turismo con il cuore

Diana

New member
Turismo col cuore


Ogni giorno le domande che ci poniamo sono infinite. Le scelte da fare non sono mai facili e il tempo per poterle realizzare è sempre troppo breve.
La vita quotidiana è fatta di lavoro al 33% se non di più. Il nostro mestiere occupa mediamente un terzo delle nostre giornate: in estate quasi il doppio.
Durante la stagione estiva non c’è tempo per poter fermarsi a riflettere su ciò che sono le piccole e grandi sensazioni della vita. Quelle piccole e grandi cose del creato che rendono bella la nostra esistenza.

Chi di noi a luglio ha mai avuto tempo di farsi una passeggiata in centro storico alla sera, magari verso le nove quando tutti i turisti si riversano per le nostre graziose calli e per i nostri deliziosi campielli ad ammirare come nel nostro paese si svolge la serata? Oso di più, magari con un buon gelato da passeggio?
Chi di noi ad agosto si è preso non dico una mezza giornata ma anche solo un’ora per fare una passeggiata sul lungomare magari all’ora del tramonto quando il sole è lì all’orizzonte tra cielo e mare e tutto si colora di arancione?
Chi di noi i primi giorni di settembre ha mai fatto un giro in bicicletta per la nostra campagna quando l’uva matura è già stata raccolta e dai tralci si possono prendere i racimoli“rasciotti” grappoli di 2 o 3 acini lasciati durante la raccolta dell’uva perché troppo piccoli o immaturi ? O per la nostra laguna attraverso i percorsi ciclabili che conducono in ambienti faunistici ricchi di quel profumo di erba, di acqua salmastra, di canti di uccelli che ci riempie di gradevoli sensazioni naturali?
Magari tutte queste cose le abbiamo fatte in autunno o in inverno, qualche volta in primavera ma come le abbiamo fatte? Siamo stati attenti alla bellezza che ci circonda? Al mondo naturale e a quello costruito per mano dall’uomo? E ci siamo mai chiesti grazie a chi abbiamo queste cose?

Non voglio dire che dobbiamo trascurare il nostro lavoro stagionale per fare questo. Anche perché potrebbe sembrare improponibile visti i ritmi frenetici dell’estate.
Quello che voglio sottolineare è che dobbiamo inventarci un nuovo modo di fare turismo.
Noi per primi dobbiamo fare esperienza di queste emozioni, dobbiamo porci l’obiettivo di educare i nostri sensi al bello e al buono, per poi “rivendere” queste suggestioni come un valore aggiunto al turista che viene in vacanza da noi.
Non basta essere servizievoli e accondiscendenti per poi, una volta andato via il cliente, continuare a fare le solite cose.
Si parla molto di turismo intelligente, organizzato ed ecologico ma quello che dobbiamo imparare è mettere a disposizione del turista un turismo fatto di emozioni e sensazioni: un turismo fatto di cuore.

Al tedesco di turno dobbiamo proporre noi la passeggiata lungomare verso sera quando i bagnanti sono ormai stanchi delle lunghe ore passate sotto il sole e dobbiamo dirgli noi, a cosa fare attenzione: alle profumate aiuole di rosmarino e lavanda alle palme e ai bei oleandri colorati dei loro piccoli fiori che fanno capolino dall’immenso verde delle foglie.
Oppure andare al porto quando le barche fanno ritorno dalla pesca in mare: il brulicare come di formiche operose dei pescatori che portano avanti e indietro carrelli prima vuoti e poi carichi di cassette piene di ghiaccio e di pesce pescato la mattina stessa. Diciamogli di stare attenti al loro modo di parlarsi, di prendersi in giro scherzosamente e soffermarsi a inspirare quell’odore di pesce tipico dei porti. Devono essere delle proposte fatte come incredibili possibilità che vengono date dal nostro luogo.

