Reitz, Edgar - Heimat

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E' un'opera colossale, un vero progetto filmico della durata totale di 15 h 40 m, andato in onda nella tv tedesca nel 1984 sotto forma di sceneggiato. Un vero capolavoro dove viene raccontata la saga di alcune famiglie nel villaggio immaginario di Schabbach.
Sono 11 episodi di cui io ho iniziato a vedere il primo, Nostalgia di terre lontane (1819 - 1928) dove si narra soprattutto le vicende di Paul, Eduard, Paulina e Maria, dal momento in cui Paul torna dalla guerra.
La regia di Reitz è perfetta ed il film risulta un capolavoro sia dal punto di vista delle immagini stupende e della fotografia che alterna bianco nero e colore senza un motivo apparente, sia per la sceneggiatura che la tecnica registica che permette di assistere alle vicende con partecipazione quotidiana, quasi vivessimo anche noi nel villaggio.
Nella storia poi delle famiglie coinvolte fa capolino la grande storia con le grandi vicende storiche della Germania come l'accordo di Versailles, l'avvento della radio e le prime avvisaglie del nazismo e dell'antisemitismo imperante, creando un intreccio coinvolgente ed approfondito che permette veramente di capire sia la personalità dei personaggi che il succedersi delle vicende storiche.
Un progetto "proustiano" di grande valore che consiglio e che continuerò a vedere nel tempo.
 
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visto il secondo episodio della saga Il centro del mondo (1929 - 1933).

Continua la storia della famiglia Simon sullo sfondo del tranquillo paese di Schabbach si succedono gli avvenimenti legati alla famiglia mentre a Berlino inizia l'ascesa di Hitler e del nazionalsocialismo. Se nel primo episodio assistevamo alla nascita della radio qui iniziano ad essere installati i pali telefonici e assistiamo ai cambiamenti attraverso i racconti dei protagonisti. Uno stupendo affresco storico sociale, un progetto ambizioso ma riuscitissimo e di grande pregio cinematografico.
 
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Terzo episodio degli 11 di Heimat, dal titolo Natale come mai fino allora (1935) che continua la storia della famiglia Simon e del paese simbolo della Germania rurale, Schabbach. Questa volta i riflettori sono puntati sul mite Edward e sull'ambiziosa moglie Lucie, che fa di tutto perchè il marito faccia carriera nelle file dei funzionari di partito. Edward però è un appassionato fotografo e non riesce a seguire le ambizioni della moglie. Bella come sempre l'incursione che ogni tanto il regista fa dal bianconero prevalente al colore, che rende vivida e spesso estranea l'immagine. Una serie di film che vanno a fondo in quello che è lo spirito tedesco nel corso degli anni e che veramente danno un'immagine del luogo natio del titolo.
 

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Oramai Heimat mi ha tirato dentro, difficile rinunciare perchè sono talmente belli, interessanti ed appassionanti che non vedi l'ora di vederli tutti.

Siamo al quarto film della serie Reichshohenstrasse-Via delle Alture del Reich (1938) e continua la storia della famiglia Simon e della "piccola patria" Schabbach. Anche qui si parla di nuove tecnologie, il cinematografo, e si mette il riflettore su Maria, la moglie di Paul Simon, figlio di Mathias, il fabbro del paese, e Catharina, donna saggia e senza peli sulla lingua, che un giorno è andato a bere una birra e non è più tornato a casa e sono passati dieci anni. Maria ha avuto due figli da Paul e adesso desidera pensare un po' a sè stessa e si innamora di Otto, un ingegnere venuto a dirigere i lavori per una nuova strada tra Coblenza e Treviri.

Anche questo episodio mantiene tutte le caratteristiche dei precedenti, riuscendo a svelare quello che era lo spirito e l'atmosfera di quegli anni con un'attenzione al particolare ma anche alle espressioni delle emozioni che fanno veramente anche di questo episodio un piccolo capolavoro. Alcuni momenti sono veramente poetici.
 

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quinto episodio di Heimat: Scappato via e ritornato (1938-1939) dove Paul che era scomparso senza dire niente dieci anni prima, lasciano la moglie e i due figli, scrive una lettera da Detroit dove ha fatto fortuna e vuole tornare in patria. Maria sceglie di interrompere la relazione con Otto. Intanto Hitler annuncia in radio l'inizio della guerra.

Reitz continua a farci entrare nella storia della Germania attraverso le vicende della famiglia Simon e gli altri abitanti di Schabbach. Lo fa in maniera magistrale, con una tecnica registica di altissimo livello, rara in questo genere di film, dove predomina spesso l'attenzione ai fatti e alla storia, qui invece siamo nel cinema vero e proprio e gran parte delle cose vengono suggerite e simboleggiate, coinvolgendo lo spettatore in modo globale, interessandolo quindi a tutti gli aspetti della storia come se la stessimo vivendo, bilanciando tutto in modo superbo.

Guardatelo questo Heimat, ne vale proprio la pena.
 

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Sesto episodio della saga dei Simon, Fronte interno (1943). Siamo in piena guerra e tutti gli uomini sono al fronte, anche i figli di Maria, Anton e Ernst. Anton sposa per procura Martha che aspetta un bambino e che Maria accoglierà in casa, c'è anche il figlio di quattro anni che lei ha avuto da Otto. Intanto gli avvenimenti avanzano e Wielfred, dirigente del partito e fratello di Maria parla già della soluzione finale.

