Quanto si perde leggendo libri tradotti?

pigreco

Mathematician Member
Ciao amici,

non sono riuscito a trovare un post che trattasse la'rgomento. Se qualcuno lo trova spostate pure questa discussione lì dentro.

Mi chiedo spesso quanto si perda leggendo i romanzi non nella loro lingua originale. Io capisco e mi esprimo decentemente in inglese e francese, ma le mie conoscenze non sono così approfondite da permettermi di leggere e godermi un libro in queste due lingue. Passo più tempo a cercare termini sul dizionario che altro, e allora non diventa più un piacere la lettura. Per non parlare delle opere dell'800, dove spesso vengono utilizzati termini arcaici che a volte nemmeno si trovano nel dizionario.

Certo è che quando leggiamo i classici italiani percepiamo subito se lo stile di un autore ci piace o meno, se la sua prosa è di un certo tipo, se i termini che usa sono ricercati etc.

Credo che quando invece ci imbattiamo in uno straniero tradotto siamo un po' in balia del traduttore. é comunque un filtro tra il testo originale e noi lettori, e molto spesso i grandi classici tradotti da persone diverse cambiano molto, non a caso di molti libri si legge spesso "mi raccomando, compra l'edizione Tal dei Tali che quell'altra è tradotta da schifo...".

Che ne pensate? Alla fine della lettura di un testo straniero cosa ci resta? Solo la trama? Oppure nonostante il tramite della traduzione si riesce comunque a percepire a pieno lo stile di un autore?
 

Dallolio

New member
Hai toccato un tasto dolente e centrale. Se assegniamo allo stile dell'autore la stessa significanza per la comprensione del romanzo che assegniamo al contenuto, logico sarebbe dire che a chi non conosce bene una seconda lingua dovrebbe essere precluso qualunque romanzo non italiano. Tuttavia se così fossimo costretti a fare, non saremmo mai veri lettori ma lettori provinciali, che si privano dei capolavori dell'arte. Ad esempio, se io dico che la traduzione altera i contenuti ed è necessario di consegnenza conoscere la lingua del testo a cui faccio riferimento, la maggioranza di noi dovrebbe rinunciare a capolavori dello spirito come Puskin o Kierkegaard.
Sono tanti infatti che hanno una buona infarcitura di lingue straniere ma pochissimi, come giustamente dici tu, sono in grado di leggere un romanzo, comprendendolo nella sua essenza.
La soluzione è quindi a mio avviso è "fidarsi" del traduttore, che sarà certamente costretto a seguire la propria interpretazione del testo stesso (come non pensare ad Artaud che traduce Lewis?) ma che è l'unico modo per fruire romanzi di diversa nazionalità e di tempi diversi. Ridurci alle sole opere italiane sarebbe un approccio parziale e culturalmente povero...
 

pigreco

Mathematician Member
Hai toccato un tasto dolente e centrale. Se assegniamo allo stile dell'autore la stessa significanza per la comprensione del romanzo che assegniamo al contenuto, logico sarebbe dire che a chi non conosce bene una seconda lingua dovrebbe essere precluso qualunque romanzo non italiano. Tuttavia se così fossimo costretti a fare, non saremmo mai veri lettori ma lettori provinciali, che si privano dei capolavori dell'arte. Ad esempio, se io dico che la traduzione altera i contenuti ed è necessario di consegnenza conoscere la lingua del testo a cui faccio riferimento, la maggioranza di noi dovrebbe rinunciare a capolavori dello spirito come Puskin o Kierkegaard.
Sono tanti infatti che hanno una buona infarcitura di lingue straniere ma pochissimi, come giustamente dici tu, sono in grado di leggere un romanzo, comprendendolo nella sua essenza.
La soluzione è quindi a mio avviso è "fidarsi" del traduttore, che sarà certamente costretto a seguire la propria interpretazione del testo stesso (come non pensare ad Artaud che traduce Lewis?) ma che è l'unico modo per fruire romanzi di diversa nazionalità e di tempi diversi. Ridurci alle sole opere italiane sarebbe un approccio parziale e culturalmente povero...

Certo, sono perfettamente d'accordo... Non a caso io mi chiedo quanto perdo di un'opera straniera, non mi sognerei mai di limitarmi a leggere solo romanzi italiani. Proprio adesso sto leggendo per il GdL estivo Dostoevskij, e mi domando quanto lo potrei apprezzare di più conoscendo il russo (in modo tale da godermi la lettura originale, chiaramente). Mi sento abbastanza tranquillo per quanto concerne i romanzi scritti in lingue neo latine... Credo che si possa tradurre dallo spagnolo, dal portoghese e dal francese rimanendo abbastanza fedeli al testo, vuoi per la somiglianza di molti termini vuoi per la costruzione della frase più vicina alla nostra.

Resto molto più dubbioso sui romanzi anglofoni, tedeschi o comunque delle lingue anglo sassoni in genere. Per non parlare del russo o di lingue ancor più lontane e difficili.

