Moravia, Alberto - Agostino

pigreco

Mathematician Member
Libro scritto nel 1941 ma che non fu pubblicato a causa del veto della censura fascista per l'argomento considerato troppo scabroso. Agostino narra l'iniziazione ai temi sessuali di un giovane ragazzo in vacanza al mare assieme alla madre vedova. Per la prima volta nella sua vita il protagonista si avvicina a tematiche di cui mai aveva sentito parlare e che lo sconvolgono nel suo intimo procurandogli grande sofferenza e un notevole scombussolamento interiore. Il ragazzo metterà in discussione i suoi sentimenti per la madre e dovrà trovare il modo di superare questa sua prima grande crisi adolescenziale.

Romanzo che ho letto in due giorni, molto delicato ma allo stesso tempo forte, trattando temi di cui all'epoca nemmeno si osava accennare. Alla fine mi ha lasciato un senso di incompiutezza, probabilmente voluto dall'autore. Non il più bel libro di Moravia che io abbia letto, però sicuramente un'opera per cui val la pena dedicare poche ore del proprio tempo.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Moravia è un buon autore, non certo sommo, ma di buona tempra. Come tutti gli scrittori, insieme ai libri validi, ha dovuto tuffarsi anche in sconcezze scrittorie quale l'Agostino è. E come non capirlo? Tutti, in quegli anni, erano alle prese con le nuove tendenze psicologistiche, Joyce fuori casa, poi Pirandello per certi versi, ma soprattutto Svevo e (meno conosciuto) Berto. Insomma, urgeva una trovata. Riabilitiamo il Complesso edipico alla Freud, e vediamo che succede. Il risultato è questo, un romanzo costruito su una teoria che pretende invano di spiegare la realtà. Perché i grandi romanzieri si sono sempre fronteggiati da due fronti: o ricerchiamo la verosimiglianza, oppure qualcosa che sia veramente arte. Restarsene a metà svilisce le opere, non ha la decenza per poter essere simile al vero, né la potenza e l'irruenza per potersi dire opera d'arte. Non è niente, a ben pensarci.
 

pigreco

Mathematician Member
Moravia è un buon autore, non certo sommo, ma di buona tempra. Come tutti gli scrittori, insieme ai libri validi, ha dovuto tuffarsi anche in sconcezze scrittorie quale l'Agostino è. E come non capirlo? Tutti, in quegli anni, erano alle prese con le nuove tendenze psicologistiche, Joyce fuori casa, poi Pirandello per certi versi, ma soprattutto Svevo e (meno conosciuto) Berto. Insomma, urgeva una trovata. Riabilitiamo il Complesso edipico alla Freud, e vediamo che succede. Il risultato è questo, un romanzo costruito su una teoria che pretende invano di spiegare la realtà. Perché i grandi romanzieri si sono sempre fronteggiati da due fronti: o ricerchiamo la verosimiglianza, oppure qualcosa che sia veramente arte. Restarsene a metà svilisce le opere, non ha la decenza per poter essere simile al vero, né la potenza e l'irruenza per potersi dire opera d'arte. Non è niente, a ben pensarci.


Non sono totalmente d'accordo con il tuo giudizio. In particolare quando parli di mancanza di decenza mi chiedo a cosa tu ti riferisca... Ogni riferimento sessuale è sempre molto velato, nel senso che se un bambino leggesse questo libro e non ne cogliesse la malizia non troverebbe una sola scena nella quale potrebbe capire qualcosa di osceno. A ben pensarci in tutto il libro non esiste una sola scena di sesso e anche i pensieri che Agostino fa a proposito di sua madre sono sempre confusi ma mai esplicitamente sconci, anche perchè Agostino a mio parere non è turbato perchè si sente attratto dalla figura materna, ma perchè vede che questa figura è anche altro oltre a quella vista finora.

