Scerbanenco, Giorgio - Venere privata

risus

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Duca Lamberti è un medico milanese... anzi, un ex medico: tre anni fa è stato radiato dall'Ordine dei medici
e condannato al carcere... ora esce di prigione e deve ricominciare...
Grazie alle amicizie paterne in questura trova subito un lavoro, anche se un po' deprimente e miserabile per un
affermato specialista: strappare all'alcolismo Davide Auseri, figlio di un notissimo industriale.
Per riuscirci cerca di scavare nell'animo del ragazzo e di ripercorrere a ritroso la vita di Davide, indagando sul suo
torbido passato... verranno a galla strane storie, abitudini perverse, compagnie poco raccomandabili...
la sonnolenta Milano estiva del dopopranzo celerà realtà inquietanti...

Il noir italiano per eccellenza... chi ama il genere non può assolutamente perdere questo romanzo!!!
Il termine "maestro" spesso è abusato ed usato con troppa generosità... ma provate a leggere anche solo una decina di pagine
di Scerbanenco: puntuale, calibrato, elegante, incisivo, coinvolgente... un direttore d'orchestra che conosce a memoria il pezzo
da eseguire e guida i musicisti con disinvoltura, sa dove affondare il colpo, sa quando è meglio allentare la tensione con una
battuta di spirito, sa quando e dove riprendere il ritmo incalzante...
Un libro che trascina con sè il lettore pagina dopo pagina, che lo travolge con i sentimenti di cui è carico come un fiume in piena:
umanità, compassione, violenza, caparbietà, altissimo senso morale, stima vera e profonda, coerenza...
sentimenti che scorrono su uno sfondo nitido ed azzaccatissimo, la Milano più nera...:OO:OO
:mrgreen::mrgreen::mrgreen:
Nonostante sia stato scritto negli anni Sessanta e sia infarcito di forme arcaiche e termini ormai desueti,
questo romanzo è tutt'altro che austero e antico: frizzante, persino divertente (comunque è un noir),
con un originale e notevole senso della narrazione ed una scelta delle tematiche che forse nemmeno
i progressisti più radicali di oggigiorno avrebbero fatto!!! :mrgreen::mrgreen::mrgreen:
IMPERDIBILE!!!
 

amneris

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E' piaciuto molto anche a me, quindi concordo su tutto:)
Hai letto anche altro di lui?
Io solo Nessuno è colpevole come giallo e lo spendido La ragazza dell'addio che non è un giallo, ma una storia d'amore e amicizia (anche se è riduttivo, è molto psicologico..).
 

risus

New member
E' piaciuto molto anche a me, quindi concordo su tutto:)
Hai letto anche altro di lui?
Io solo Nessuno è colpevole come giallo e lo spendido La ragazza dell'addio che non è un giallo, ma una storia d'amore e amicizia (anche se è riduttivo, è molto psicologico..).
mi fa molto piacere!!!!! :D:D:D
ho letto tempo fa Europa molto amore, credo il suo primo giallo/noir dopo i romanzi rosa... dovrei riprenderlo per
scriverne un commento... prometto che prima o poi lo faccio...
ma sono fortunato perchè ho nella mia libreria tanti altri titoli di Scerbanenco, c'è solo l'imbarazzo della scelta!!!:wink:
Spero di leggerne presto un altro, magari proprio "La ragazza dell'addio", dovrei averlo... e con commento a seguire, ovvio!!!
:wink::wink:
 

elesupertramp

Active member
Primo libro di Scerbanenco, in lista da molto tempo, non mi ha affatto deluso.
il suo stile secco e asciutto, ma molto profondo mi ha subito appassionato.
Il finale mi ha molto impressionato...non faccio che pensarci!
Molto interessante anche l'autobiografia dell'autore, dall' Ucraina all'Italia.
Leggerò sicuramente altri suoi romanzi.
Lo consiglio, senza dubbio.
 

Meri

Viôt di viodi
Concordo pienamente con i commenti precedenti. Mi è piaciuto molto il modo di scrivere asciutto dell'autore e sono rimasta colpita dall'attualità del tema trattato. Consigliatissimo, a chi piace il genere.
 

isola74

Lonely member
Forse avevo troppa aspettativa per questo romanzo, ma come non averla dopo la strepitosa recensione del mio amico risus?:wink:
Comunque mi è piaciuto, ben scritto, senza fronzoli e giri di parole, l'autore sa dove vuole portarti e va dritto per la sua strada. L'ho trovato poco "romanzato" (vuole essere un complimento, ma non so se si capisce...) e magari qualcuno potrà rimanerne deluso, ma fa parte del suo stile (che del resto risale a 40 anni fa). Il finale mi ha colpita molto, ma non poteva essere diverso.

