Pavese, Cesare - La luna e i falò

Dorylis

Fantastic Member
La luna e i falò è un romanzo di Cesare Pavese. E' da molti considerato un testo autobiografico dello scrittore piemontese ed è l'ultimo da lui pubblicato (1950).
La storia è narrata dal protagonista,soprannominato Anguilla (non si sa il vero nome) che, dopo aver avuto fortuna in italia (Genova) e dopo in America, decide di tornare nella sua terra d'origine ,anche se così non è, dato che era stato adottato. Qui si perde nei ricordi, spesso tristi,con continui flashback, che rivive con l'amico Nuto e capisce quanto sia importante per ognuno avere un paese, una famiglia, un punto di riferimento; questo Anguilla lo capisce quando, lontano dalla sua valle, viene richiamato alla sua patria da quel senso di appartenenza al suo paese che lui si porta dentro insieme a tanta nostalgia. La storia inizia quando Anguilla ritorna nel suo paese, alloggiando all'albergo dell'Angelo, e ripercorre la sua infanzia, dal momento in cui il Padrino e la Virgilia lo avevano trovato ai piedi del Duomo di Alba e lo avevano portato a casa loro, (probabilmente perchè per questa adozione l'ospedale di Alessandria dava loro la mesata). Quando Virgilia morì Padrino decise di trasferirsi con le sue figlie, Angiolina e Giulia, a Cossano, vendendo il casotto della Gaminella, mentre Anguilla andò a vivere come servitore alla fattoria della Mora, dove iniziò a lavorare per la prima volta. Più tardi nel racconto si scopre la fine della sua famiglia adottiva : entrambe le sorelle si sposarono, Angelina però morì di tumore alle costole e giulia folgorata da un fulmine, mentre Padrino morìmolti anni più tardi. Intanto Anguilla trascorreva spensierato i sui giorni:c'era benessere in quel casale insieme a sor Matteo e alle tre figlie: Irene, Silvia e Santa (la più bella), ai quali si affezionò, anche se, tornato dall'America, preferisce non rivedere quel luogo. Per prima cosa, invece, Anguilla va a vedere la casa del Padrino, rimasta uguale, tranne per un pino e per numerosi noccioli abbattuti , e conosce il nuovo proprietario, il Valino, e suo figlio, Cinto, un ragazzino con una malformazione alle gambe, la quale gli impedisce di muoversi agilmente. Quest'ultimo gli ricorda i tempi in cui era ragazzo, quando Nuto, più grande di lui, trattandolo sin da allora da amico, cercava di insegnargli tutto ciò che sapeva; Anguilla vuole fare lo stesso con cinto, ovvero essere una guida per il ragazzo. Trascorrono molto tempo insieme, nasce anche un'amicizia tra loro e Cinto sa di potersi fidare di Anguilla e proprio per questo quando il Valino uccide la nonna e la zia, dà fuoco alla casa e si suicida, il ragazzo va subito da Anguilla, che insieme a Nuto cerca di tranquillizzarlo. Il protagonista però non prende il posto del padre, quando il ragazzo rimane orfano, ma lo affida a Nuto sicuro che avrebbe aiutato il ragazzo a crescere come aveva fatto con lui e decidono che se il ragazzo avesse imparato qualche mestiere, anguilla lo avrebbe portato a Genova con lui. Intanto il narratore adopera un flashback e ricorda la vita nel casale di sor Matteo e, con lìaiuto di Nuto, scopre anche la fine di Irene, Silvia e Santa. La vita nel casale, come abbiamo detto, trascorreva normale, e le figlie del sor Matteo crescevano spensierate ,spinte dalla voglia di evadere dalla campagna, di essere accettate al di fuori della Mora. Mentre il giovane Anguilla le vede come esseri superiori, lìautore le dipinge in tutta la loro fragilità, nelle ambizioni e nelle speranze di giovani ragazze di campagna spezzate dalla vita e da un mondo che fuori della Mora non è così accomodante come poteva sembrare. Infatti Irene, la più grande e più timida, avrà un matrimonio infelice, si ammalerà di tifo e morirà qualche anno dopo, mentre Silvia, la più estroversa, avrà una serie di fidanzamenti burrascosi che la porteranno addiirittura a Genova. Alla fine morirà per un aborto segreto. Fin dall'inizio però , al protagonista rimane oscura la sorte di Santa, che Nuto gli rivela solo alla fine: una ragazza bella sin da quando era piccola, era diventata spia prima dei tedeschi e dopo dei partigiani; fu allora che venne giustiziata, ancora in tenera età. E' con la scoperta di questa triste vicenda che si conclude il romanzo, ma sicuramente non il viaggio di Anguilla, infatti decide di ripartire per Genova.

