pigreco
Mathematician Member
Non poteva mancare questo capolavoro di Pratolini! E visto che nessuno l'aveva ancora inserito lo faccio io, fiorentino doc e con i nonni materni entrambi nati nel quartiere di Santa Croce, rione in cui è ambientato questo romanzo. Uno scorcio d'Italia durante il fascismo, visto dagli occhi di un gruppo di giovani, con le loro vicissitudini quotidiane. Romanzo di più facile lettura rispetto a "Cronache di poveri amanti" che soprattutto all'inizio, presentando una lista lunghissima di personaggi, rischia di spiazzare il lettore. Decisamente consigliato. I fiorentini coglieranno quel dolce gusto in più dovuto alla conoscenza delle strade e degli angoli in cui la vicenda si svolge.
Copio e incollo la trama da Wikipedia... E' molto dettagliata, chi non volesse troppe anticipazioni la salti ;-)
Ambientato negli anni intorno al 1930, il romanzo narra delle peripezie amorose di un gruppo di ragazzi appartenenti ad un quartiere popolare di Firenze e più precisamente quello di Santa Croce, colti nel passaggio dall'adolescenza alla prima giovinezza: in pratica si coglie lo sviluppo della loro educazione sentimentale e la formazione di una coscienza politica.
Il romanzo è sostenuto da un intreccio continuo di vicende personali ed affettive nelle quali si muovono i vari personaggi, senza che qualcuno emerga o si riconosca particolarmente, neppure nella figura di Valerio, la voce narrante che si identifica con l’autore. Per cui, all'inizio dell’opera, ci viene immediatamente focalizzata questa sensazione dalla frase “Eravamo creature comuni. Ci bastava un gesto per sollevarci collera o amore”.
In pratica è il quartiere di Santa Croce, che fa da sfondo, quasi da protagonista viene presentato con una vivacità di luci e di colori nell'alternarsi delle stagioni, ma anche con toni scuri nella descrizione degli interni delle modeste abitazioni. Questo è il mondo isolato dal resto ma unito con la sua gente che vive l’oppressione sociale tra quotidiane difficoltà materiali, ricca però d’umanità e sentimenti che formano una comunità solida e partecipe. Contemporaneamente Pratolini descrive, indirettamente, la dimensione politica di Firenze e soprattutto la tendenza del fascismo a demolire i quartieri popolari per depennare alla radice il rischio rivoluzionario.
Questi sentimenti rivoltosi si contrappongono a quelli tipicamente adolescenziali; le prime infatuazioni vissute sulla pelle di Valerio che, dopo un primo interessamento per Luciana che finirà sposa ad Arrigo, si accorge di provare qualcosa in più per Marisa. I due rimasero fidanzati per due anni, dopodiché Valerio vivrà un’avventura fugace con Olga sino a quando questa lo lascerà per seguire la madre a Milano. Nella figura di Giorgio si riscontrano le caratteristiche tipiche della persona saggia e matura che cercherà di condurre gli amici verso la presa di coscienza politica della propria situazione. È proprio lui a preoccuparsi seriamente nel momento in cui il giovane Gino, un ragazzo sfortunato in quanto veniva picchiato abitualmente dal padre che lo ripudiava come figlio, con l’illusione di migliorarsi e abbandonare la miseria del quartiere, si prostituisce ad un potente che gli dava soldi ed una effimera felicità. Giorgio cercava d’aiutare il ragazzo e provò una sensazione di delusione e rammarico quando quest’ultimo uccise l’amante in uno scatto d’ira dovuto ad un sempre più esigente bisogno di denaro. Giorgio sosteneva che tutte le vite del quartiere siano legate, e ciò che capitava ad uno sia inevitabilmente influenzato e provocato dal comportamento degli altri, in un cerchio incessante di relazioni e fedi reciproche. Nel caso di Gino queste ideologie non si concretizzarono poiché nessuno poté aiutarlo; finì in carcere ed in seguito a vari stenti e soprattutto digiuni, sotto inimmaginabili sofferenze, morì. Una lettera molto toccante e sincera esprime il rapporto che si era venuto ad instaurare tra Gino e Giorgio, riportata dal racconto di Valerio.
Tra gli amici del quartiere, c’è da ricordare ancora la vicenda di Carlo, molto violento nei confronti di Marisa arrivando al punto di minacciarla, ma successivamente capì di amarla veramente e così, non potendola più riconquistare, diventò volontario di guerra per causa della quale perse la vita.
Neanche l’abbattimento delle modeste abitazioni per mano dei fascisti potrà indebolire questi profondissimi legami che erano venuti ad instaurarsi tra i ragazzi del quartiere, ormai cresciuti e provati, già, da esperienze dure e, in certi sensi, traumatiche che però li fece maturare. Proprio per questo Marisa, alla fine del romanzo, sostiene che Valerio ha trovato diverso il quartiere. Ma la gente si trovava ancora lì. Si era “ammassata nelle case rimaste in piedi come se si fosse voluta barricare”. Quei pochi che erano andati ad abitare alla periferia, dove trovarono l’aria aperta ed il sole, nel quartiere, li considerano quasi dei disertori. E in questo passo Valerio, il narratore, le risponde: “Infatti, anche l’aria e il sole sono cose da conquistare dietro le barricate”.
