Geda, Fabio - Nel mare ci sono i coccodrilli

Meri

Viôt di viodi
Questa è la storia vera di Enaiatollah Akbari un bambino afghano che la madre ha accompagnato e abbandonato in Pakistan a dieci anni circa, perchè non venisse arruolato tra i talebani. L'autore racconta in una specie di intervista, il viaggio che dal Pakistan ha portato Enaiatollah in Italia, passando attraverso l'Iran, la Turchia e la Grecia, sempre da clandestino, quasi sempre da solo e con la paura costante di essere rimpatriato.

Ho letto questo libro in un pomeriggio e ad ogni pagina mi sono chiesta come abbia potuto un bambino di dieci anni, vissuto in un piccolo villaggio sopravvivere a un viaggio del genere. Consigliatissimo.
 

Minnie

New member
Nel mare ci sono i coccodrilli”(Baldini Castoldi Dalai) un libro da leggere, un’ esperienza da fare. Lo ha scritto Fabio Geda, lo ha narrato Enaiatollah Akbari, che è il protagonista. Narrare la realtà è pur sempre narrativa. Quindi questo è anche un romanzo ma è qualcosa in più.
E’ la conferma di un valido scrittore al suo terzo libro. E’ la storia vera di un ragazzo afgano di 21 anni (circa), della sua odissea incredibile e verissima. E’ un esperimento riuscito di fusione tra letteratura e vita. I due sono diventati amici e scrittore e personaggio esplodono dai confini della scrittura. Un’alleanza tra due persone, aldilà del libro, riuscitissimo.

La storia, dicevamo: esemplare, ma anche unica, eccezionale per la qualità di chi l’ha vissuta e portata fin qua.. Inizia un po’ di tempo prima del 2001: Enaiatollah ha dieci anni circa – ma ancora oggi non sa la sua età, perché la suo villaggio non c’era anagrafe e si va a memoria, più o meno - è di etnia hazara, minoranza forse di origine mongola, vessata sia dai Pasthun che dai Talebani, vive nel villaggio di Nava a sud di Kabul, in una splendida valle che per lui è tutto il mondo conosciuto. LA storia tragica afghana porta a Nava i talebani. E’odio, violenza, oppressione: la famiglia di vive nel terrore, e così la madre di Enaiatollah fa la più dolorosa delle scelte: portarlo via, in Pakistan e abbandonarlo lì. Meglio l’incertezza di un bambino solo in terra straniera, che la certezza che diventi assassino o assassinato nel suo paese.

Enaitollah, non capisce bene il perché, lo capirà anni dopo: intanto è lì solo, ha 9 anni e si deve arrangiare e sopravvivere. Di capitolo in capitolo, di paese in paese: Enaiatollah racconta, Geda mette le parole in fila, quasi diventando trasparente: la sua qualità letteraria è fatta anche dell’empatia col suo personaggio-persona – solo ogni tanto dei corsivi di domande e risposte trai due rivelano l’operazione - Geda del resto è abituato all’ascolto, ha raffinato la sua vocazione letteraria anche in anni di educatore con i bambini disagiati.
E così lascia che la voce della sua scrittura diventi la voce di Enaiatollah. Noi lettori così attraverso gli occhi di questo bambino di 10 anni viaggiamo con lui. Lo seguiamo: In Pakistan, a fare lavoretti e il venditore ambulate, poi a pagarsi la fuga verso l’Iran, dove lavorerà come muratore clandestino, col terrore della polizia, di morire soffocato in un doppiofondo di tir, poi la fuga, il sogno dell’Europa, la Turchia, in una Istanbul inospitale e poi ancora, remare su un canotto in mare aperto, disperati con la paura dei coccodrilli nel mare, verso le coste della Grecia e via così, l’Italia, il presente e la forza d’animo,l’allegria di un ragazzo oggi italiano, che abbiamo incontrato a Milano con Fabio Geda.
La particolarità di questo libro e di questa storia – e in qualche modo della persona che la racconta come della persona che la scrive – è il fatto che il vissuto si dispiega nel libro come una vera avventura, di quelle arcaiche e mitiche, romanzo di viaggi verso l’ignoto: “Nel mare ci sono i coccodrilli” è un po’ Omero, è un po’ Oliver Twist, un po’ Pinocchio. Ma un po’ di più, perché è verità ed è il presente. La qualità del libro è nel restituire la verità di una storia grave e e al tempo steso avvincere il lettore con la leggerezza dello sguardo di bambino.