E' un libro molto bello e riflessivo. Consigliato! 8/10
 
Ultima modifica di un moderatore:

zaratia

Sideshow
l'ho letto... è un gran bel libro. denso di nostalgia! un capolavoro...
 

darseven

New member
LAVORARE STANCA

Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest'uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa.
Ci sono d'estate
pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
sotto il sole che sta per calare, e quest'uomo, che giunge
per un viale d'inutili piante, si ferma.
Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
Solamente girarle, le piazze e le strade
sono vuote. Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.
Altrimenti, uno parla da solo. E per questo che a volte
c'è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
e racconta i progetti di tutta la vita.
Non è certo attendendo nella piazza deserta
che s'incontra qualcuno, ma chi gira le strade
si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
anche andando per strada, la casa sarebbe
dove c'è quella donna e varrebbe la pena.
Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest'uomo, che passa non vede le case
tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
dalle mani indurite, come sono le sue.
Non è giusto restare sulla piazza deserta.
Ci sarà certamente quella donna per strada
che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.
 
Ultima modifica di un moderatore:

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Come tutti i libri di Pavese denso e pieno di significato, sicuramente autobiografico. Come dire bello di un testo così importante, solo da leggere.
 
Ultima modifica:
elisa ha scritto:
Come tutti i libri di Pavese denso e pieno di significato, sicuramente autobiografico. Come dire bello di un testo così importante, solo da leggere.

quoto elisa
 
Ultima modifica di un moderatore:
è stato l'autore che ho portato alla maturità...mi sono innamorata subito opo aver letto alcuni passaggi...e ho dciso che sarebbe stato lui il mio "accompagnatore" agli esami (l'unica in tutta la scuola...poverino! ^_^)...lo trovo bellissimo...e ogni volta che lo rileggi le parole assumono un significato diverso...è come se lo leggessi per la prima volta!
 
Ultima modifica di un moderatore:

Whatty

progressive member
Al ritorno dall'america Anguilla non trova quello che cercava, le persone che incontra sono tutte molto cambiate e molte di quelle che conosceva sono morte. In questo contesto egli ricorda i momenti passati in quei luoghi, le feste, il lavoro, le credenze sulla luna e sui falò... e poiché si era scordato di questa storia e ormai non riesce più a credere alle superstizioni popolari si rende conto che anche lui non è la stessa persona che è partita da genova.

Io lo trovo molto riflessivo, questo libro mi ha colpito davvero! Sicuramente uno dei romanzi più importanti del neorealismo.
 
Ho finito da poco questo libro. Molto bello, intenso e pregno di nostalgia. Ho letto poche pagine al giorno e mi sono lasciata contagiare dalla malinconia. L'ultima parte mi è piaciuta maggiormente. Consigliato.
 

Dory

Reef Member
Forse l'ho letto nel momento sbagliato, ma non mi ha colpito molto. Forse per i miei gusti ci sono troppe descrizioni del luogo in cui si svolge la storia. Pavese è sicuramente bravissimo nel tratteggiare i contorni del paesaggio come fosse un pittore, e proprio per questo, fin dalle prime pagine, si riesce a vedere il luogo in cui il protagonista è cresciuto, come in un film. Però poi le descrizioni troppo abbondanti mi appesantiscono il resto e non mi permettono di immergermi completamente nel suo stato d'animo. Naturalmente questo non è un difetto del romanzo, è una precisa scelta e cifra stilistica dell'autore e forse anche proprio dell'impronta neorealista, solo è una nota che non piace particolarmente a me, ripeto, per quello che sono i miei gusti personali.
Dò comunque a questo libro un 4/5 perché oggettivamente è un libro che vale sicuramente la pena di leggere.
 
A me è piaciuto molto questo libro.
Lo lessi durante i primi anni d'università. E mi rimase impressa questa frase:"Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

Bello immaginare che qualcuno ti aspetti al paese, in realtà poi non è così. Della tua partenza e soprattutto del tuo ritorno non è che importi molto a nessuno:). Forse solamente alle piante e alla terra, ma non te lo diranno mai.

Voto: 108/110.
 

pigreco

Mathematician Member
Libro bellissimo, anche se ho amato maggiormente La Casa in Collina (che non vedo in elenco, ma essendo nuovo non so inserire...). Come sempre la delicatezza di Pavese accarezza dolcemente il lettore durante lo scorrere piacevole delle pagine. Trovo esemplare anche il modo in cui Pavese nei suoi libri si limita a raccontare una storia e mai a dare giudizi di alcun genere. Decisamente consigliato. Voto 4/5
 

white89

InLove Member
Letto alcuni anni fa...mi è piaciuto molto, forse è la lettura di Pavese che più ho amato..
Ricordo che mi colpirono le descrizioni che Pavese fa della campagna..della terra...
Insomma sono legata a questo libro perchè profuma dei ricordi della mia infanzia trascorsa soprattutto in campagna dai nonni..
 

SALLY

New member
Finito ora di leggere,bello,una scrittura delicata e scorrevole,un viaggio a ritroso nel tempo per ritrovare le proprie radici,la propria essenza di uomo ora cresciuto.La campagna descritta in maniera veramente realistica,come in effetti è,semplice e solida,come la gente che la abita.Voto 5/5
 
Alto