El_tipo
Surrealistic member
Deciso a coltivare i ricordi, un commissario in pensione scrive un libro sull'indagine che, tre decenni prima, gli ha tormentato e cambiato la vita: l'omicidio con stupro di una giovane moglie, avvenuto a Buenos Aires nel 1974. Nonostante gli sforzi per scoprire il colpevole, questi fu rimesso in libertà dopo un solo anno di detenzione dalla politica argentina (invischiata in affari loschi) rendendo così interminabile la sofferenza del giovane vedovo, un uomo carico di passione e di amore. Il film che ha meritato l'oscar come miglior film straniero 2010 (battendo capolavori come il profeta e il nastro bianco), è difficilmente caratterizzabile come genere: è un film drammatico con picchi polizeschi, ma con discese nel fotoromanzo. Nella prima parte a scene di grande intensità emotiva si mischiano situazioni quasi comiche, buttate giù così ma che non smorzano la tensione (un po come avviene nei libri di Zafon); nell'ultima mezz'ora sale di tono e di spessore portando a compimento un nobile film. Un plauso alla fotografia e all'attore protagonista, Darìn.