Evoluzione biologica ed evoluzione culturale

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La riflessione mi è scaturita dopo un incontro con l'etologo Danilo Mainardi che parlava dei comportamenti di vampiri e pipistrelli.

L'evoluzione culturale segue le stesse regole dell'evoluzione biologica?

Semplificando, i comportamenti culturali che si susseguono nei secoli sono quelli più adattivi e quindi quelli che poi vengono tramandati mentre quelli non adattivi scompaiono con il tempo?
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Personalmente credo che i comportamenti mutino troppo in fretta per influire veramente sull'evoluzione biologica, perchè vi fosse una vera influenza occorrerebbe che un singolo comportamento fosse perpetrato nel corso di migliaia, forse milioni, di anni.
Però trovo sia una discussione interssante e sarei curioso di sentire l'opinione di chi è più ferrato di me in materia. :)
 

lillo

Remember
Esiste, secondo me, una differenza fondamentale tra evoluzione biologica e culturale, poichè la prima è determinata dalla trasmissine di geni che, codificano particolari caratteristiche strettamente biologiche o biocomportamentali e favoriscono la loro trasmissione alle generazioni future dotandole di un vantaggio riproduttivo che, a sua volta, determina una loro sempre maggiore diffusione rispetto ad altre caratteristiche che sono invece sfavorevoli ad un determinato ecosistema. Questo fa si che soggetti, dotati di questa caratteristica, tenderanno a diffondersi più rapidamente e diffusamente rispetto a coloro che ne sono sprovvisti e che quindi andranno progressivamente estinguendosi.
Non credo che si possa invece parlare di evoluzione culturale in quanto la cultura costituisce un apprendimento strettamente legata alla persona e che rimane a lui confinato e che non potrà essere trasmesso alle generazioni future. Sarebbe a dire che siccome io sono un medico mio figlio automaticamente riceverà in un qualche modo le mie conoscenze e ciò è chiaramente impossibile.
Tale differenza è sostanziale perchè se nell'evoluzione biologica è la natura e l'ambiente che giocano il ruolo di protagonista, nella cultura siamo noi i maggiori interpreti e ciò comporta, a mio parere, uno sforzo continuo da parte nostra trasmettere (non in senso biologico ma con il nostro esempio e la nostra disponibilità al confronto) alle generazioni successive quello che di buono abbiamo appreso e che quindi andrebbe conservato e ciò che invece andrebbe scartato.
Per esamplificare, sarà mio impegno - se ne sono convinto - insegnare a mio figlio che la democrazia (per quanto imperfetta e quindi perfettibile) è un sistema migliore di qualsiasi forma di dittatura e populismo.
 

Sir

New member
Semplificando, i comportamenti culturali che si susseguono nei secoli sono quelli più adattivi e quindi quelli che poi vengono tramandati mentre quelli non adattivi scompaiono con il tempo?

lillo ha scritto:
Non credo che si possa invece parlare di evoluzione culturale in quanto la cultura costituisce un apprendimento strettamente legata alla persona e che rimane a lui confinato e che non potrà essere trasmesso alle generazioni future. Sarebbe a dire che siccome io sono un medico mio figlio automaticamente riceverà in un qualche modo le mie conoscenze e ciò è chiaramente impossibile. (...)
Per esamplificare, sarà mio impegno - se ne sono convinto - insegnare a mio figlio che la democrazia (per quanto imperfetta e quindi perfettibile) è un sistema migliore di qualsiasi forma di dittatura e populismo.

Secondo me siamo leggermente fuori dalla prospettiva corretta.
Il concetto è giusto e lillo l'ha spiegato molto bene, ma dobbiamo considerare che l'evoluzione (biologica o culturale che sia) opera in grande scala e su principi validi per tutte le specie, la posizione e le necessità dell'uomo non sono in alcun modo privilegiate.
Il fatto che qualcuno impari la professione di medico o che appoggi un sistema democratico è totalmente irrilevante per la comunità biologica nel suo insieme: ben più rilevanti sono quelle operazioni che ai nostri occhi sofisticati paiono banali ma che in realtà sono di grande importanza pratica, come apprendere l'utilizzo di utensili per cibarsi; è qui che opera l'evoluzione culturale, che funziona più rapidamente di quella biologica, e peraltro l'uomo non è l'unico animale ad esserne interessato.
 