Libro perfetto per tutti – e infatti vola in testa alle classifiche: per un bambino di 12 anni – lo consigliamo a genitori e professori – ma anche per chi pensa di sapere già. Un resoconto non di un giornalista – e nemmeno di uno scrittore che s’è fatto nel frattempo straniero – ma esperienza intima e “live” di una vita, la vita di una persona che sarebbe stata uno degli “invisibili” che vivono vicino attorno a noi – e nel libro Enaiatollah racconta dei tanti afgani clandestini in Italia che incontra al suo arrivo a Roma.
Se non ci fosse stato a completarlo uno scrittore che non solo sa scriver bene, ma possiede quella che Barthes avrebbe chiamato “etica della forma letteraria” oggi non avremmo questo libro unico, senza genere perché li contiene tutti. Letteratura sperimentale non tanto nella retorica, quanto nella posizione verso la vita di chi scrive.
Enaiatollah ha trovato in Fabio un amico e questa amicizia è una sorta di operazione artistica a suo modo originale. Stanno accompagnando il libro, le presentazioni diventano una sorta di seguito in progress e vivente a questa storia che nel libro si ferma a Torino, dove Enaiatollah ora vive. Non è un libro edificante, è un libro che mostra dal vivo come è la vita dentro una storia che contiene tutti i colori. L’amicizia: Enaiatollah si farà nel viaggio molti amici, quelli che ti danno tutto e non chiedono niente e che poi saluti con un abbraccio e via e non rivedrai mai più. Così come lo strappa dalla madre lo getta nel mondo,il dolore dell’abbandono la fatica di ritrovare il senso di quel che è accaduto.


Diceva il personaggio di finzione Holden Coulfield che “ un libro ti piace se dopo averlo letto ti viene voglia di telefonare all’autore”. Qui si può fare di più: oltre all’autore Fabio Geda, si può incontrare direttamente il personaggio. Che è una persona. Ti risponderà un giovane neo-italiano che si chiama Enaiatollah Akbari e che oggi studia e lavora, mantiene tre famiglie in Afghanistan e si incazza se vede i suoi anici italiani fumarsi, con una canna, l’equivalente di tre stipendi del suo paese. Un 21 enne che vuole raccontare, far sapere perché tutti abbiano in mente cosa accade in certe parti del mondo. Un 21enne che ama la scuola, diverso dai suoi amici italiani anche perché a lui l’hanno chiusa i talebani armati e gli hanno fucilato davanti il suo amato maestro. Enaiatollah oggi è come tanti ragazzi di 21 anni, ma anche diverso. Ha un sacco di storia alle spalle, ma ancora fame di futuro. Lasciatevi dunque contagiare. Prendete il largo, nel mare forse ci sono coccodrilli, forse ci sono le balene, ma se vi lascerete andare, se muoverete verso colonne d’Ercole senza sapere se quelle esistono veramente, con un decimo del suo coraggio e della sua determinatezza approderete anche voi alla vostra nuova patria, che è già qui, è l’altro a fianco a voi e al quale, invece di girarvi, chiederete: “chi sei da dove vieni? Hai bisogno di aiuto”?.
 

novella76

New member
Fantastico! Adesso penso che dietro a ogni immigrato potrebbe esserci un piccolo Enaiatollah e provo per loro più comprensione. Vorrei anche mettere l'accento sulla figura della madre....una scelta difficile e dolorosa ma pur sempre ricca di un'amore infinito per il figlio!
 
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°Siobhan°

°LA STREGA°
Libro bellissimo...
se penso ai miei problemi dei 10 anni mi sento male... ci sono realtà che ignoriamo...
dovrebbero scrivere più libri di questo tipo...
 