Copio e incollo la trama da Wikipedia... E' molto dettagliata, chi non volesse troppe anticipazioni la salti ;-)
Ambientato negli anni intorno al 1930, il romanzo narra delle peripezie amorose di un gruppo di ragazzi appartenenti ad un quartiere popolare di Firenze e più precisamente quello di Santa Croce, colti nel passaggio dall'adolescenza alla prima giovinezza: in pratica si coglie lo sviluppo della loro educazione sentimentale e la formazione di una coscienza politica.
Il romanzo è sostenuto da un intreccio continuo di vicende personali ed affettive nelle quali si muovono i vari personaggi, senza che qualcuno emerga o si riconosca particolarmente, neppure nella figura di Valerio, la voce narrante che si identifica con l’autore. Per cui, all'inizio dell’opera, ci viene immediatamente focalizzata questa sensazione dalla frase “Eravamo creature comuni. Ci bastava un gesto per sollevarci collera o amore”.
In pratica è il quartiere di Santa Croce, che fa da sfondo, quasi da protagonista viene presentato con una vivacità di luci e di colori nell'alternarsi delle stagioni, ma anche con toni scuri nella descrizione degli interni delle modeste abitazioni. Questo è il mondo isolato dal resto ma unito con la sua gente che vive l’oppressione sociale tra quotidiane difficoltà materiali, ricca però d’umanità e sentimenti che formano una comunità solida e partecipe. Contemporaneamente Pratolini descrive, indirettamente, la dimensione politica di Firenze e soprattutto la tendenza del fascismo a demolire i quartieri popolari per depennare alla radice il rischio rivoluzionario.
Questi sentimenti rivoltosi si contrappongono a quelli tipicamente adolescenziali; le prime infatuazioni vissute sulla pelle di Valerio che, dopo un primo interessamento per Luciana che finirà sposa ad Arrigo, si accorge di provare qualcosa in più per Marisa. I due rimasero fidanzati per due anni, dopodiché Valerio vivrà un’avventura fugace con Olga sino a quando questa lo lascerà per seguire la madre a Milano. Nella figura di Giorgio si riscontrano le caratteristiche tipiche della persona saggia e matura che cercherà di condurre gli amici verso la presa di coscienza politica della propria situazione. È proprio lui a preoccuparsi seriamente nel momento in cui il giovane Gino, un ragazzo sfortunato in quanto veniva picchiato abitualmente dal padre che lo ripudiava come figlio, con l’illusione di migliorarsi e abbandonare la miseria del quartiere, si prostituisce ad un potente che gli dava soldi ed una effimera felicità. Giorgio cercava d’aiutare il ragazzo e provò una sensazione di delusione e rammarico quando quest’ultimo uccise l’amante in uno scatto d’ira dovuto ad un sempre più esigente bisogno di denaro. Giorgio sosteneva che tutte le vite del quartiere siano legate, e ciò che capitava ad uno sia inevitabilmente influenzato e provocato dal comportamento degli altri, in un cerchio incessante di relazioni e fedi reciproche. Nel caso di Gino queste ideologie non si concretizzarono poiché nessuno poté aiutarlo; finì in carcere ed in seguito a vari stenti e soprattutto digiuni, sotto inimmaginabili sofferenze, morì. Una lettera molto toccante e sincera esprime il rapporto che si era venuto ad instaurare tra Gino e Giorgio, riportata dal racconto di Valerio.
Tra gli amici del quartiere, c’è da ricordare ancora la vicenda di Carlo, molto violento nei confronti di Marisa arrivando al punto di minacciarla, ma successivamente capì di amarla veramente e così, non potendola più riconquistare, diventò volontario di guerra per causa della quale perse la vita.
Neanche l’abbattimento delle modeste abitazioni per mano dei fascisti potrà indebolire questi profondissimi legami che erano venuti ad instaurarsi tra i ragazzi del quartiere, ormai cresciuti e provati, già, da esperienze dure e, in certi sensi, traumatiche che però li fece maturare. Proprio per questo Marisa, alla fine del romanzo, sostiene che Valerio ha trovato diverso il quartiere. Ma la gente si trovava ancora lì. Si era “ammassata nelle case rimaste in piedi come se si fosse voluta barricare”. Quei pochi che erano andati ad abitare alla periferia, dove trovarono l’aria aperta ed il sole, nel quartiere, li considerano quasi dei disertori. E in questo passo Valerio, il narratore, le risponde: “Infatti, anche l’aria e il sole sono cose da conquistare dietro le barricate”.
Ultima modifica: