De Amicis, Edmondo - Cuore

Sibyl_Vane

Fairy Member
Com'è che questo classico ancora non c'era nella Piccola Biblioteca??? Ghe pensi mì. :mrgreen:


"Tu cominci a comprendere la poesia della scuola, Enrico; ma la scuola, per ora, non la vedi che di dentro: ti parrà molto più bella e poetica tra trent'anni, quando ci verrai ad accompagnare i tuoi figliuoli, e la vedrai di fuori, come io la vedo."


Trama
Il romanzo è ambientato a Torino, nel 1882, e la voce narrante è quella di Enrico Bottini, un alunno che raccoglie nel suo diario, con entusiasmo e precisione, gli avvenimenti più importanti dell'anno scolastico. Gli interventi del ragazzo sono intervallati da alcune lettere del padre e della madre di Enrico, che gli elargiscono importanti lezioni di vita. Nel corso della narrazione, Enrico ci parlerà dei suoi amici, dei suoi maestri e degli insegnamenti che egli riceverà sia all'interno che all'esterno dell'ambito scolastico.

Commento
Avevo pensato di leggere questo libro perché mi ricordava la mia infanzia, visto che da bambina avrò visto il film almeno cento volte e me lo ricordo anche bene ;) Nonostante alcune piccole incongruenze, ho trovato che il film (che se non sbaglio è anche abbastanza datato!) fosse una buona ricostruzione del libro.
Trattasi di un romanzo dolcissimo, privo di colpi di scena e di eventi eclatanti (anzi, in certi punti è anche un pochino lento), ma, procedendo nella lettura, si rimane sempre più colpiti dall'affetto che gli alunni dimostrano nei confronti dei loro maestri (cosa che al giorno d'oggi sembra essere piuttosto rara...) e viceversa. Anche il patriottismo è un tema portante del libro, un messaggio che i genitori cercavano di inculcare a forza nella mente e nel cuore dei loro figli. Sicuramente, ci sono molti messaggi positivi, che ai giorni nostri sono purtroppo andati persi...
Una lettura tranquilla e piacevole, alla quale ho dato voto 6! ;)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ho letto per la prima volta questo libro in "tarda" età, lo conoscevo perfettamente perchè a scuola molti racconti venivano letti e poi come I promessi sposi lo conosci, volente o nolente. Indubbiamente retorico, però mi ha fatto piangere, raggiunge quindi lo scopo, quello di commuovere.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Lo lessi da piccola ed è, nella mia mente, ricco della magia che solo le prime letture "incoscienti" portano con sè per sempre. Perciò non credo che lo rileggerò.
Se penso a Franti, ancora oggi mi viene in mente involontariamente quel mio compagno di scuola...quello più "cattivo".
 

asiul

New member
Anch'io ...a scuola, quando ero piccola, piccola piccola...:mrgreen:

"Franti, cacciato dalla scuola
21, sabato
Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise. Io detesto costui. È malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride. Trema davanti a Garrone, e picchia il muratorino perché è piccolo; tormenta Crossi perché ha il braccio morto; schernisce Precossi, che tutti rispettano; burla perfino Robetti, quello della seconda, che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s'inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch'egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni odia il maestro. Il maestro finge qualche volta di non vedere le sue birbonate, ed egli fa peggio. Provò a pigliarlo con le buone, ed egli se ne fece beffe. Gli disse delle parole terribili, ed egli si coprì il viso con le mani, come se piangesse, e rideva. Fu sospeso dalla scuola per tre giorni, e tornò più tristo e più insolente di prima. Derossi gli disse un giorno: - Ma finiscila, vedi che il maestro ci soffre troppo, - ed egli lo minacciò di piantargli un chiodo nel ventre. Ma questa mattina, finalmente, si fece scacciare come un cane. Mentre il maestro dava a Garrone la brutta copia del Tamburino sardo, il racconto mensile di gennaio, da trascrivere, egli gittò sul pavimento un petardo che scoppiò facendo rintronar la scuola come una fucilata. Tutta la classe ebbe un riscossone. Il maestro balzò in piedi e gridò: - Franti! fuori di scuola! - Egli rispose: - Non son io! - Ma rideva. Il maestro ripeté: - Va' fuori! - Non mi muovo, - rispose. Allora il maestro perdette i lumi, gli si lanciò addosso, lo afferrò per le braccia, lo strappò dal banco. Egli si dibatteva, digrignava i denti; si fece trascinar fuori di viva forza. Il maestro lo portò quasi di peso dal Direttore, e poi tornò in classe solo e sedette al tavolino, pigliandosi il capo fra le mani, affannato, con un'espressione così stanca e afflitta, che faceva male a vederlo. - Dopo trent'anni che faccio scuola! - esclamò tristamente, crollando il capo. Nessuno fiatava. Le mani gli tremavano dall'ira, e la ruga diritta che ha in mezzo alla fronte, era così profonda, che pareva una ferita. Povero maestro! Tutti ne pativano. Derossi s'alzò e disse: - Signor maestro, non si affligga. Noi le vogliamo bene. - E allora egli si rasserenò un poco e disse: - Riprendiamo la lezione, ragazzi."


Ricordo d'aver pensato "oddio, ma questo libro è una tragedia dietro l'altra", però è un classico da leggere.
Molto bello...:wink:
 

velmez

Active member
questo libro mi è stato regalato da mia madre in 4 elementare...
bè... credo di essere diventata cinica dopo averlo letto...!!
di un pietosismo pazzesco... io non lo consiglio a nessuno...
 

Spilla

Well-known member
Alla terza rilettura, ho deciso: questo non è uno dei capolavori della letteratura mondiale :mrgreen:
Non solo è decisamente "datato" nello stile, ma anche a livello letterario non offre nessuna sorpresa, nessun valido intreccio, nessun approfondimento di rilievo. De Amicis era un giornalista, non un romanziere, e questo libro è tutt'al più una raccolta di racconti, non un romanzo.

Detto questo, (ri)leggerlo è stato bellissimo!!!
De Amicis ci vuole commuovere, e si cade facilmente nella "trappola". Ci vuole emozionare, e il perpetuo invito all'impegno, al sacrificio di sé, alla dedizione, al gusto per il lavoro, al rispetto di tutti sono valori che ci coinvolgono, che vorremmo forse recuperare (eh già, qualcuno ce lo siamo smarrito per via...), di cui avvertiamo l'importanza e magari anche l'urgenza. Perciò certo, un po' di batticuore non può mancare di fronte ad esempi di abnegazione come quelli del Tamburino sardo o del Piccolo scrivano fiorentino.
Ma la ridondanza, a volte davvero pesante, e la retorica spinta fino al patetico, questi sono limiti grossi del testo. Gli appelli accorati del padre di Enrico al rispetto dei genitori, al monito di "pensa al giorno in cui non ci saremo più" sono decisamente formulati su toni pietistici da dimenticare.

Eppure mi è piaciuto, eppure va letto, eppure va (ancora) fatto leggere ai ragazzi. Con l'accortezza di utilizzarlo come documento storico, come fonte di informazioni, come testimonianza del gusto, dell'atmosfera, delle passioni che muovevano i nostro nonni e bisnonni.

Quindi: meriterebbe 3, ma gli do 4 :mrgreen:
Voto: 4/5
 
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