Solženicyn, Aleksandr - Una giornata di Ivan Denisovič

pigreco

Mathematician Member
Lessi questo libro durante il liceo, quando la professoressa mi chiese di fare un parallelo con "Se questo è un uomo" di primo Levi. Nella narrazione di Solzenicyn c'è tutto l'orrore dei campi di concentramento comunnisti nella Russia staliniana, la fame, l'umiliazione, il dolore e il freddo che entra anche nelle ossa del lettore. Ricordo che rispetto a Levi mi sembrò un racconto molto più asciutto, senza divagazioni intellettuali o riflessioni profonde, solo un arido resoconto della vita all'interno del gulag. E credo che rendere fredda anche la narrazione fosse una scelta pensata dell'autore. Anche solo per il valore storico, un libro che non si può non leggere.

Da Wikipedia:
Le pagine di Ivan Denisovič presentano una umanità costretta a vivere in condizioni subumane, in balia di un potere cieco ed assurdo. Per certi versi riecheggia la prosa di Primo Levi, particolarmente nella descrizione della quotidianità all'interno di un lager.
Oltre gli orrori fisici ampiamente prevedibili (freddo, fame, sfinimento, disumanità dei carcerieri) grava sul protagonista la pesante coartazione psicologica e relazionale che un sistema come quello di un campo di concentramento induce, nella ricerca dell'annullamento dell'individuo fino a farlo diventare cosa.

Nei campi e nelle prigioni Ivan Denisovič si era disabituato a pensare a che cosa avrebbe fatto fra un giorno o fra un anno e come avrebbe mantenuto la famiglia. Per lui pensavano i capi.

Nel campo la squadra è fatta in modo che il capo non abbia bisogno di aizzare i detenuti, ma siano i detenuti ad aizzarsi l'un l'altro. La scelta può essere solo fra un supplemento di rancio per tutti o - ugualmente - la morte per tutti.
 
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Spilla

Well-known member
Me lo ricordo anche io come un libro molto bello, che rileggerei. Belle le pagine in cui due squadre di operai fanno a gara per terminare prima la loro parte di lavoro. Perché la dignità dell'uomo si esprime anche là dove è negata.
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Romanzo breve, dal ritmo serrato, come sono serati e implacabili gli orari delle squadre
di lavoro dei deportati. Scriveva Primo Levi :
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane


Questa è la stessa sorte dei condannati al gulag, però in alcuni protagonisti della storia,
sembra prevalere la voglia di lottare, uno spirito temprato dalle avversità che spinge ad andare avanti.
Belle pagine, libro da consigliare.
 

fernycip

New member
Pur essendo una cronaca asciutta di una giornata di lager, il libro rende chiare le agghiaccianti (in tutti i sensi, visto il clima rigidissimo del campo di prigionia) condizioni di vita dei detenuti nei gulag stalinisti.
Solo chi sapeva adattarsi con intelligenza e furbizia poteva sperare di sopravvivere a quell'inferno, che rappresenta sicuramente una delle pagine più nere dell'umanità.
Secondo me un difetto del libro è che, a tratti, è noioso, soprattutto quando si sofferma minuziosamente sui lavori eseguiti dai detenuti.
 

magialibri

New member
Un libro bellissimo e che io ricordo con affetto in quanto è stato il primo libro che ho comprato e che ho letto.
E' successo tanti anni fa, forse risale a 40 anni fa. Ora ho 59 anni e ricordo ancora quella mattina quando mio padre mi regalò 500 lire e io corsi
al'edicolante vicino casa mia dove comprai questo libro dal nome un pò strano, pagandolo 350 lire.
Ricordo ancora adesso che lo rilessi più volte in quanto mi commuoveva ogni volta.
Da allora la mia libreria è arrivata a contenere circa 850 libri ma UNA GIORNATA DI IVAN DENISSOVIC sta lì ancora con tuttii suoi ricordi.

