Huysmans, Joris-Karl - A ritroso

Il protagonista, è un personaggio controcorrente, geniale, odioso, esteta maniacale, che vive un rapporto doloroso e intenso con la fede. La sua angoscia, l'incapacità di trovare un posto nel mondo e un senso alla vita al di là della pura apparenza riflette la stessa pena esistenziale propria del nostro tempo.

Una vera e propria astrazione da ogni confine spazio-temporale, un uomo logorato dalla vorticosa estasi dell'effimero, il trionfo impudico della voluttà che emana la contiunua sensazione di un'anima inopinabilmente corrotta da se stessa.Questo libro non a caso è stato adorato da Oscar Wilde, tanto da dedicarci un importante capitolo del suo più famoso "Il ritratto di Dorian Gray"; ed è in particolare nella contemporaneità che il lamento dell'anima dell'autore si fa sentire più lacerante che mai. Un'opera che dovrebbe stare nelle case di tutti per essere divorata fino all'ultima sillaba.
:ad:
 

Shoofly

Señora Memebr
Á rebours, pubblicato nel 1884, è considerato uno dei romanzi per eccellenza del Decadentismo, quasi una sorta di "manifesto" in cui si trovano tutte le concezioni esistenziali degli esteti di quell'epoca.

E' un "romanzo senza intreccio", per dirla con Wilde, il cui scopo è unicamente quello di presentare un personaggio emblematico, il duca Jean Floressas Des Esseintes. Costui, dopo aver sperimentato il parigino dérèglement de tous les sens si ritira, annoiato e deluso, nell'assoluta solitudine di una casa che fa arredare secondo i suoi gusti più raffinati. In questo "deserto confortevole" il suo disprezzo per la banale quotidianità si esprime nella maniacale ricerca di virtuosismi che lo spingono "à rebour" del senso comune e della natura, verso un'artificiosa eccentricità che lentamente comincerà ad inghiottirlo.

Des Esseintes vuole costruire la propria alternativa alla vita borghese, tutta lavoro e guadagno, moderazione e conformismo ma alla fine dovrà piegarsi a quella "corrente" tanto osteggiata e ritornare a Parigi per non perdere l'ultimo briciolo di sanità mentale. Per fare l'eremita senza impazzire ci vuole una fede, proprio quella che il duca non aveva e che Huysmans rincorrerà per anni attraverso il satanismo e infine come “frère Jean” oblato benedettino.
 

ayuthaya

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Devo dire che questo romanzo, che ho letto con la grande curiosità di scoprire chi si celasse dietro al nick di uno dei più cari amici che ho avuto qui in forum (e che più di tutti mi ha avvicinato ai classici), mi ha lasciato abbastanza perplessa. Per non dire basita. Si tratta, in effetti, di un romanzo molto particolare, in cui non succede assolutamente nulla! Pagina dopo pagina è tutto un susseguirsi di descrizioni, un elenco ininterrotto di virtuosismi artistici e letterari (ma attenzione, i virtuosismi sono di Des Esseintes, non di Huysmans!). Quello che abbiamo fra le mani non è un romanzo tradizionale, ma un manifesto del decadentismo.
Des Esseintes, dopo una vita di eccessi (richiamata solo per accenni), disgustato dalla società e dai suoi stessi simili, decide di ritirarsi presso una villa situata in campagna dove non ha contatti con nessuno, nemmeno coi suoi domestici, e consacra tutta la propria esistenza a rendere questa dimora il compendio dell’estetismo. Ogni capitolo è dedicato a un “argomento” artistico o intellettuale: i colori (la scelta dei quali, da dare alle pareti delle stanze, non è facile, perchè Des Esseintes è un animale notturno e ama la luce elettrica), la letteratura antica, quella contemporanea, le pietre preziose, le opere d’arte, le piante esotiche, la filosofia e via dicendo. Unico filo conduttore la passione per “l’artificio”, attraverso il quale Des Esseintes crea mondi alternativi e virtuali nei quali rigugiarsi, sfuggendo così alla mediocrità del reale. “Del resto, l’artificio era per Des Esseintes il carattere distintivo del genio umano. Com’era solito dire, la natura ha fatto il suo tempo; essa ha stancato per sempre, con la tediosa monotonia dei suoi paesaggi e dei suoi cieli, la paziente attesa dei raffinati. (...) D’altronde, non c’è nessuna delle su invenzioni ritenute così sottili o così grandiose che il genio dell’uomo non possa replicare.
Data l’estrema varietà degli argomenti, ne consegue che alcuni capitoli mi sono piaciuti, anche parecchio, o perchè parlavano un linguaggio che mi è familiare o perchè mi sono aiutata con immagini tratte da Internet che mi hanno “guidato” alla comprensione di ciò che stavo leggendo. In altri casi, invece, come l’associazione a dir poco bizzarra fra strumenti musicali ed alcolici, non ho potuto assolutamente apprezzare alcunchè, perchè al mio cervello arrivavano parole prive di significato.
Nell’uno e nell’altro caso, comunque, non è stata una lettura facile, appunto perchè basata non sullo sviluppo ma sulla giustapposizione: non vi è nulla che invogli alla lettura se non la speranza di trovare un argomento di proprio interesse. Certo, un minimo di svolgimento c’è ed è il progressivo ammalarsi del protagonista in una nevrosi provocata proprio dal suo volontario isolamento, per la quale non vi sarà altro rimedio che ciò che Des Esseintes aborrisce più di ogni altra cosa: il ritorno a una vita sociale.
Ma resta il fatto che è un romanzo fondamentalmente erudito e non lo consiglierei a tutti.
 
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