lillo

Remember
Secondo me siamo leggermente fuori dalla prospettiva corretta.
Il concetto è giusto e lillo l'ha spiegato molto bene, ma dobbiamo considerare che l'evoluzione (biologica o culturale che sia) opera in grande scala e su principi validi per tutte le specie, la posizione e le necessità dell'uomo non sono in alcun modo privilegiate.
Il fatto che qualcuno impari la professione di medico o che appoggi un sistema democratico è totalmente irrilevante per la comunità biologica nel suo insieme: ben più rilevanti sono quelle operazioni che ai nostri occhi sofisticati paiono banali ma che in realtà sono di grande importanza pratica, come apprendere l'utilizzo di utensili per cibarsi; è qui che opera l'evoluzione culturale, che funziona più rapidamente di quella biologica, e peraltro l'uomo non è l'unico animale ad esserne interessato.
A mio parere credo che ci sia un errore di fondo nella discussione ed è quello di utilizzare il termine evoluzione accanto a culturale, dandogli un accezione simile ad evoluzione biologica.
la seconda è caratterizzata dal fatto che un carattere genetico, favorevole allo sviluppo della specie, venga trasmesso alle generazioni successive; costituisce cioè un patrimonio ereditabile che rimarrà uguale fintanto che le condizioni dell'ambiente ne favoriranno la trasmissione.
I caratteri culturali invece abbisognano di essere appresi generazione dopo generazione. Anche l'utilizzo di semplici utensili necessita di essere appreso.
Faccio un esempio per chiarire ciò che intendo dire.
Io ho un cane beagle (quello dell'avatar) in cui particolari caretteristiche genetiche sono state selezionate dall'uomo per ottenere un buon cane da caccia (fiuto, velocità, coraggio), ma il mio cane, che adesso ha 11 anni, essendo sempre vissuto in città non sa assolutamente cacciare, perchè nessuno glie l'ha insegnato :wink:.
Le caratteristiche biologiche trasmissibili quindi non riguardano solo il colore dei capelli o l'altezza, ma anche altre caratteristiche che definerei biocomportamentali - Bowlby li definisce schemi comportamentali con radici biologiche -e che sono necessari per la conservazione della specie; ma le caratteristiche individuali con cui tali comportamenti si manifestano in ciascuno di noi dipendono dalle nostre esperienze.
Spero di non aver creato troppa confusione:W
 

Sir

New member
A mio parere credo che ci sia un errore di fondo nella discussione ed è quello di utilizzare il termine evoluzione accanto a culturale, dandogli un accezione simile ad evoluzione biologica.
la seconda è caratterizzata dal fatto che un carattere genetico, favorevole allo sviluppo della specie, venga trasmesso alle generazioni successive; costituisce cioè un patrimonio ereditabile che rimarrà uguale fintanto che le condizioni dell'ambiente ne favoriranno la trasmissione.
I caratteri culturali invece abbisognano di essere appresi generazione dopo generazione. Anche l'utilizzo di semplici utensili necessita di essere appreso.

La distinzione che fai mi pare più che giusta, è chiaro che ci sono delle ampie differenze col significato storico di evoluzione in senso biologico; tuttavia il termine "evoluzione culturale" è utilizzato ampiamente da etologi, antropologi e altri scienziati, per cui penso che possiamo attenerci a quello.
Ciò che volevo sottolineare nel mio intervento precedente era che, nonostante le differenze, i due tipi di evoluzione condividono la prospettiva ampia e la dipendenza dalle leggi naturali più macroscopiche; evoluzione culturale non è sinonimo di "evoluzione dell'uomo".
 

Mizar

Alfaheimr
Esiste, secondo me, una differenza fondamentale tra evoluzione biologica e culturale, poichè la prima è determinata dalla trasmissine di geni che, codificano particolari caratteristiche strettamente biologiche o biocomportamentali e favoriscono la loro trasmissione alle generazioni future dotandole di un vantaggio riproduttivo che, a sua volta, determina una loro sempre maggiore diffusione rispetto ad altre caratteristiche che sono invece sfavorevoli ad un determinato ecosistema. Questo fa si che soggetti, dotati di questa caratteristica, tenderanno a diffondersi più rapidamente e diffusamente rispetto a coloro che ne sono sprovvisti e che quindi andranno progressivamente estinguendosi.
Non credo che si possa invece parlare di evoluzione culturale in quanto la cultura costituisce un apprendimento strettamente legata alla persona e che rimane a lui confinato e che non potrà essere trasmesso alle generazioni future.
:mrgreen: Mi schiatto :mrgreen:

Aggiungo solo che, se così fosse, neppure potremmo comunicare tramite linguaggio :W

Comunuqe concordo con lillo (o con chi altri) laddove scrive della assurdità della endiadi evoluzione-culturale. La cultura trasforma e si trasforma; non evolve o si evolve.
 

Dallolio

New member
La riflessione mi è scaturita dopo un incontro con l'etologo Danilo Mainardi che parlava dei comportamenti di vampiri e pipistrelli.

L'evoluzione culturale segue le stesse regole dell'evoluzione biologica?

Semplificando, i comportamenti culturali che si susseguono nei secoli sono quelli più adattivi e quindi quelli che poi vengono tramandati mentre quelli non adattivi scompaiono con il tempo?

Assolutamente sì; l'evoluzione culturale, per analogia con quella biologica, si avvale dei "memi" cioè unità culturali semplici tra le quali sopravvive il più adatto. Anche la cultura umana quindi si adatta all'ambiente e tendono a scomparire quegli aspetti della cultura non più adattata all'ambiente.
Se volete una spiegazione più seria e precisa e meno caciottara della mia leggete Dawkins, "Il più grande spettacolo della terra"
Ciao ciao
 
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