All’olandese mostriamogli come uno scoglio lavorato da una mano sapiente possa diventare un’opera d’arte, facciamolo entrare nei nostri luoghi di culto oltre che per dire magari una breve preghiera per fargli notare l’architettura, la pittura, e i paramenti sacri. Ci hanno sempre insegnato a chinare il capo in segno di pentimento o ad alzare gli occhi alla croce per chiedere una mano nelle cose quotidiane, ma abbiamo mai notato i capitelli con quale grazia sono stati scolpiti? Le capriate lignee del soffitto, le stuccature dei muri, gli affreschi. Agli occhi di un bambino le macchie di umidità possono sembrare tantissime cose: un gatto che rincorre un topolino, un uccellino sul ramo, un’automobile….Ci abbiamo mai fatto caso?. Eppure sono lì, presenti da sempre a testimoniare vite passate, uomini ed eventi che li hanno creati.
Poi le riflessioni vengono da se.

E a quel punto dobbiamo essere preparati a rispondere alle domande del turista. Dobbiamo studiare la storia dei nostri luoghi, il perché dell’architettura, della fauna e della flora dei nostri paesaggi. Se non gli insegniamo niente, niente si porterà a casa e la vacanza sarà solo un periodo lontano dalle proprie abitudini domestiche. Dobbiamo arricchirlo e incuriosirlo, dargli la possibilità di trovare in noi delle risposte alle sue domande e suggerire altri punti di riflessione.

Proponiamo al francese di portare a casa i nostri prodotti come souvenir: magari le nostre canzoni popolari, la nostra storia culinaria, i nostri gusti e i nostri colori. Un’altra proposta potrebbe essere suggerirgli di andare alla ricerca di agriturismi ecocompatibili per gustare i nostri piatti. Non importa se poi se li dimenticherà, gli rimarrà per molto tempo la sensazione di aver passato una vacanza bella, rilassante, e di aver vissuto il luogo come uno del paese.

Per tutti potrebbe essere molto interessante fare una esperienza di voga tra i canneti della valle o lungo i fiumi, farsi trasportare dal silenzio rotto dai canti degli uccelli nascosti fra le canne, respirare l’odore che sale dall’acqua e godere del silenzio perché là i rumori giungono ovattati .

Queste sono testimonianze della nostra cultura, delle tradizioni che dobbiamo mantenere vive per i nostri figli e trasmettere loro, perché i valori si trasmettono anche con queste cose. E se fin da bambini insegnamo a godere di questo, poi, a loro volta, lo trasmetteranno ai loro figli. E così via.
.
Bello non è sempre sinonimo di nuovo.
Bello può essere anche qualcosa di antico, risistemato, aggiustato, o qualcosa che c’è sempre stato ma di cui non avevamo mai fatto caso, visto con occhi nuovi, magari più coscienti.

Quando la frenesia dell’estate è passata, finalmente arriva il tempo del riposo, si tirano le somme, si preparano i locali alla chiusura invernale, magari andiamo noi in vacanza.
Ma qual’è la vera vacanza?

Proviamo per una volta a guardare il nostro paese con occhi diversi, riscopriamo quello che ci siamo persi durante l’estate.
Quando la spiaggia è finalmente libera da ombrelloni e sdrai, portiamo i nostri figli e i nostri nipotini a giocare sulle dune che si formano lì dove la sabbia si ferma contro gli steccati. Spieghiamo loro perché vengono messi quei separatori in spiaggia. Ammiriamo con loro come il vento sia un ottimo maestro nello spostare le cose.
Facciamo riscoprire quella voglia di giocare al fortino, al castello della principessa, a nascondino tra i cumuli di sabbia.
Quella sensazione di mettere i piedi nella sabbia fredda, di correre scalzi e di fare le capriole. Poi non sarà tanto piacevole avere granelli di sabbia ovunque ma sicuramente qui microscopici sassolini faranno ricordare un bel pomeriggio passato con i propri genitori e nonni.
E dopo una burrasca portiamoli a vedere cosa il mare ha lasciato sul bagnasciuga: un tronco levigato dalla corrente può diventare un bellissimo drago, una vecchia corda può servire per fare il tiro alla fune… sogniamo con loro, inventiamo con loro delle storie, narriamo a loro le nostre esperienza di bambini, novelliamo una poesia imparata a scuola, non importa se non ce la ricordiamo tutta, facciamoci insegnare dai nostri piccoli a divertirci anche con le piccole cose.