Mi è piaciuto anche il racconto autobiografico che c'è alla fine del libro (almeno nella mia edizione).
 

darida

Well-known member
Mi e' piaciuto: per lo stile asciutto-dritto-al punto,per la brusca originalita' della storia, mica l'ha scritto ieri...

Tuttavia, mi fa soffrire leggere le vie della mia Milano e "associarle"a tutta quella violenza...non so come spiegare meglio,ma non credo che avro' voglia di leggere altro di questo autore, che, ripeto, mi piace, almeno per un po' :boh:

se sono stata spiegata, anche solo un cicinin :mrgreen: ditemelo, che me ne faccio una ragione :wink:
 

maurizio mos

New member
E' il romanzo d'esordio di Duca Lamberti (non di Scerbanenco, che scriveva gialli da un po', ma li ambientava negli USA, all'epoca non c'era spazio per i gialli made in Italy). Il personaggio del protagonista e dei comprimari sono pressoché perfetti in ogni sfumatura e così la descrizione dei luoghi e dei momenti (la Giulietta è rigorosamente grigia e senza accessori... che a dir la verità all'epoca erano davvero pochi: un differente rivestimento dei sedili. Ma fa riferimento a quel mercato di accessori reperibile nei negozi specializzati, non della fabbrica, oggi scomparsi dalla fine degli anni "70), solo i poliziotti sono un po' stereotipati, si intuisce che non interessano molto all'autore, servono solo a corroborare l'azione di Duca e del povero ragazzo a lui affidato.
Tutto perfetto quindi, stonano solo le motivazioni che hanno spinto la ragazza a mischiarsi al mondo della malavita, della prostituzione privata. All'epoca iniziativa praticamente impossibile per una ragazza normale. E' una "fuga in avanti dell'autore", forse l'unica pecca del libro, che poteva essere risolta meglio proponendo una ragazza "costretta" a quella scelta dalla necessità. Ma ricordiamo gli anni: una cosa così difficilmente poteva essere "digerita" dai lettori. Probabilmente Scerbanenco ha scelto il male minore.
 

velvet

Well-known member
Premetto che non è il genere che preferisco, e infatti non leggo quasi mai noir e simili, ma ogni tanto bisogna pur provare qualcosa di diverso.
Ho apprezzato molto soprattutto la prima parte dove i personaggi e le situazioni vengono presentati, e Scerbanenco è veramente bravo, Lamberti, l'imprenditore e suo figlio sono presentati benissimo e calamitano tutta l'attenzione.
Lo svolgimento dell'indagine è meno affascinante ma questo è perchè come detto non amo particolarmente il genere.

Mi ha poi affascinato la breve autobiografia preposta al volume, grande personaggio e scrittore Scerbanenco.
 

qweedy

Well-known member
E' il primo libro di Scerbanenco che ho letto, e mi è piaciuto molto. Affascinante Duca Lamberti, grande Scerbanenco.
 

Grantenca

Well-known member
E’ il secondo libro che leggo di questo autore, molto prolifico, e devo dire, che, come il primo, mi è piaciuto molto. E’ una specie di giallo e le indagini, in collaborazione con la polizia, sono condotte da un medico caduto in disgrazia per vicende professionali e sono complementari ad un altro incarico di lavoro. A l di là forse di qualche frase ad effetto magari non strettamente inerente al racconto, quello che mi piace di più di questo autore, oltre al fatto che delinea perfettamente il carattere , le caratteristiche e la psicologia dei personaggi, è il fatto che riesce perfettamente ad introdurti nel periodo storico nel quale si svolgono i fatti. Qui è il boom economico come si vive a Milano (auto di lusso, alcool, capitani d’industria, prostituzione). E’ vero c’è il disprezzo assoluto per i diversi, cosa che al giorno d’oggi per fortuna è del tutto superata, ma in quei tempi…
Forse esagero, ma mi sembra il piccolo “Simenon” de “noantri”.
 

apeschi

Well-known member
Io l'ho scoperto quest'anno e sto leggendo i suoi libri con molto piacere. Ho letto tutta la serie di Duca Lamberti ed ora sto piano piano leggendone altri.

