Spinoza, Baruch

sergio Rufo

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Spinoza, uno dei massimi filosofi occidentali, ( di origine ebraica) rappresenta un capisaldo nel pensiero filosofico.
Questo spirito benriuscito, questo pensatore che ha pochi eguali, per vivere molava lenti da occhiali o per canocchiali: persino il lavoro era affine alla sua vista filosofica, che superava di gran lunga quella dei pensatori suoi contemporanei.
La sua filosofia e' di difficile comprensione: il tema, pero', e' chiarissimo: il grande filosofo olandese voleva risolvere la questione che in quel periodo era dibattuta dai massimi filosofi dopo Cartesio: la relazione che corre tra materia e spirito.
E scelse una strada straordinariamente originale: parlando di astrazioni metafisiche, ( spirito) enuncio' il suo " sistema filosofico" in maniera matematica, anzi, geometrica.
La sua Etica, capolavoro assoluto e testo base per tutta la filosofia a venire, fu strutturato in modo matematico geometrico: principi, dimostrazioni, assiomi, contraddizioni o scogli.
Spinoza era un genio: capi' ( e questo varrebbe anche per temi di altre stanze o di questa per l'appunto) che non esistono modelli o idee a priori: non esistono " etiche" irrinunciabili e tanto meno divine o assolute.
Esite un etica che deve essere in relazione al suo contesto, alla sua realta'.
Ma cos'e' la realta'? larealta' e' il mondo che ci circonda che e' " dato" in questo modo e non in altro e dunque per essere veramente " etici" e non solo idealmente, prima bisogna conoscere il mondo.
Cos'e' il mondo.
L'etica dunque non deriva da un idea ( il grande filosofo non si lasciava ingannare) ma arriva dal mondo stesso; l'etica e' adeguamento alla realta' che e' quella che e' e non quella che vorremmo che fosse.
Spinoza riduce la realta' a un unico principio: non perdendosi in una miriade di ipotesi, prende atto solo della manifestazione fenomenica del mondo.
Questa manifestazione in una sorta di moltlepicita', non e' in realta' l'esternazione del principio stesso: per meglio dire, Spinoza, non ritiene che il reale, il mondo sia un di " fuori" dalla sua origine ( Dio e il mondo da lui creato come creatura in sottordine) bensi' che la manifestazione stessa ( il divenire greco) sia implicita essa stessa al principio.
In poche parole: il mondo che appare che si manifesta e' il principo medesimo che si autoesplica.
Influenzato dal concetto del " mondo" bisogna leggere questo termine spinoziano nella valenza di sostanza.
Aristotele definiva la sostanza come quella cosa che nulla ha bisogno fuori di se' per esistere.
L'imbecille di Cartesio , invece, defini' sostanza quella cosa che necessita di Dio per essere sostanza.
Spinoza chiari' questo punto: la contradddizione Cartesiana ( errore grossolano) verteva che se il mondo ( sostanza) non aveva bisogno di null'altro fuori di se' per esistere , il principio dunque dell'esistenza era gia' assoluto, e il mondo stesso, ergo, era Dio stesso.
Grandioso, a mio modo di vedere.
Da qui il famoso Panteismo inteso come il mondo che diviene in se e per se' medesimo. ( Nietzsche riprendera' il tema di Spinoza)
Naturalmente il pensiero spinoziano sviluppera' una serie incredibile di sottotemi: tutte le contraddizioni verranno sviscerate:
tempo, spazio, infinito e finito, essere, divenire, cosa materiale, cosa spirituale, accidenti esistenziali, attributi esitenziali.
La conoscenza dell'uomo, per Spinoza , sarebbe infinita perche' l'ontologia , l'essere, ovvero l'esistenza , racchiude tutti i fondamenti del " possibile".
E' , dunque, l'esistenza stessa il principo assoluto, Dio.
Causa ed effetto: questa relazione che sara' smantellata da Hume qualche anno dopo, ( e smantellando questa dinamica, si smantellera' tutta la conoscenza dell'uomo) sara' una altra botta di Spinoza, al pensiero a lui precedente, soprattutto di Cartesio ( c'e' sempre questo imbelle!)
L'esempio del pensiero che pensa di muovere un arto e il corpo , che infatti lo muovera', rappresenta il modello di causa ( spirito) e effetto ( movimento corporale)...( i due principi delle sostanze cartesiane : il soggetto , l'io, e il corpo materia).
Spinoza dira', invece, che non esiste nessuna relazione tra i due momenti: se il mondo, infatti, e' un unica sostanza, ( l'esplicazione di Dio) questa articolazione - pensiero - movimento- rappresenta una manifestazione unica vista da due angolazioni diverse.
Il Panteismo di Spinoza e' molto spiccato.
Il pensiero da una parte e l'estensione dall'altra, sono i due modi di conoscenza possibili all'uomo.
Il mondo, infine, sara' visto in modo quasi greco: non esiste libero arbitrio, ma il suo meccanico procedere e' deterministico, e avviene per pura necessita'.
Il pensiero di Spinoza, poi' si spostera', sull'etica come comportamento e come sociale.
Ovvio che in due righe non si puo' dire ed esprimere un pensiero cosi' vasto e profondo come quello del grande filosofo olandese.

