridiscono gli si disfa e consuma la pelle dattorno. Ma tu passa oltre spalma sulle orecchie dei compagni, ammorbidendola, la cera dolce come il miele, perché nessuno degli altri deve udire. Tu invece ascolta pure se vuoi, ma ti leghino nella nave le mani e i piedi, stando là diritto alla base dell'albero, e a questo restino allacciate le funi. Così potrai ascoltare con viva gioia la voce delle due Sirene. E se tu preghi i compagni e gli ordini di scioglierti, essi allora ti leghino ancora di più con le corde. E quando i compagni avranno spinto la nave oltre le Sirene, qui non ti voglio più dire con precisione quale sarà la tua strada, ma decidi da te.”


Quindi le sirene come metafora del superamento della morale borghese.
Fromm e Marcuse hanno riconsiderato il ruolo della morale della società borghese-capitalista quale elemento di impedimento al raggiungimento della felicità.
Insomma direi che per taluni aspetti il discorso di sergio rufo può essere definito utopico ma non astratto
 

sergio Rufo

New member
Grazie dell'intervento Lillo. Sempre meglio essere utopici che astratti.

Lo specchio che dai del percorso della morale, e' un buon specchio ( o una parte di esso), ma del resto lo sviluppo di questo sentimento ( la morale e' intesa sia come sentimento della vita sia come utilita') non puo' prescindere da un percorso inevitabile: o la morale e' innata ( idealismo) o la morale e' un contratto sociale ammorbato e addolcito di romantico buonismo.
Ma non basta: la morale prima agisce come " idea" ( si deve rapportare al suo modello) e poi , insecondo luogo, viene messa in pratica determinado un agire piuttosto dell'altro.
Del resto questo meccanismo mentale ( a cui siamo stati spinti) lo possiamo osservare in ogni piccolo nostro gesto: noi senza renderci conto ( come un tic riflesso) prima di compiere qualsiasi gesto lo poniamo sul merito del giudizio. E' bene o male?

Ma la chiave di svolta non e' nella pratica, bensi' molto prima, quando il sentimento di vita si e' scisso in due, si e' capovolto nel suo contrario: da una parte il" non senso" del divenire..., dall'altra il senso compiuto della vita come motivo e scopo per la vita eterna ( idea)
La morale e' solamente uno scopo, un fine...non ha fondamento in se stessa.
 

Dory

Reef Member
Grazie dell'intervento Lillo. Sempre meglio essere utopici che astratti.

Lo specchio che dai del percorso della morale, e' un buon specchio ( o una parte di esso), ma del resto lo sviluppo di questo sentimento ( la morale e' intesa sia come sentimento della vita sia come utilita') non puo' prescindere da un percorso inevitabile: o la morale e' innata ( idealismo) o la morale e' un contratto sociale ammorbato e addolcito di romantico buonismo.
Ma non basta: la morale prima agisce come " idea" ( si deve rapportare al suo modello) e poi , insecondo luogo, viene messa in pratica determinado un agire piuttosto dell'altro.
Del resto questo meccanismo mentale ( a cui siamo stati spinti) lo possiamo osservare in ogni piccolo nostro gesto: noi senza renderci conto ( come un tic riflesso) prima di compiere qualsiasi gesto lo poniamo sul merito del giudizio. E' bene o male?

Ma la chiave di svolta non e' nella pratica, bensi' molto prima, quando il sentimento di vita si e' scisso in due, si e' capovolto nel suo contrario: da una parte il" non senso" del divenire..., dall'altra il senso compiuto della vita come motivo e scopo per la vita eterna ( idea)
La morale e' solamente uno scopo, un fine...non ha fondamento in se stessa.

Quindi? Non ho capito bene dove vuole arrivare questo discorso... :?
Ti faccio qualche domanda. :)


Del resto questo meccanismo mentale ( a cui siamo stati spinti) lo possiamo osservare in ogni piccolo nostro gesto: noi senza renderci conto ( come un tic riflesso) prima di compiere qualsiasi gesto lo poniamo sul merito del giudizio. E' bene o male?

Pensi che avere una morale ci renda in qualche modo "ciechi"?
Oppure credi che "la morale" sia una cosa negativa per come è stata concepita dai filosofi, imposta dalla religione, dalla società, o da chicchessia come forma di controllo?
Parli di "meccanismo mentale a cui siamo stati spinti": se non fossimo "stati spinti" a chiederci cos'è bene e cos'è male, su che base dovremmo fare delle scelte di comportamento? O non dovremmo basarci su niente e fare qualunque cosa ci passa per la testa senza preoccuparci delle conseguenze? O non è questo il punto?
In ultima analisi: Questo chiederci "è bene o è male" prima di fare qualcosa, è bene o è male? :mrgreen:


La morale e' solamente uno scopo, un fine...non ha fondamento in se stessa.

Mi spieghi meglio questa affermazione?
 

