Vysockij Vladimir

Vladimir

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"Sapete cosa diranno di Brežnev fra cent'anni? Diranno: Brežnev? Ah sì, quel mediocre politico dell'epoca di Vysockij"
Questa battuta, che circolava nell'URSS degli anni Settanta, ci restituisce la misura dell'immensa popolarità di questo genio poliedrico (ufficialmente "solo" un grande attore, in realtà uno dei massimi poeti del 900 russo) che, seppur sistematicamente boicottato dall'ufficialità, era entrato nel cuore del popolo intero, dagli intelligenty moscoviti e i funzionari statali, ai kolchoziani dell'Lontano Oriente, passando per militari, poliziotti, minatori, alpinisti ecc...
La sua voce potente e infiammata, spesso incisa su nastri di fortuna, percorreva lo sconfinato impero sovietico, spesso con incursioni anche nei paesi satellite (Vysockij era ed è amatissimo in Polonia), poetizzando la vita di ogni giorno, le difficoltà tragicomiche di quello che per Venedikt Erofeev era "l'homus sovieticus". La sue canzoni sono state definite, non a torto, un'"enciclopedia della vita sovietca", ricalcando la definizione che il critico democratico Vissarion Belinskij diede dell'Onegin puškiniano.
Ma oltre che un cantautore straordinario (non esiterei a definirlo per certi versi "il Fabrizio de André sovietico"), Vysockij fu un attore teatrale immenso. Interprete dell'Amleto anti-conformista e rivoluzionario messo in scena da Jurij Ljubomov al mitico teatro Taganka, e del Pugačev di Sergej Esenin (altro maledetto della poesia sovietica che morì a soli 25 anni), Vysockij scrisse pagine indimenticabili per la Taganka (un mito della vita teatrale russa) e per il teatro sovietico in generale.
La sua vita fu spericolata al limite: alcolizzato, sfidante la censura a ogni pié sospinto, stava creando il mito di sé stesso, quel mito su cui, amleticamente, tante volte aveva rifletttuto e del quale aveva un coscienza invidiabile.
Morì nel 1980 a soli quarantadue anni. Ai suoi funerali, avvenuti il giorno stesso della chiusura dei Giochi Olimpici di Mosca, nonostante la grande manifestazione sportiva, fuori dal teatro Taganka si formò una fila lunga 9 chilometri per porgere l'estremo omaggio a uno dei più talentuosi e sinceri fra i poeti sovietici.
Un ultimo avviso: diffidate da chi tenta di proporre l'immagine di Vysockij come quella di un dissidente, di un anti-comunista. Chi fa ciò è in malafede, sapendo di compiere un'operazione intelletualmente disonesta. Vysockij non si interessò mai molti di politica, non mirava ad essere sfruttato né dall'URSS della stagnazione, né dall'Occidente capitalista che, dopo una visita a Parigi, definì "tirannico e totalitario". I suoi idoli erano prevalentemente due: Lenin e Garibaldi. Si reputava un vero sovietico Vysockij, ma nel senso più positivo del termine: credeva fermamente, infatti, in una sinistra capace di ridurre davvero il divario sociale, di far guerra contro l'analfabetismo, di portare una vera libertà d'espressione.

P.S. A breve pubblicherò qualche canzone con le relative traduzioni. Stay tuned ;).

Ecco le canzoni di Vysockij in russo e le versioni italiane di Finardi, che sebbene non rispettino il lessico dell'originale, rendono bene sia il messaggio che la musicalità vysockiana.
(Vysockij)
(Finardi)
(Vysockij)
(Finardi)
(Vysockij)
(Finardi)
 
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