Diritti, Giorgio - L'Uomo che verrà

danilo87

New member
"L'uomo che verrà" narra di una triste vicenda realmente accaduta nel 1944,alle porte di Bologna,nel paese di Marzabotto,o meglio,a Monte Sole,una piccola comunità sopra Marzabotto.
E' interamente parlato in dialetto bolognese e sottotitolato in italiano (tipo Gomorra),protagonista è una bambina di 8 anni sordomuta e la sua numerosa famiglia,povera,come la maggior parte dei contadini della zona,che cercano di sopravvivere alla minaccia della presenza nazista e di resistere,aiutando i partigiani come meglio possono.
Il film ha vinto numerosi premi:è stato presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2009, dove ha vinto il Marc'Aurelio d'Oro del pubblico al miglior film e il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio d'Argento. Ha ottenuto sedici candidature ai David di Donatello 2010, vincendo tre premi, fra cui quello per miglior film. Ha ottenuto sette candidature ai Nastri d'argento 2010, vincendo tre premi. (fonte Wikipedia)


Non so quanto questa vicenda sia trattate nelle scuole italiane,poichè io abito a meno di una decina di km da lì e quindi per elementari e medie non si parla d'altro e a Monte Sole ho passato e passo ancora oggi molto tempo,ma spero che la trama sia già nota ai più.

In queste zone era molto forte la presenza dei partigiani che,capitanati da un uomo chiamato "Lupo",riuscivano a causare non pochi problemi ai tedeschi,nascondendosi nei boschi e attaccando di sorpresa.
Posso sinceramente dirvi che da queste parti,più o meno tutti (stando ai racconti dei miei nonni) avevano a che fare coi partigiani o avevano in casa un membro.
Il rischio era,come intuibile,elevato. Bastava il sospetto. E non ci si poteva certo fidare di tutti. Ma da una parte bisognava pur stare (quest'atmosfera è ben ricreata nel film).
Gli attacchi dei tedeschi per cercare di sopprimere il movimento partigiano vanno spesso male e più di una volta i nazisti sono costretti a battere in ritirata,portandosi dietro morti e feriti.
Poi,la "pazienza" finisce e si passa al terrorismo.
Prima il metodo "per ogni tedesco ucciso,7 civili saranno fucilati" (questo nel film non è raccontato),poi il tragico giorno,un gesto per scoraggiare definitivamente ogni tentazione di resistere.
Morirono 1800 persone,per lo più donne e bambini.

Il film ricrea molto bene,secondo la mia opinione e secondo le storie che ho sentito da bambino,ma che vivono ancora oggi e si possono sentire da chi allora era piccolo,il clima di quel tempo e mi è piaciuta molto l'immagine dei partigiani,che spesso non erano persone politicamente attive come sento dire molte volte,ma semplici contadini che imbracciavano il fucile e si nascondevano nei boschi cercando di non morire per combattere un nemico grandissimo,ma che era invasore e andava combattuto.

Ho cercato di rimanere il più distante possibile dalle emozioni che la visione di questo film ha suscitato in me,per ovvi motivi,ma posso assicurarvi che ancora oggi,dopo 66 anni,il paese è chiuso sotto una cupola di odio.
Dopo colpi così forti,evidentemente,anche la crescita di un paese si può bloccare e avanzare a rilento.
Qui non rimane che la consapevolezza di aver subito una ferita mortale che mai si rimarginerà e che continuerà a sputare sangue e odio,finchè sangue e odio ci sarà,per quegli uomini che sono stati capaci di tanto e che,sicuramente,non avranno mai il giusto tornaconto.
Rimane solo questo,e un'ottimistica speranza che l'uomo che verrà sia migliore di questo.

Spero di avervi invogliato a vedere questo splendido film e di non avervi annoiato con 'sto papiro. :)


Piccole curiosità utili. (fonte Wikipedia).
Nei titoli di coda si dichiara che i personaggi e le vicende del film sono frutto di finzione, mentre lo sfondo storico (la strage di Marzabotto) è reale. Tuttavia alcuni personaggi del film sono realmente esistiti:

don Giovanni Fornasini, giovane parroco antifascista
don Ubaldo Marchioni, che fu ucciso davanti all'altare della chiesa di Casaglia: la pisside che teneva in mano al momento dell'uccisione si conserva ancora, con una pallottola incastrata sul fianco
la donna storpia uccisa in chiesa, perché non aveva potuto ubbidire ai soldati tedeschi che le avevano ordinato di uscire subito
il gruppo di ottantaquattro persone che fu realmente ucciso con le mitragliatrici nel cimitero di Casaglia
il gruppo di una settantina di persone che fu realmente ucciso all'interno di una chiesa con il lancio di bombe a mano
Anche la vita contadina di quegli anni è ripresa con realismo e ricchezza di dettagli.
 