Per quanto mi riguarda, mi ritrovo molto nel pensiero spinoziano.
Al contrario di qualcuno d'altro: un Cartesio per fare un nome, nemmeno lo voglio sentire nominare accostato a Spinoza.
Intendo dire, che nemmeno in una libreria un volume del francese puo' stare vicino a un volume
dell'olandese.
 

sergio Rufo

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Nessun scopo.

Nessun fine in Spinoza.
Dal suo pensiero politico, si evince in modo chiaro, la visione del mondo di Spinoza.
Il mondo innanzitutto non e' civile: il senso civilistico ( o diritto civile) e' un accidente e un attributo della convivenza sociale.
Questa viene dopo il diritto di natura.
E' interessante notare come il filosofo olandese giustifichi il diritto di natura: quest'ultimo e' immanente al diritto del singolo , ovvero, il singolo e' la manifestazione dell'essere stesso della natura. (Dio)
Il diritto di natura e' pericoloso: perche' non eguale.
Il concetto stesso di uguaglianza naturale e' cosi' negato.
C'e' piu' potere e piu' debolezza a seconda dei casi: il " diritto" e' il quantum di potere di forza.

L'ordine civile nasce da una interpretazione dell'uomo, ma la sua struttura non e' implicita, alla natura stessa dell'essere.
E' civile cio' che ha un fine, un progetto.
La libera scelta dell'uomo compete dunque solamente alla sottostruttura, o per meglio dire, compete al suo ordine rapportato a una finalita' umana. (il libero arbitrio puo' essere solo politico)
Il mondo pero' e' deterministico: se la natura e' infinita ( essere o Dio) non si puo' ragionevolmente dire , e qui Spinoza e' inconfutabile, che aneli a un risultato a una finalita': vorrebbe infatti dire che manca di un qualcosa ancora da costruire e questo, dato la sua perfezione e infinitezza, e' palesamente contradditorio.
Il mondo e' un mondo conchiuso in se, pre-determinato in tutte le sue infinite/finite possibilita'.
Nietzsche, in seguito, argomentera' col gioco dei dadi: il mondo e' come un dado che non contempla , nel gioco stesso, la raggiungibilita' di un risultato, bensi' nel gioco si ripete cio' che gia' e' deteminato: le sei facce del dado.
La natura naturante non ha nessuna finalita' perche' e' gia' di per se stessa infinita.
I modi , poi, possono variare come forme diverse di manifestazione (natura naturata).
 

Sir

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La cosa singolare è che, da quello che leggevo in giro, non mi sarei mai aspettato che tu fossi un estimatore del pensiero spinoziano. :paura: Felice di sbagliarmi. :wink:
 

sergio Rufo

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La cosa singolare è che, da quello che leggevo in giro, non mi sarei mai aspettato che tu fossi un estimatore del pensiero spinoziano. :paura: Felice di sbagliarmi. :wink:

Sir non avevo letto questo tuo appunto. Leggo solo ora.
Spinoza e' Spinoza, uno dei miei maestri. Lo adoro. Come adoro D.Hume, per rimanere piu' o meno qualche secolo fa.
Perche' Hume e Spinoza?
Per Spinoza basta che tu legga il post poco piu' su: avrai capito.

Per Hume , il discorso magari lo riprendero' nella sua stanza.

A proposito: ti piace il filosofo scozzese?
 

Sir

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Non lo conosco ancora così bene da poterlo annoverare di diritto tra i miei preferiti, ma sicuramente Hume è un filosofo che mi piace; bastasse solo il fatto che, prima di mettersi ad usarla, abbia avuto la cura di riflettere su cos'è la ragione, quali sono le sue potenzialità e i suoi limiti. Una filosofia che, senza scendere mai nel consolatorio, non perde mai di vista la praticità.
 

sergio Rufo

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Non lo conosco ancora così bene da poterlo annoverare di diritto tra i miei preferiti, ma sicuramente Hume è un filosofo che mi piace; bastasse solo il fatto che, prima di mettersi ad usarla, abbia avuto la cura di riflettere su cos'è la ragione, quali sono le sue potenzialità e i suoi limiti. Una filosofia che, senza scendere mai nel consolatorio, non perde mai di vista la praticità.

ciao Sir, mi fa davvero piacere che Hume ti potrebbe piacere o comunque non ti risulta antipatico.
Naturalmente non me la sarei presa nel caso contrario .
Ma per Hume ho un debole fortissimo. Un maestro.
Il pensiero di Hume per me rimane qualcosa di fondamentale in tutti i tempi. E' un filosofo sempre " attuale" il cui pensiero verte sul concetto di Natura Umana ( e questa rimane per sempre uguale a se stessa) per costruire una possibile visione in toto di cosa sia l'uomo nelle sue facolta', nelle sue dimensioni, nel suo esistere sia corporeo sia intellettivo. Con Hume si capovolgono tante cose: il suo scetticismo ma soprattutto la sua rigorosa critica sui sistemi idealistici ( che imperversarono fino ad allora) ridisegnano la gnosi dell'uomo sia sul piano scientifico , sia sul piano religioso e morale.
Con Hume incomincia la galoppata contro le trombette di quell'orchestrina che suonava la melodia ( o dissonanza) della fede assoluta nella ragione.
 
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