Petta, Adriano; Colavito, Antonino - Ipazia

Il libro è la storia romanzata di Ipazia d'Alessandria, filosofa, scienziata, studiosa e maestra di Alessandria d'Egitto nei tempi dell'ascesa dell'impero romano e dell'avvento del cristianesimo. Ipazia, vero spirito libero, viene raccontata sempre dagli occhi di Shalim, uno studente innamorato di lei; Ipazia cerca nella vita di diventare tutto quello che non sono le donne del suo tempo: libera e ricercatrice della verità. Non vuole una famiglia ma vuole studiare gli astri, non vuole rapporti come l'amore perchè deve studiare, cerca la verità nello studio delle scienze e non nella fede cattolica. Ipazia che viene messa a tacere accusata di ricercare potere e di andare contro la fede cattolica che sta andando insediandosi ad Alessandria. Libro interessante, molti sono gli aforismi del pensiero dello spirito libero e puro di Ipazia, all'inizio risulta statico nella descrizione delle persone e dei luoghi, ma le parti di narrazione degli eventi dopo le prime pagine risulta sublime se si prova ad immaginare i luoghi alle volte solari, alle volte cupi che circondano un personaggio lucido, razionale e che vive con passione ogni scoperta ed evento.
Bello e consigliato anche per chi avesse già visto il film da poco dato nelle sale.
 
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elena

aunt member
Ho letto questo romanzo in questi giorni e mi è piaciuto molto.
Nonostante non possa essere considerato un "capolavoro" in termini letterari, è molto avvincente e con una buona ricostruzione storica (anche se in ottica ben diversa da quella cui siamo abituati).
Ha il pregio di far conoscere un personaggio ingiustamente poco noto al grande pubblico (o per lo meno io ne avevo pochissime notizie), una scienziata che ha dedicato la vita alla conoscenza in generale e si è scontrata con una non voluta opposizione tra Ragione e Religione, aggravata dalla circostanza di essere "donna".
L'autore ( o meglio gli autori) ha saputo creare molto pathos soprattutto nel rappresentare la disperata volontà dei pochi seguaci della scuola alessandrina di salvare il salvabile dell'incredibile patrimonio della biblioteca di Alessandria (definita "figlia" in quanto nel romanzo si fa risalire la distruzione della biblioteca di Alessandria "madre" all'epoca di Giulio Cesare).
Un romanzo che da molti spunti per approfondimenti futuri, soprattutto nella seconda parte quella denominata "Sogni", dove si ricostruisce il pensiero (forse in modo un pò forzato e arricchito da conoscenze succesive) di questa interessante figura storica.
 
Ottimo Elena!! condivido in pieno, come nella prefazione dicono: Come sarebbe diverso il mondo oggi se non fossero stati messi a tacere spiriti liberi come Ipazia... Mai frase più giusta! Il sapere non conosce sesso, etnia o religione, il sapere è l'acutizzare dei sensi volto alla conoscenza infinita e Ipazia lo sapeva molto prima di altri che vennero dopo ma che hanno fatto comunque la stessa fine (Galileo o Bruno per citare i due casi famosi). Certo non è un opera letteraria sublime ma riportare alla mente o far conoscere certe figure e personalità che hanno costruito la storia e non sono mai state considerate e nominate lo trovo stimolante e giusto :)
 

jeanne

New member
Sono assolutamente d'accordo con voi due, condivido tutte le vostre parole. Ho chiamato il mio blog Ipazia http://www.forumlibri.com/forum/entry.php/216-divagando... per ricordare e onorare questa splendida figura insieme stupenda bellezza del corpo e dello spirito, purezza, onestà, volontà, mente unica e rara, che ho scoperto nel film "Agorà" e ... me ne sono innamorata! Leggere (e non è la prima volta!) tutto il male che la Chiesa cattolica ha fatto sul cammino dell'evoluzione dell'umanità è sconvolgente ... Avrà anche fatto del bene, ma questa frase scritta da Petta dà molto da pensare: "Su Ipazia e sull'intera comunità si abbatté la più grossa delle sventure: l'ascesa al potere della Chiesa cattolica e il patto di sangue stipulato con l'Impero romano agonizzante. Questo patto - oltre alla soppressione del paganesimo - prevedeva la cancellazione delle biblioteche, della scienza e degli scienziati, l'annullamento del libro pensiero, della ricerca scientifica (nei concili di Cartagine, infatti, fu proibito a tutti - vescovi compresi - di studiare Aristotele, Platone, Euclide, Tolomeo, Pitagora, etc.). Alla donna doveva essere impedito l'accesso alla religione, alla scuola, all'arte, alla scienza."
 
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