E' chiaro, bisogna fidarsi di chi traduce, però quando ci penso mi dispiace molto. Ho comunque l'impressione di non poter cogliere a pieno le sottigliezze letterarie e lo stile di un autore.
 

nici

New member
A pensarci mi viene in mente come deve essere la Divina Commedia tradotta in altre lingue...
Lí sí che ci vuole un traduttore con le cosiddette!
 

ila78

Well-known member
Il lavoro del traduttore è spesso "bistrattato" ve lo dico da traduttrice (io mi limito a manuali tecnici e piccole guide, non mi sono mai lanciata nell'editoria vera e propria) se fa un buon lavoro viene in genere dimenticato perchè chi legge in italiano in romanzo ben tradotto tende a dimenticare che c'è dietro un traduttore.
Il mestiere del traduttore non è solo far passare il concetto ma anche la sensazione che l'autore ha voluto dare e la sensibilità di un lettore inglese, ad esempio, è diversa da quella di un lettore in italiano. Quindi non è per niente facile e, inevitabilemente, qualcos a"si perde" con la traduzione, ciò non toglie che anch'io penso che ci si debba fidare della traduzione,altrimenti, come qualcuno ha già detto ci perderemmo molte opere importanti.
Io ho letto un paio di Harry Potter in inglese (e poi in italiano) e il traduttore (o traduttrice non ricordo) è bravissima/o...
Idem per Stephen King che ha sempre lo stesso traduttore con cui evidentemente si capiscono
 

Mary70

New member
Se penso alla traduzione di Harry Potter (non è un capolavoro classico, ma a me piace e parlando di traduzioni...:wink:) ORRORE!!!!!!:OO
 

ulysse

New member
Ciao amici,

non sono riuscito a trovare un post che trattasse la'rgomento. Se qualcuno lo trova spostate pure questa discussione lì dentro.

Mi chiedo spesso quanto si perda leggendo i romanzi non nella loro lingua originale. Io capisco e mi esprimo decentemente in inglese e francese, ma le mie conoscenze non sono così approfondite da permettermi di leggere e godermi un libro in queste due lingue. Passo più tempo a cercare termini sul dizionario che altro, e allora non diventa più un piacere la lettura. Per non parlare delle opere dell'800, dove spesso vengono utilizzati termini arcaici che a volte nemmeno si trovano nel dizionario.

Certo è che quando leggiamo i classici italiani percepiamo subito se lo stile di un autore ci piace o meno, se la sua prosa è di un certo tipo, se i termini che usa sono ricercati etc.

Credo che quando invece ci imbattiamo in uno straniero tradotto siamo un po' in balia del traduttore. é comunque un filtro tra il testo originale e noi lettori, e molto spesso i grandi classici tradotti da persone diverse cambiano molto, non a caso di molti libri si legge spesso "mi raccomando, compra l'edizione Tal dei Tali che quell'altra è tradotta da schifo...".

Che ne pensate? Alla fine della lettura di un testo straniero cosa ci resta? Solo la trama? Oppure nonostante il tramite della traduzione si riesce comunque a percepire a pieno lo stile di un autore?

Io posso rispondermi per la mia esperienza su traduzioni tecniche. Mi spiego meglio.
Per lavoro devo anche consultare testi stranieri, anche in lingue poco conosciute - il Farsi per farti un esempio - e quindi l'unica alternativa che posso avere è il nome del traduttore. Fidarmi di chi ha tradotto è fondamentale, perché è chiaro che il suo pensiero nella traduzione è importante. Ma ti ripeto sono testi tecnici e quindi più "delicati" nella traduzione, dove anche una minima differenza come potrebbe essere la parola "da quel punto", piuttosto che "in quel punto" può determinare un cambio di interpretazione del testo e relative conseguenze.
Ti suggerisco quindi di andare oltre la traduzione passo passo. Primo perché a volte magari, conoscendo altri termini ti viene in mente subito cosa significa quel termine, anche senza dizionario. E poi ogni tanto ascoltare - se ne hai possibilità - programmi in lingua straniera. A volte quello che noi erroneamente chiamiamo "slang" è il loro modo di dire, ormai usato comunemente.
Aggiungo poi che solo l'Italiano ha una complessità terminologica così ampia, le altre lingue non hanno tutti queste varianti, quindi a volte la traduzione più "semplice" è quasi sempre quella più efficace e diretta.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Essendo un'appassionata di letteratura inglese ho deciso di mettermi a studiare di nuovo inglese (che ho abbandonato dai tempi della scuola).
Vorrei riuscire a leggere i classici in lingua originale.
 

carlomassares

New member
Nota dolente in certi casi... ho ancora delle versioni economiche di alcuni classici di Lovecraft semplicemente illeggibili, ti passa la voglia. Lì è difficile perchè c'era pure molta invenzione linguistica e di ambientazione di mezzo, ma una buona traduzione dovrebbe sopperire penso... di contro c'è una traduzione di 22/11/'63 di S. King di Wu Ming 1 che trovo straordinaria.
 
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