Mauriac, François - Groviglio di vipere

SALLY

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In Groviglio di vipere, Mauriac mostra gli esiti esiziali del denaro sui rapporti umani, sulla fiducia e sull’affetto disinteressato. Luigi, il protagonista, è un vecchio avaro, secondo un topos vecchio di millenni, vivificato però dalla assoluta tragicità della sua anima, offerta al lettore in una lunga lettera aperta, che occupa quasi per intero il romanzo.

Il denaro lo ossessiona perché è l’unico strumento con cui crede di poter ottenere il rispetto, se non l’amore dei figli, quando proprio l’ avidità e l’ ossessione per il lavoro lo hanno portato ad essere uno straniero, terribile, a volte anche orribile, per la sua famiglia.

Grava su di lui l’ineluttabilità del suo carattere: appartiene alla categoria di coloro la cui presenza fa fallire ogni cosa, smorzando ogni entusiasmo, raggelando ogni umano calore. Conscio di ciò, per paura di spiacere naturalmente, si affrettava a spiacere appositamente.


E' il testamento spirituale di un vecchio avvocato che ha vissuto in una famiglia nutrita solo di odii,antipatie ed interessi lui stesso ha passato la vita a preparare vendette,a combattere il prossimo e la religione,ma quando sente di essere alla fine dei suoi giorni capisce che non ha affatto bisogno di tutto ciò per cui si è rovinato la vita,e cede,per cercare qualcosa di più,la grazia,una scappatoia obbligata,che motivasse in ultimo la sua vita solitaria e rancorosa.Si legge quasi d'un fiato,prende questo soliloquio che tira le somme di una vita.
 
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Zefiro

da sudovest
Un romanzo amarissimo. Come solo i bilanci di quando ci si volta indietro a volte sanno essere. Uno dei migliori Mauriac
 

zolla

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Interessante spunto per un forum letterario sul denaro da costruire per un prossimo gruppo di lettura cito ad esempio I Malavoglia di Verga e Canto di Natale di Dickens.
 

risus

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Il potere della morte:
il peccatore si ritrova impigliato nella ragnatela della Grazia,
la vendetta perde il suo sapore, l'odio svanisce,
l'avversione si trasforma in apertura, interrogativi si accavallano,
contrasti si appianano, crollano muri, finzioni e ipocrisie vengono
smascherate, grovigli vengono sbrogliati, l'antipatico e l'odioso
arrivano a fare tenerezza...
Tutto è sotto una nuova luce, la Verità affiora inesorabile,
è il momento della resa dei conti...
Massimo dei voti.
:wink:

Voglio che questo cuore divorato dall'odio e dall'avarizia, questo
nemico dei suoi, lo consideriate con pietà nonostante la sua
bassezza; voglio che interessi il cuor vostro. Tristi passioni gli
nascondono, durante la sua tetra vita, la luce che gli è tanto
vicina, sebbene un raggio talvolta lo tocchi, quasi lo bruci. Le sue
passioni... e soprattutto i mediocri cristiani che l'osservano e che
lui stesso tormenta, gli nascondono questa luce. Quanti tra noi
respingono così il peccatore e lo allontanano da una verità che,
attraverso essi, non risplende più! No, non era il denaro che questo
avaro amava, non era di vendetta che questo infuriato aveva fame. Il
vero oggetto del suo amore lo conoscerete se avrete la forza e il
coraggio di stare a sentire quest'uomo fino all'ultima confessione
interrotta dalla morte.
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
confermo la grandezza di questo libro, che si legge tutto d'un fiato pur essendo un libro profondo e di contenuti morali, Mauriac riesce a coinvolgerti come pochi in questi difficili percorsi
 

bouvard

Well-known member
Un uomo vecchio e malato, ormai prossimo alla morte, scrive una lettera alla moglie in cui analizza e confessa in modo spietato, senza cercare attenuanti o giustificazioni, le colpe, i rancori e l'odio di tutta una vita, ma in cui accusa anche, in modo altrettanto spietato, moglie e figli di egoismo ed avidità.
" E' possibile, durante circa mezzo secolo, osservare un solo lato della creatura che divide la nostra vita? E' possibile che noi facciamo, per abitudine, la scelta delle sue parole e dei gesti, ritenendo solo quelli che alimentano i nostri dolori e conservano il nostro rancore?". Queste sono le domande disperate che l'uomo si pone, quando si accorge di essersi lasciato non solo condizionare, ma addirittura fuorviare, nel giudicare se stesso e gli altri dal groviglio di vipere (odio, rancore, invidia, gelosia e altro) che affollavano il suo cuore. Tutta una vita condizionata da un dolore iniziale, del quale non si chiedono spiegazioni, ma dal quale si traggono delle conclusioni che, in un effetto valanga, portano a ripicche continue e a piccole vendette. Cosa fare allora quando giunti alla vecchiaia, "a quel totale nel quale non si può cambiare nessuna cifra", ci si accorge che quel dolore iniziale forse non c'era, che quelle conclusioni a cui si era giunti non erano così scontate e ovvie? C'è ancora il tempo e il modo per rimediare? L'uomo, vecchio e peccatore, sente il bisogno di credere che non è mai troppo tardi.
Alla fine, lui, l'ateo, quello che, a ragione, aveva sempre accusato moglie e i figli, di praticare la religione come se pagassero delle tasse, perché ligi al dovere e precisi nel rispettare le scadenze, ma senza che ci mettessero il cuore, è quello che riesce a cambiare e a perdonare, mentre i figli, neppure dopo aver letto il suo diario riescono a perdonarlo o a capire che le loro colpe non sono inferiori a quelle del padre. In fondo il padre li aveva ben capiti, quando di loro aveva scritto che "...avrebbero passato la vita a dissimulare sotto bei nomi i sentimenti più bassi...".
Un libro spietato, duro, ma che si legge facilmente, sicuramente uno dei più belli letti quest'anno :)
 
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