Dory

Reef Member
Luisa nell'altra discussione ha scritto una cosa secondo me giusta. Forse il punto è che quando noi pensiamo alla morale dobbiamo distinguere se ci riferiamo ad una "morale" in particolare, come dicevo prima "quella a cui si riferisce un filosofo, quella di una religione, o di un tipo di società", Lillo ha fatto l'esempio di "morale della società borghese-capitalista", oppure se ci riferiamo al concetto di "morale" come se fosse una sorta di cartina geografica con tanti percorsi, ma poi ognuno di noi sceglie autonomamente dove andare e quale percorso seguire per arrivarci, oppure anche sceglier edi seguire percorsi non tracciati.
Ma bisogna chiedersi, qual è il luogo rappresentato nella mappa? Secondo me è il luogo della convivenza.
Tutte le specie viventi si trovano a convivere in un certo ambiente con certe caratteristiche, ognuno ha i suoi bisogni e questi vanno inevitabilmente a scontrarsi o a coincidere con quelli degli altri. Se tutti gli altri esseri viventi sono già "settati" su comportamenti "equilibrati", l'uomo ha assunto nel tempo la capacità di agire in modo da essere capace di rompere certi equilibri, ed è qui che si rende necessario fare una scelta tra diversi comportamenti.
L'uomo tende sempre a ragionare sull'uomo, sulla società umana, sul comportamento umano.
Io no. Quando ragiono sulle cose penso sempre all'essere umano non solo in rapporto con gli altri esseri umani, ma anche in rapporto agli altri esseri viventi e all'ambiente. L'etica e la morale in generale devono esistere per regolare queste relazioni. Se l'uomo non avesse acquisito la capacità di pensare, allora sì che l'etica e la morale non avrebbero ragione di esistere.

Del resto, come succede sempre per qualunque cosa l'uomo pensa e fa, diventa inevitabilmente uno strumento di potere. Per farla in barba alla selezione naturale l'animale uomo se le inventa tutte, non per avere la salvezza eterna, non per perseguire il buono e il giusto, e cose del genere, ma unicamente per avere il potere, per comandare su tutto e tutti. A cosa gli serve alla fin fine questo "potere" io non lo so... è una cosa che fa sentire "bene"? Che dà la "felicità"?... :boh:
 
Ultima modifica:

sergio Rufo

New member
Virtu', colpa, Dio.

Allora, Dory, mi scuso se non vado in ordine ma non so rispondere citando ecc.ecc e sezionando come fai tu.
Sono imbranato.

Vediamo un po'.
Partiamo dall'ultima tua domanda.
La morale ha uno scopo un fine...mi chiedi di questo.

Come scrivevo sopra, la morale nasce in un certo senso con Socrate e Platone , perche' nasce l'idea di un mondo oltremondo perfetto e ideale.
E' il mondo dell'immutabile, dell'eterno, del sommo bene.
Gli uomini incominciarono ad anelare a questo mondo, ( DICIAMO CHE LO PENSAVANO...) e nacquero due dirette conseguenze sul comportamento: la "virtu'" dell'essere e del vivere secondo il bene e dell'idea che se ne erano fatti e la " colpa" di rinnegare il raggiungimento di questo fine con comportamenti poco etici o del tutto istintivi.
Naturalmente, Dory, il discorso e' molto piu' complicato ma lo riduco allo scarno perche' se no non la finiamo piu'. Mi potrebbe aiutare qualcuno...anche obiettando.

La morale, dunque diventa il fine e lo scopo per raggiungere la coincidenza perfetta con il bene piu' alto: la vita eterna dell'idea nel quale si rispecchia tutto l'universale.
Nasce l'Idea di un UNICO DIO . Si puo' benissimo dire che il Cristianesimo nasce con Platone.

Dunque: alla vita si da' un perche' e uno scopo: si deve raggiungere l'eterno con la vita terrena impostata al sommo bene.
La morale diventa utile.
Il tempo diventa in linea retta: un inizio e una fine...

Prima era diverso: il concetto del sentimento della vita si reggeva su un altra concezione: la vita non aveva senso e scopo, perche' il divenire , la sua intima essenza, non prometteva un altro mondo, ma solo ripeteva all'infinito se stesso eternamente uguale e tu con esso. Non potevi cambiare il corso del tuo divenire con un comportamento uguale o diverso da quello che avevi.
Era un circolo....

Per riassumere; se tu hai paura del non senso della vita hai bisogno di trovarne un senso. Se non c'e lo inventi.
E se lo inventi hai bisogno di un mezzo per raggiungerlo o avere l'illusione di raggiungerlo o crederlo solamente.
L'eterno e' lo scopo, la morale il modo di raggiungerlo o almeno di dare un senso al tuo agire.

Ma tutto cio' che accade....non ne ha, accade e basta.
Ma e' un altro discorso, Dory.

Ciao.
 

