Artisti imprenditori

fabiog

New member
Si è spesso propensi a pensare all'artista ( sia esso scrittore, musicista, regista etc.. )come a qualcuno al di sopra dell'interesse commerciale, che si ritiene essere più di interesse degli artisti mediocri o cmq degli editori, produttori o degli agenti.
Ci si immagina l'artista interessato all'arte in sè più che al successo immediato; sicuramente questo è vero,non credo che il vero artista non punti al completamento della sua arte, al dare all'umanità il suo pensiero e la sua bellezza, ma penso anche che molti grandi artisti abbiano pensato all'aspetto più pragmatico e ad uno sviluppo commerciale.
Uno che mi viene in mente per primo,come esempio di artista molto moderno, è senza dubbio Charles Dickens. Autore di grandi romanzi d carattere sociale e creatore di personaggi spesso indimenticabili, fù anche un esempio di imprenditore di se stesso e di altri scrittori : pensiamo al modello del romanzo d'appendice o all'essere stato creatore di riviste letterarie come " Household words " e " All the year round " che servirono anche a far conoscere autori come Wilkie Collins o Anthony Trollope.
Altro autore , questa volta francese, fù sicuramente Dumas padre che sotto di sè aveva una vera e propria " azienda " di scrittori che seguivano le tracce da lui poste.
Nell'ambito musicale mi vien da pensare a Wagner o Puccini. Recentemente ho letto un libro " Carteggi Pucciniani " dove negli scambi epistolari tra Puccini, Ricordi e i grandi librettisti come Fontana, Giacosa o Illica l'aspetto commerciale e contrattuale è spesso al centro delle discussioni.
Mi piacerebbe sapere da parte vostra cosa ne pensate
 

SALLY

New member
Io mi immagino un artista come un essere preso dal suo demone che lo fà andare oltre il limite....ma non sembra essere così,infatti come tu hai citato tanti sono degli ottimi imprenditori di se stessi,probabilmente perchè non hanno perso il contatto con la realtà,per contro abbiamo una lunga lista di artisti border line,Hemingway,Virginia Wolf,Pavese,Vincent Van Gogh,Majakosvskij,E.A.Poe,Mark Rohko,E.L.Kirhner,Sylvia Plath....non sò,probabilmente l'arte è distruttiva per caratteri impulsivi,troppo sensibili,mentre è costruttiva,in tutti i sensi,per caratteri più pratici.....
 

Sefora

New member
"Botteghe" di scrittori

Mi risultano vere e proprie "botteghe" di scrittori, cioè autori molto prolifici che in realtà dirigono, ben assistiti da segretarie, editor ecc., uno staff organizzatissimo.
Nell''800 fu celebre Dumas, che aveva alle sue dipendenze diversi giovani scrittori, veri e propri "negri". Due di essi (ora non ricordo i nomi) divennero in seguito piuttosto noti.
Oggi fa sicuramente così il giapponese Haruki (Kafka sulla spiaggia) e, si dice, molti grossi americani.
L'artista è poi imprenditore in senso lato poiché "vende" (o ne incarica altri) l'opera e tutto ciò che può collegarvisi ( cinema, tv, gadget ecc.) :wink::wink:
 

Vladimir

New member
Credo che se un artista non sia anche un grande venditore della sua arte finisca come Modigliani o uno dei diamanti del futurismo russo Velimir Chlebnikov (morto vagabondo in Persia). Ci sono moltissimi esempi di artisti che erano anche ottimi commercianti e che avevano trovate davvero geniali per far colpo sul pubblico. Pensate che Niccolò Paganini, essendosi reso conto della sua bravura, per impressionare ancor più il pubblico, segava leggermente le prime tre corde del violino in modo che si spezzassero durante l'esibizione e lui potesse continuare a improvvisare a velocità stratosferiche sulla corda di sol.
Nota tecnica: su uno strumento a corde è molto più facile fare cose velocissime e di grande effetto su una corda sola che saltare da una all'altra.
Fu uno dei primi a rivolgersi ad un impresario e a farsi pagare cifre folli per le sue esibizioni. Una volta riuscì a farsi pagare ben 15000 fiorini (una somma spropositata per l'epoca) per fare una comparsata ad una festa di un nobile ungherese.
Il famoso "Paganini non ripete" era, spesso, una bufala architettata da Paganini stesso: il compositore genovese evitava di eseguire certi pezzi in pubblico per anni. Molte persone, magari non ricordando di aver assistito alla stessa esecuzione anni prima o non avendo mai visto Paganini dal vivo, credevano che gran parte dei suoi Capricci fosse improvvisata la momento e non il risultato di un lungo lavoro di studo e composizione.
Se non è mercantilismo questo!
 

fabiog

New member
Credo che se un artista non sia anche un grande venditore della sua arte finisca come Modigliani o uno dei diamanti del futurismo russo Velimir Chlebnikov (morto vagabondo in Persia). Ci sono moltissimi esempi di artisti che erano anche ottimi commercianti e che avevano trovate davvero geniali per far colpo sul pubblico. Pensate che Niccolò Paganini, essendosi reso conto della sua bravura, per impressionare ancor più il pubblico, segava leggermente le prime tre corde del violino in modo che si spezzassero durante l'esibizione e lui potesse continuare a improvvisare a velocità stratosferiche sulla corda di sol.
Nota tecnica: su uno strumento a corde è molto più facile fare cose velocissime e di grande effetto su una corda sola che saltare da una all'altra.
Fu uno dei primi a rivolgersi ad un impresario e a farsi pagare cifre folli per le sue esibizioni. Una volta riuscì a farsi pagare ben 15000 fiorini (una somma spropositata per l'epoca) per fare una comparsata ad una festa di un nobile ungherese.
Il famoso "Paganini non ripete" era, spesso, una bufala architettata da Paganini stesso: il compositore genovese evitava di eseguire certi pezzi in pubblico per anni. Molte persone, magari non ricordando di aver assistito alla stessa esecuzione anni prima o non avendo mai visto Paganini dal vivo, credevano che gran parte dei suoi Capricci fosse improvvisata la momento e non il risultato di un lungo lavoro di studo e composizione.
Se non è mercantilismo questo!

Riferimento centratissimo. Altro musicista che mi viene in mente in questo senso è stato Franz Liszt che trascrisse moltissimi pezzi sinfonici, famosi brani d'opera e altro per pianoforte il tutto per dare sfogo al virtuosismo e per venire incontro alle richieste della buona società che gradiva l'idea di poter suonare questi pezzi nelle serate di gala.
 
Alto