El_tipo

Surrealistic member
beh, questo è un film che andrebbe visto. Purtroppo me lo sono perso al cinema, ci inventeremo qualcosa
 

Apart

New member
Film stupendo, mi ha lasciato senza parole.

Già Il vento fa il suo giro mi era piaciuto molto, ma qui Diritti è stato eccezionale, ha dato il meglio di sè dimostrando la forza e la grandezza del cinema italiano.

E' la guerra vista da un punto di vista molto particolare: quello di una bambina di Monte Sole (vicino Marzabotto) che ha smesso di parlare dopo aver assistito alla morte del suo fratellino. Questo punto di vista che può apparire ingenuo per la scelta di una bambina è invece il suo punto di forza: sembra ergersi sopra tutti, sopra quel mondo degli adulti, come un punto di vista superiore, l'unico capace di farci comprendere realmente cosa sia la guerra.

E' un film bellissimo, mai superficiale, capace di regalare grandi emozioni, di scavare nel profondo dell'animo, di ricordarci la brutalità e l'assurdità della guerra ma anche la forza della vita. E non mi sembra di esagerare quando scrivo che alla fine di questo film senti in qualche modo di aver avuto il privilegio di prender parte al mistero dell'esistenza umana in maniera del tutto nuova, unica, eccezionale, perchè avvenuta da un punto di vista d'elezione.

Bellissima la ricostruzione del paesaggio contadino emiliano.
 
Ultima modifica:

Apart

New member
Mi viene da fare un paragone con il film La vità è bella, di Roberto Benigni. Abbiamo due modi completamente differenti di raccontare la guerra attraverso il bambino.

In quello di Benigni la guerra per il bambino è filtrata dal padre. Quest'ultimo lo inganna a fin di bene per non fargli vivere gli orrori della guerra, rendendolo partecipe di una sorta di storia comica e giocosa.
In L'uomo che verrà la bambina non ha filtri che gli permettono di stare lontano dalla guerra, o anche solo di interpretarla in un modo diverso. Qui i genitori, i parenti, non le raccontano nulla. E non raccontare significa anche non filtrare, non nascondere nulla, lasciando campo libero alla propria interpretazione. Lei vede tutto e sente tutto addosso alla sua pelle, così com'è.
Io ho preferito di gran lunga il film di Diritti, non tanto per la scelta (belle entrambe le idee) quanto per i modi in cui è stata raccontata.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
E' un film dolente perché racconta una storia vera del nosro recente passato dove la sporca guerra può cancellare in un attimo e in modo assurdo la vita di 700 persone, vecchi, donne, bambini, per una logica assurda che rende insensibili e razionali chi compie simili atrocità. Il film racconta atraverso gli occhi muti di una bambina e lo sguardo attonito di un vecchio su un albero quello che sta succedendo in questo angolo di terra, ed è proprio questo sguardo silenzioso a rendere tutto ancor più doloroso. Film assolutamente da vedere.
 

Grantenca

Well-known member
E' un film dolente perché racconta una storia vera del nosro recente passato dove la sporca guerra può cancellare in un attimo e in modo assurdo la vita di 700 persone, vecchi, donne, bambini, per una logica assurda che rende insensibili e razionali chi compie simili atrocità. Il film racconta atraverso gli occhi muti di una bambina e lo sguardo attonito di un vecchio su un albero quello che sta succedendo in questo angolo di terra, ed è proprio questo sguardo silenzioso a rendere tutto ancor più doloroso. Film assolutamente da vedere.

Si, l'ho visto al cinema quando, a suo tempo, è uscito. Ti ringrazio per avere segnalato questo capolavoro in rete che probabilmente porterà qualche persona in più a conoscere un'opera meravigliosa costruita in modo mirabile e che fa parte della nostra storia. Che mai deve essere dimenticata.
 

unkadunka

New member
Rivisto ieri sera questo bellissimo film che conferma la bravura di questo regista italiano. Una tra le opere migliori sulla resistenza,con un saggio uso del dialetto nei dialoghi.
 
Alto