E in tutto questo il mare è sempre lì, a farci compagnia, con il suo perpetuo sali scendi, le sue mille sfumature, il suo perenne moto che può variare d’intensità.
Sediamoci su una panchina e riflettiamo su questo moto. Che poi è quello della vita. Si va e si torna. Ma non si è sempre gli stessi. Si cresce e si dovrebbe diventare più maturi e saggi. Sediamoci e respiriamo profondamente, poi magari, di un libro o di un giornale leggiamo una pagina, alziamo lo sguardo, salutiamo qualcuno che passa. E se non passa nessuno non dobbiamo sentirci tristi e soli. Diciamo che dobbiamo depurarci, ricaricare le nostre batterie, lasciare che la mente si riposi.
Vedrete quante idee vi verranno per la stagione che verrà.

E ammiriamo il mondo che ci circonda con occhi nuovi e consapevoli della sua bellezza.
Troviamo in tutto qualcosa di bello, perché tutto è stato creato per noi

Creato: cosa significa per noi questa parola?
L’insieme delle cose conosciute che ci sono state donate?
Ma come le viviamo queste cose.
“dono di Lui e del suo immenso amore che
ci ha dato la luna e le stelle
Frate sole
Il quale porta il giorno che ci illumina
La madre Terra,
la quale ci sostenta e governa
e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba
Il fuoco
e il vento , l’aria, le nuvole, il cielo sereno
l’acqua la quale è molto utile, umile, preziosa e casta


In questi versi è racchiuso il nostro mondo, quello di tutti i giorni: il sole, l’aria, l’acqua….
Forse dovremmo rivivere le cose che ci circondano come San Francesco le ha espresse nella sua poetica.
Sono belle perché sono un dono che ci è stato fatto incondizionatamente. Ci sono state donate per amore.
E noi quasi non ci facciamo più caso.
Perché?
Perché non c’è tempo?
Eppure le giornate sono sempre state di 24 ore.
Forse la domanda che dobbiamo porci è: con cosa riempiamo le nostre giornate?
Possiamo trovare del tempo per arricchirci? Oppure nelle cose che facciamo proviamo a trovare dell’altro. Cerchiamo nei soliti gesti di mettere della passione nuova.

Poi cerchiamo di rendere partecipi le nostre famiglie di questo esperimento, e vedrete che piano piano, tutti insieme ci creeremo un’altra visione del nostro mondo: una visione più sognante ed estetica.
Forse all’inizio potrà sembrare sciocco ma non lasciamoci andare, facciamolo diventare una bella abitudine. Proviamoci veramente a cambiare il nostro modo di vedere le cose
E così facendo, dal nostro io, passando per la nostra vita familiare, arriviamo al nostro mondo lavorativo.

A quel punto esternare le nostre emozioni non sarà più una cosa strana ma sarà diventata un’abitudine affascinante da condividere con gli altri.
E gli altri sono anche i turisti: quel tedesco di prima a cui abbiamo proposto la passeggiata, all’olandese la nostra architettura e al francese le nostre tradizioni.
E così a loro volta porteranno queste sensazioni prima in loro stessi, poi nelle loro famiglie e infine nella loro vita lavorativa.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
non capisco che dicussione è questa? :? forse se me lo spieghi la metto nel posto giusto :)
 

Ondine

Logopedista nei sogni
FbZj_rbXwAEFux3


A Gaeta c'è una piazza dedicata a Goliarda Sapienza, con un suo busto, che ha vissuto a Gaeta nel vicolo IV di via dell'Indipendenza in una piccola e umile abitazione.
Passeggiava sulla spiaggia di Fontania.
 
Alto