Beccaria, Cesare - Dei delitti e delle pene

Dory

Reef Member
E' abbastanza difficile per me scrivere una recensione su questo libro, ma ci provo, speriamo bene... o non troppo male... :mrgreen:

Di questo libro, scritto nel 1763, si dice che gettò le basi della moderna legislazione penale. Si dice anche che fu stampato anonimo nel 1764 e che vendette moltissime copie. L'autore vi concentra idee di stampo illuminista, che circolavano all'epoca soprattutto in Francia, sulla società e sulla coscienza civile.
Riprendendo concetti già esposti da alcuni filosofi, quali Voltaire, Hobbes, Locke e soprattutto Rousseau, partendo proprio dal concetto di "contratto sociale", prosegue con la trattazione per linee generali dell'origine e dello scopo delle pene, esaminando poi quelle relative ad una serie di reati e affrontando tematiche molto importanti e fondamentali, allora come oggi, quali la tortura e la pena di morte.
Il libro è scritto in modo abbastanza semplice e scorrevole, spesso sorprendente per la profondità, la lungimiranza e soprattutto per la sua umanità. Quello che mi ha maggiormente colpito sono i passi, di un'attualità sconcertante, in cui parla dell' importanza della 'certezza della pena': "uno dei più grandi freni dei delitti non è la crudeltà della pena ma l'infallibilità di essa".
Notevole anche la parte in cui parla di come prevenire i delitti e dell'importanza dell'educazione.
 

Esotomia

New member
Concordo con la recensione.
L'edizione che ho letto io del 1955 contiene una prefazione di Piero Calamandrei che aiuta a comprenderne tutti gli aspetti.
 

Zefiro

da sudovest
Concordo con la recensione.
L'edizione che ho letto io del 1955 contiene una prefazione di Piero Calamandrei che aiuta a comprenderne tutti gli aspetti.

Bella Dory-recensione anche secondo me. Ho anche io quella storica edizione. Probabilmente la prefazione di Calamandrei è reperibile anche in rete. Se la trovo metto il link.
 

LowleafClod

e invece no
Mi è piaciuto leggere i capitoli sulle accuse segrete, sulla pena di morte, a cui ha dedicato molta attenzione, e anche su come si prevengono i delitti.
Il risultato di un altro punto di vista che si scontra fortemente con l'ambiente conservatore della metà del Settecento si sente chiaramente, una voce che parla forte e che invita le monarchie a riprendere in mano il proprio sistema giuridico per rivoluzionarlo (cosa che da principio, sembra impossibile anche solo da immaginare).
Il libro è stato scritto circa tre secoli fa, ma il contesto e l'intenzione di voler rispondere ai problemi che la propria società presenta, lo rendono un testo adattabile ad ogni epoca: un atteggiamento che invece col tempo va perdendosi.
Da parte del Beccaria c'è stato questo coraggio: anche se poi il successo gli diede alla testa, ha scritto ragionamenti, alcuni anche scontati oggi per noi, che fecero colpo al suo pubblico: vere soluzioni alternative che pretendono un governo migliore.
 

MadLuke

New member
I capisaldi del sistema giudiziario moderno

Mi chiedo cosa potessero pensare quasi tre secoli fa, i legislatori che si trovarono per mano ques'opera che è il fondamento di qualunque sistema giudiziario contemporaneo. Fondamento sia nella sostanza in quanto è facile ritrovare le stesse linee guide che hanno condotto alle leggi che bene o male tutti conosciamo, e fondamento ideale per quegli aspetti che sfortunatamente non sono ancora completamente compiuti. Penso all'abiura della tortura che sebbene sottotraccia ancora resiste sia presso alcuni elementi deviati delle forze dell'ordine. Ma anche nella lotta contro il terrorismo internazionale da parte di alcuni governi, come ammoniva anche Tiziano Terzani citandolo espressamente.
E poi penso all'educazione e alla cultura, che già allora l'autore indicava come unico vero mezzo preventivo contro i reati cui oggi tuttavia non è evidentemente riconosciuta l'importanza che merita.
La lettura di quest'opera è infine un valido antidoto alle smanie di facile giustizialismo di cui in misura più o meno grande tutti siamo vittime quando la cronaca nera porta alla luce le vicende più torbide e invariabilmente deprecabili.
 
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