Dory

Reef Member
Ciao Sergio, innanzi tutto fai bene a non fare "artattack" :mrgreen:

Credo che ora mi è più chiaro di cosa stai parlando.

Però, se leggi il mio ultimo post, non pensi che io guardi la faccenda della morale da un punto di vista completamente diverso?
E cioè quello che l'etica e la morale sono necessarie per la convivenza tra gli esseri viventi e l'ambiente qui e ora, su questa Terra, e non ha nulla a che vedere con Dio, il bene supremo, il paradiso etc. etc., e che di questo c'è bisogno perché l'uomo ha assunto la capacità di modificare l'ambiente che lo circonda in modo impressionante ed ha nelle sue mani addirittura lo strumento per distruggere tutto completamente e definitivamente (parlo delle armi nucleari).
Portando il discorso alle estreme conseguenze, alla fin fine, non c'è in gioco nessun bene, solo la stessa sopravvivenza della vita sulla Terra.
Che ne pensi di questo punto di vista?
 

El_tipo

Surrealistic member
credo che questa discussione stia diventando un po confusionaria, anche perchè si stanno sovrapponendo i concetti di etica e di morale, e non riesco più a capire in che direzione stiamo andando. Se questa è una discussione sulla morale intesa come l'insieme delle consuetudini sociali legate ad una certa tradizione culturale o gruppo sociale, posso dire la mia, anzi, preferisco non dirla se no rischio di essere bannato. Se invece il discorso è basato sull'etica, partendo dal post nicole e quindi su Kant, ovvero sullo studio filosofico universale del bene e del male e quindi della morale, sono pronto a mettermi in discussione e confrontarmi con voi.
E'fuori da ogni dubbio che la morale dell'uomo occidentale è un qualcosa che deriva dal capitalismo, e quindi non ha come fine l'uomo, come riteneva fosse giusto Kant, ma il profitto. L'uomo ha l'illusione di protendere al bene, quindi non ha nemmeno bisogno di rifugiarsi nel regno delle idee, è convinto di avercelo a portata di mano. E' una morale che si finge buonista per nascondere le sue meschinità. Per essere concreti, facciamo l'esempio della nostra vita: noi tutti vogliamo la pace, nessuno vorrebbe conflitti, spargimenti di sangue, massacri, perchè questo è il male, e il male è l'opposto del concetto di bene e va combattuto. Ma viviamo ignorando il male che non tocchiamo, quello che non vediamo in TV, quello che non coltiviamo nel nostro orticello. E questo perchè abbiamo sacrificato la nostra libertà, delegandola alle sofisticazioni della modernità, e quindi la tecnologia, l'imponente burocrazia, l'apparato politico. L'uomo che tende alla morale condivisa in realtà è protetto da un intricatissima rete di fili che non riesce a dominare, e così, pacificamente, decide di delegare tutto a chi sta al di là di quei fili. E chi sta dall'altra parte ci imbocca la cosa il cibo più ovvio.
 

Sir

New member
Perdonatemi, ma perchè quando si parla di morale si finisce sempre a parlare di società? Ho letto di cristianesimo, di potere, di capitalismo e persino di morale borghese... Sì, ok, esiste anche questo, ma non c'è così tanto bisogno di soffermarsi su un aspetto così banale, ovvio e sotto gli occhi di tutti.
Soprattutto, il tema originario del topic mi pareva tutt'altro: la morale intesa nel suo scarno significato - non a caso io l'avevo riportato verso l'etica. Quali regole può darsi il singolo, e perchè? Questo mi sembra un argomento costruttivo... la storia dell'uomo e l'uso che ha fatto della morale a questo punto lo conosciamo già tutti. :)


L'uomo tende sempre a ragionare sull'uomo, sulla società umana, sul comportamento umano.
Io no. Quando ragiono sulle cose penso sempre all'essere umano non solo in rapporto con gli altri esseri umani, ma anche in rapporto agli altri esseri viventi e all'ambiente. L'etica e la morale in generale devono esistere per regolare queste relazioni. Se l'uomo non avesse acquisito la capacità di pensare, allora sì che l'etica e la morale non avrebbero ragione di esistere.



Questo pezzo mi piace veramente molto, lo condivido pienamente. :)
 

Dory

Reef Member
Grazie Sir!! Finalmente qualcuno che mi capisce! :YY
Sono d'accordo con te, e anche con El_tipo.
Parlare di etica e di distinzione tra bene e male in relazione allo sviluppo e all'evoluzione del pensiero filosofico è altra cosa rispetto al parlare di morale di un tipo specifico di società, è come parlare di fisica moderna e di bomba atomica (faccio questo esempio perché sto leggendo molto di queste cose ultimamente :mrgreen:), per dire che l'elaborazione di un pensiero, concetto, sistema filosofico o teoria scientifica, è altro da una qualsiasi delle sue possibili applicazioni pratiche.
 
Alto