Anche in questo episodio il rigore figurativo e l'essenzialità delle immagini riescono a ricreare un affresco comlesso con pennellate pulite e precise, bella la fotografia e momenti di poesia, come quando Ernst, sottoufficiale pilota, lancia un mazzo di garofani alla sposa per procura, riempiendo imrovvisamente lo schermo di macchie rosse sulla neve, visto che il film è in bianco nero con pennellate di colore qua e là.
 

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Settimo episodio dell'epopea di Schabbach, paese immaginario dell'Hunsruck, L'amore dei soldati (1944). Nell'episodio si vede una prima parte dove si parla del significato del riprendere la guerra e c'è una visione diversa tra chi vorrebbe sempre che venisse prima l'aspetto artistico e chi invece vuole documentare in modo reale e in prima linea quello che succcede. Torna Otto da Maria e conoscerà suo figlio ma poi andrà incontro ad un altro destino, nasce il bambino di Martha e Anton, proprio durante un bombardamento americano, gli stessi americani entrano nel paese e sequestrano la villa di Lucie e Eduard.

Questo episodio è più parlato dei precedenti, soprattutto nella prima parte e quindi più lento, ma mantiene sempre la grande accuratezza storica e registica e anche qui l'uso del colore crea delle pennellate che sottolineano alcuni momenti del film.
 

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Ottava puntata, L'americano (1945 - 1947) dove si narra dell'occupazione americana e quindi i nuovi rapporti che si instaurano tra la popolazione di Schabbach e i soldati americani. Muore all'inizio dell'episodio Mathias Simon, il capostipite della famiglia, mentre alla fine muore Katharina. La famiglia Simon aspetta il ritorno dei familiari al fronte e sapranno che Anton ed Ernst sono vivi ma la grande sorpresa è l'arrivo di Paul dopo 20 anni dall'America dove ha fatto fortuna ma le cose sono cambiate e lui non potrà più riprendere il posto che aveva lasciato.

Reitz si addentra sempre di più nei sentimenti delle persone delinenando caratteri e vissuti in modo molto efficace. Sempre di alto livello la fotografia e trovo molto azzeccato il riassunto che viene fatto dallo "scemo del villaggio" all'inizio di ogni puntata utilizzando le fotografie per raccontare gli avvenimenti.
 

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Il nono episodio, Il piccolo Hermann (1955 - 1956), è l'episodio che vede affermarsi i figli di Maria, Anton che apre una fabbrica di lenti per canocchiali, Ernst sposa la figlia di un ricco commerciante di legnami, Hermann studia al liceo e vuole diventare musicista. Ma il focus della puntata è focalizzato sull'amore proibito tra Hermann, che ha 17 anni, e Klara, che ne ha 28, una vecchia amica di Ernst dei tempi della borsa nera che la famiglia Simon ospita da 9 anni e che lavora come impiegata da Anton. L'amore clandestino porterà anche a una gravidanza, la famiglia Simon interviene per far finire la storia ed Hermann coltiva i semi della ribellione contro la famiglia e contro la società.

E' l'episodio più teso finora, quello che mette in discussione in maniera globale e fa rilevare le differenze generazionali. Reitz come sempre riesce a rappresentare lo spirito del periodo attraverso immagini, episodi, fatti, facendo scorrere le immagini che portano dal dopoguerra al boom economico alla contestazione. Bello come sempre.
 

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Vista la decima puntata di quella che a ragione può essere considerata una delle imprese cinematografiche più impnenti del cinema di tutti i tempi.
Gli anni ruggenti (1967 - 1969). I tre figli di Maria a loro modo si consolidano nella società. Anton con la sua fabbrica di articoli ottici inserita nel tessuto sociale di Schabbach riceve un'offerta di acquisto da una multinazionale che rifiuterà. Ernst che ristruttura vecchie case trasformando l'aspetto della zona cercando una modernizzazione esteriore ma sognando sempre di riprendere a volare. Hermann con l'aiuto di Paul, compone musica all'avanguardia apprezzata dai critici ma che al suo paese non viene capita, ad eccezione dello strambo Glasisch.

 

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Visto l'ultimo episodio della saga, l'undicesimo, di questa bellissima opera che cattura per la liricità, la bellezza delle immagini e la storia stessa che ha come sfondo la cittadina di Schabbach e la famiglia Simon con tutti i parenti.

Questo episodio final e ha come titolo La festa dei vivi e dei morti (1982) che inizia con la morte di Maria, collante di tutta la famiglia, che vede riuniti per il funerale i tre figli e il marito, e finosce con la morte di Glasich, il narratore di tutta la storia con una festa che vede sia i vivi che i morti presenti alla festa del paese ed un coro finale in onore della regione tedesca dove tradizione e modernità si fondono in un unico spirito impalpabile ma sempre presente.

Il progetto è grandioso e veramente si può definire un capolavoro, consigliato a tutti quelli che chiedono il meglio dalla cinematografia. Adesso mi aspetta il seguito in 13 puntate di Heimat 2. :)
 
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