Montalban, Manuel Vazquez - Il pianista

Lollina

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I lettori di Montalban e i fans di Pepe Carvalho troveranno, ad una prima lettura, anomalo e un pò straniante questo romanzo pubblicato in Spagna nel 1985, quando la saga del celebre investigatore-gourmet aveva già raggiunto il successo internazionale. Ma solo ad una prima lettura: lo scenario è quello consueto (la prospettiva delle ramblas, il triangolo tra via Botello e Piazza del Padrò, in cui lo stesso autore ha vissuto durante l’infanzia), come consueto è il senso di partecipazione emotiva per un’umanità sconfitta, abituata a veder svanire le proprie speranze, anche quelle confinate nell’orizzonte raccolto del giorno in corso e dello stomaco da riempire.
E’ un romanzo di vinti: vinto è il protagonista, Albert Rossel, musicista e idealista, militante antifranchista tradito dalla storia e da un malricambiato senso di lealtà verso un’idea e verso la musica. Vinta è Teresa, una donna che altri hanno voluto libera, animo fragile in un corpo “cubista”, che neanche un amore tardivo – o riscoperto troppo tardi, sembra di capire – potrà riscattare da un presente meschino. Vinto è Ventura, l’ultimo pubblico del pianista, a sua volta al capolinea della propria vita: anche lui tradito, nel corpo e nelle speranze di ex-giovane rivoluzionario.
Il romanzo ha una struttura in tre atti, che si succedono con un percorso a ritroso nel tempo e con una serie di scarti spaziali: dalle ramblas della Barcellona post-franchista, ai terrazzi della miseria negli anni della dittatura, agli ultimi fuochi, nella Parigi del 1934, di una generazione che crede nella possibilità di cambiare il mondo.
Lettura densa, che richiede pazienza, soprattutto nelle conversazioni sugli autori e sulle correnti musicali in voga tra le due guerre, non agevolissime per i non addetti ai lavori.
 
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