Spilla

Well-known member
Mi è piaciuto tantissimo! LA storia è incredibile -e vera!- ed è narrata con incredibile immediatezza. Consigliato anche ai più giovani.
5/5
 

Tiziano

New member
Un libro facile, entusiasmante e realistico. Ti manda immediatamente il messaggio che ti vuole dare, è un libro che non si può non capire e che ci mostra come è la realtà in quei paesi per queste persone..
 

Mattia Buendia

New member
oui....

Attuale...scorrevole...toccante se si pensa all'età e al trascorso del protagonista...
 

risus

New member
L'uomo del monte (che sarei io! :mrgreen: :mrgreen:)
ha detto sìì!!!!!
Bellino questo libricino, coinvolgente e rapido da leggere...
però avverto che ha dei limiti e qualcuno potrebbero non digerirlo
(storia vera, sì, ma un tantino troppo romanzata; buonismo versato senza parsimonia che alla
lunga allappa...) :??:??
a me, ribadisco, è piaciuto e lo regalerei, pure... ma non a tutti tutti...
:wink::wink::wink:
 

Ursula

Member
questo libro in effetti si legge benissimo: è scorrevole, è divertente. Sembra raccontato con la stessa ingenuità del bambino che ha vissuto quegli eventi.
E però la semplicità con cui viene scritto non deve trarre in inganno: si racconta del dramma della vita di un bambino, e come di quel bambino, di milioni di persone che di solito non hanno voce per raccontare.
E' la storia moderna di una realtà che non conosciamo, o che fingiamo di non vedere, o a cui diamo un aspetto diverso a seconda della convenienza.
Sono fatti, anche drammatici, che hanno poi un peso specifico molto alto sulle coscienze di chi legge.

Consigliato!:)
 

Kira990

New member
Letto tutto d'un fiato. Emozionante perchè storia vera e vissuta da un ragazzino. Scritta in modo molto più leggero e forse ingenuo di come sicuramente è stato viverlo dal vero. Forse il fatto che questo viaggio sia stato vissuto da un bambino viene visto in modo differente che se fosse stato vissuto e scritto da un adulto.
Assolutamente consigliato.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Questa è una storia vera, vera, drammatica e bellissima. A raccontarcela, in un dialogo con Fabio Geda, è proprio colui che l'ha vissuta, Enaiatollah, Enaiat.
Quando sua madre lo ha lasciato da solo in Pakistan, in un luogo e con persone sconosciute, Enaiat aveva appena dieci anni, era un bambino intelligente e perspicace, ma comunque un bambino, per giunta solo e mai uscito dal suo paesino dell'Afganistan. Il piccolo Enaiat è spaesato e comincia a chiedere in giro dove sia sua madre; quando gli spiegano cos'è accaduto, ossia che la madre l'ha accompagnato lì per salvargli la vita, e poi l'ha lasciato per tornare dai suoi fratelli, Enaiat prova un dolore sconosciuto, la loro immagine gli si tatua negli occhi, ma sa che non può perdersi d'animo. Comincia a cercare lavoro, tenta sempre di avere un posto dove dormire la notte e cerca di non farsi nemici. Da qui, dalle strade malsicure del Pakistan comincia la sua clandestinità, la sua odissea verso un posto dove fermarsi, una casa, un posto dove stare bene. Ciò che attraversa, le prove che deve superare sono a dir poco indicibili per chiunque, figurarsi per un bambino della sua età. Enaiat deve diventare uomo presto per aiutarsi da solo e far fronte a ciò che lo aspetta, ma non perde, nonostante tutto, la voglia di migliorarsi, di mantenere la sua dignità, di imparare e guadagnarsi da vivere onestamente. Quando giunge in Italia, più di quattro anni dopo essere partito dal Pakistan, non gli sembra vero di potersi fermare, di trovarsi bene e soprattutto di avere finalmente una prima forma di accoglienza.
Questa è una storia commovente perché reale, importante perché sincera, da leggere per capire e non dimenticare. Una lettura consigliata a tutti, perché tutti abbiamo bisogno delle parole di questo ragazzo.
 
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