Sono invece più d'accordo sul fatto che questa opera sia un po' una via di mezzo che non lascia molto al lettore, anche se per quanto mi riguarda è ancora troppo presto per dirlo... devono passare mesi e anni per poter affermare con sicurezza che un libro non ci lascia niente dentro.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
i pensieri che Agostino fa a proposito di sua madre sono sempre confusi ma mai esplicitamente sconci

Appunto. I bambini non conoscono moralità. Sebbene li si intenda sempre innocenti e casti, essi non sono passibili di questi giudizi: non appartengono ancora agli stretti confini delle etiche, il loro istinto non è corrotto o controllato. E velare questa semplice verità con il moralismo novecentesco è davvero indecente; lo è proprio scrivendo un romanzo che dovrebbe parlare di istinto sessuale, della libidine appena irrompente, in modo così morigerato e candido, attraverso periodi pacati ed incrollabile razionalità. V'è discrepanza, incongruenza.
 

pigreco

Mathematician Member
Appunto. I bambini non conoscono moralità. Sebbene li si intenda sempre innocenti e casti, essi non sono passibili di questi giudizi: non appartengono ancora agli stretti confini delle etiche, il loro istinto non è corrotto o controllato. E velare questa semplice verità con il moralismo novecentesco è davvero indecente; lo è proprio scrivendo un romanzo che dovrebbe parlare di istinto sessuale, della libidine appena irrompente, in modo così morigerato e candido, attraverso periodi pacati ed incrollabile razionalità. V'è discrepanza, incongruenza.

Sono d'accordo con te se si parlasse di un bambino di 7 anni... Qui parliamo di un ragazzo di 13 anni che probabilmente sa già che certe cose, pur non conoscendole ancora, non si devono nemmeno pensare secondo la moralità del tempo e non solo.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Sono d'accordo con te se si parlasse di un bambino di 7 anni... Qui parliamo di un ragazzo di 13 anni che probabilmente sa già che certe cose, pur non conoscendole ancora, non si devono nemmeno pensare secondo la moralità del tempo e non solo.

Eh, no. Non conoscendo ancora qualcosa, non puoi giudicarlo del bene o del male. Ma non è nemmeno questo il suo punto centrale. Inutile tirare fuori la psicanalisi nascente per giustificare un fenomeno naturale di crescita non anche poi concluso. La richiesta di Agostino di essere trattato da uomo è più infantile che altro. Non è sufficiente guardare alla madre con altro sguardo per dichiarare avvenuta una mutazione effettiva, ed ancora una volta, la piena sessuale ed oltre della pubertà non può manifestarsi che in righe frenetiche, assaltate dall'eruzione della vita or ora riscoperta e fluente. Il personaggio alla fine è identico al romanzo: non può collocarsi.
 

happytelefilm

New member
la peridta dell'innocenza si ha quando il bambino si rende conto che il proprio genitore non è solo madre/padre, ma un individuo che vuole giustamente ed egoisticamente vivere l'unica vita che la natura ha concesso. Da qui la disillusione, poi Agostino si sveglia e capisce che vuole anche lui viversela questa vita. Ma purtroppo per lui non è ancora tempo, sfortunatamente, pur avendo preso presto coscienza delle cose, non ha ancora i mezzi nè l'indipendenza, e dovrà soffrire ancora qualche anno fingendo di credere all'ipocrisia dei riti familiari socialmente imposti, passando per la classica crisi adolescenziale, lotta e rifiuto verso il genitore (che solitamente viene dagli adulti additata come squilibrio ormonale, ma che a vedersi ha più fondamento di quanto non sembri).
Se crescessimo i figli con più sincerità e coscienza, senza drogarli nel mondo fatato dell'infanzia, da cui poi uscire risulta doloroso, probabilmente ad Agostino non verrebbero i brufoli.
 

Bobbi

New member
L'ho letto più di dieci anni fa per un corso universitario di Italiano, e non lo ricordo benissimo. Ricordo tuttavia che fu l'unico romanzo di Moravia che mi piacque.
 

malafi

Well-known member
Un libro delicato nelle forme, ma abbastanza forte nei contenuti (se lo pensiamo scritto negli anni '40 ovviamente).
Letto oggi fa sorridere e forse fatichiamo a dare un giudizio sulla verosimiglianza dei profili psicologici e della vicenda.
Non un capolavoro e soprattutto un'incompiutezza finale che sarà ovviamente voluta, ma lascia un po' insoddisfatti.

3/5 perchè non si può dire sia un brutto libro
 
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