lettore enzo
 

bouvard

Well-known member
Fin dalle prime pagine di “Una giornata di Ivan Denisovic” si percepisce che non si sta leggendo una storia romanzata, ma una pagina di vita vissuta. Solzenicyn infatti l’esperienza dei campi staliniani di lavoro forzato purtroppo l’ha vissuta direttamente sulla sua pelle. La giornata di Ivan Denisovic è quindi una delle tante giornate di Aleksandr Solzenicyn. Ma a far accapponare la pelle al lettore è la consapevolezza che le persone condannate ai lavori forzati in condizioni climatiche disumane non erano efferati assassini o gente macchiata di crimini atroci. No, i tanti “Ivan Denisovic” del libro – come quelli della realtà - erano persone condannate per crimini politici, perché si opponevano al governo di Stalin, o perché durante la Seconda Guerra Mondiale avevano disertato consapevoli che la Russia non era preparata per una simile guerra. A volte addirittura non c’era neppure stata l’intenzione di disertare, semplicemente nella neve ci si era trovati abbandonati, isolati dagli altri.
Temevo che questo libro fosse pesante, noioso ed invece - gradevolissima sorpresa - è un libro scorrevolissimo, dallo stile asciutto, diretto che tiene incollati alle sue pagine. Come dice il titolo racconta una giornata del prigioniero Sc 854 Ivan Denisovic Suchov dalle 5 del mattino quando – come tutte le mattine tranne alcune domeniche – viene buttato giù dal suo pagliericcio fino alle dieci di sera quando finalmente su quel pagliericcio riesce a tornarci per il meritato riposo. In mezzo c’è condensata tutta la vita del campo, con i suoi inconvenienti (fame e freddo in primis), con le mille astuzie imparate in tanti anni per riuscire a sopravvivere, con i soliti “furbi”, con le prevaricazioni, ma anche l’intelligenza di alcuni di darsi una mano perché solo in questo modo si ha una possibilità di venirne fuori. Colpisce molto l’atteggiamento di Denisovic, non è rassegnazione, quanto necessità di esser preparati a tutto, anche al fatto che quando arriva il giorno della liberazione quella liberazione possa non esserci, perché si è trovato qualche cavillo, pretesto per prolungare la detenzione. Allora è meglio non farsi illusioni, e cercare in ogni giornata che si vive un motivo per essere felici di quella giornata senza pensare al domani.
Consigliato.

“…Era trascorsa una giornata non offuscata da nulla, una giornata quasi felice.
La pena affibbiatagli, dal principio sino alla fine, contava tremilaseicentocinquantatré giornate come quella. Per via degli anni bisestili si allungava di tre giorni ancora…
 
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Gigi85

New member
Salve a tutti, è il mio primo messaggio. Per quanto riguarda il libro in questione: letto due volte, la prima, non si sa perché, non mi ha preso affatto, poi - sempre con la traduzione di Rapetti - mi ha "preso" in pieno. Come già detto, lo stile asciutto rappresenta il punto forte di questo racconto lungo, anche se per quanto riguarda Solzenicyn resto sempre legato ad Arcipelago Gulag (capolavoro assoluto).
 

Grantenca

Well-known member
Questo libro è molto bello, sono perfettamente d'accordo. Credo però che il capolavoro di questo autore sia "Divisione cancro" conosciuto anche come "padiglione cancro" o reparto C.
 

isola74

Lonely member
Questo racconto lungo è una vera e propria "fotografia" di una giornata tipo in un un campo di concentramento comunista. Con una prosa asciutta, quasi sterile, Solzenicyn ci porta in un mondo dove all'uomo è tolto tutto, eppure ci dimostra come sia vero che fino a quando viviamo c'è tutto.
Alla fine, dopo aver letto di soprusi, fame, freddo, lavori forzati, leggere che Era trascorsa una giornata non offuscata da nulla, una giornata quasi felice ti mette quasi i brividi.
 
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