Mi piace proprio perche' non e' "politically correct", e' scorretto fino alla fine, usa termini che se qualcuno oggi osasse anche solo pensarli (o dire per scherzo), nel nostro mondo finto e falso, verrebbe accusato pubblicamente e messo alla gogna. I poliziotti picchiano (o ritengono giusto pensare di farlo senza nascondersi). E' sbagliato farlo, ovviamente, ma ai tempi lo si ammetteva che potesse succedere. Oggi i poliziotti (purtroppo) continuano a picchiare ma si tende a nascondere tutto, a mascherare tutto (l'importante e' essere formalmente corretti).

Mi piace perche' racconta una Milano genuina di un tempo ormai irrimediabilmente perduto.

Attenzione ! Non sto giustificando nulla, non sto dicendo assolutamente che sia giusto essere scorretti o sia sbagliato essere "politically correct".

Non posso e non voglio citare le frasi, gli epiteti, il pensiero dei vari personaggi perche' potrei ferire la sensibilita' di molti ed essere anch'io condannato alla gogna, ma sicuramente oggi si bada purtoppo molto di piu' alla forma che alla sostanza.

Ai tempi descritti nei romanzi di Scerbanenco si potevano usare certe espressioni anche verbali che oggi non sono piu' consentite, ma c'era molta piu' tolleranza (vera) della finta tolleranza di oggi.
Ai tempi si poteva lasciare la chiave nella macchina che al piu' qualcuno ci faceva un giro e la riportava dove l'aveva trovata.
Si poteva lasciare la porta di casa aperta con la chiave inserita dall'esterno tutto il giorno e non c'erano problemi di sorta.

Oggi a furia di essere forzatamente corretti, quello che conta non e' esserlo realmente ma e' evitare certe espressioni (magari non condivisibili e non corrette, ma genuine).
Oggi se si esprime un parere (magari sbagliato e discutibile), ma comunque legittimo in quanto ciascuno e' libero di pensare cio' che vuole visto che la liberta' di pensiero per fortuna non e' stata abolita, un parere magari sbagliatissimo nella sostanza e quindi discutibile, se il parere non e' condivisibile dall'opinione comune si viene condannati a prescindere e non viene messo in discussione il parere in se' (non condiviso e magari sbagliato), ma la persona con attacchi personali "politically correct".

Oggi conta purtroppo molto di piu' la forma che la sostanza, l'apparire che l'essere e tutto diventa purtroppo demagogia.
 
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estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Venere privata è il primo romanzo di Giorgio Scerbanenco con cui mi confronto e, a giudicare dai presupposti non incoraggianti (ne avevo cominciato un altro tempo fa, ma l'avevo lasciato lì in attesa di tempi migliori), è andata molto bene. Venere privata è il primo romanzo con protagonista il dottor, o meglio, ex dottor Duca Lamberti, è ambientato a Milano negli anni Sessanta e la differenza di epoca si sente e non poco (basti pensare alla concezione oltremodo dispregiativa degli omosessuali). Duca Lamberti è da poco uscito di prigione e non ha un lavoro: era medico, ma in seguito a ciò che ha fatto e per cui ha scontato la sua pena, non lo sarà mai più; l'amico Càrrua, in forze alla polizia, gli trova un lavoro presso il ricco ingegnere Auseri: Lamberti dovrà fare da medico, da carceriere e da amico al giovane figlio dell'uomo, che da un anno passa le sue giornate ad ubriacarsi e quando non è ubriaco è depresso e frustrato. Costretto dalle necessità, nonostante il lavoro sia tutt'altro che gradevole, Lamberti accetta e dimostra subito la sua competenza. In breve tempo riesce in ciò che al padre del ragazzo non era riuscito: si fa dire la causa del malessere interiore che divora il giovane, di cui l'alcolismo è solo un sintomo. Ciò che pian piano scoprirà lo porterà a condurre un'indagine clandestina su un pericoloso affare di tratta delle bianche, prostituzione con diramazioni in mezza Europa. Lamberti dimostrerà in molti frangenti un sangue freddo invidiabile, una gran capacità di capire e prevedere i comportamenti delle persone, un buon fiuto da poliziotto e una sua ruvida e schiva, ma preziosa sensibilità. Per chi, come me, non abbia mai letto Scerbanenco questo romanzo può essere un ottimo punto di partenza, a patto, però, di non farsi scoraggiare da un inizio tutt'altro che al cardiopalma: ho intuito che Scerbanenco è così, un Disel, parte in sordina ma stupisce cammin facendo finché ci si ritrova tramortiti senza nemmeno aver capito quando la storia ci aveva coinvolti. Perché? Perché i romanzi che hanno l'obiettivo di raccontare la dura, cruda, nera realtà sono così: niente effetti speciali, solo bieco realismo, forse talvolta appena appena forzato.
 
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