La cultura tra est e ovest

elisa

Motherator
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Parteciando ad un incontro sull'opera dello scrittore e poeta serbo Milos Crnjanski, morto nel 1977, Lamento per Belgrado, i relatori hanno fatto un'interessante riflessione sui rapporti tra la letteratura occidentale europea e quella dei paesi comunisti dell'est europeo dagli anni cinquanta alla caduta del muro di Berlino.

Massimo Rizzante, professore all'Università di Trento e Bozidar Stanisic, scrittore e poeta bosniaco, hanno affrontato l'argomento parlando della cecità e della ristrettezza che gli intellettuali europei di quegli anni, in primis Sartre, hanno avuto nei confronti della cultura dell'est etichettandola preminentemente come letteratura della "dissidenza", senza coglierne l'universalità e la forza di cambiamento e di innovazione culturale, che avevano molti intellettuali, come Danilo Kis, Milos Crnjanski e lo stesso Milan Kundera per certi versi.
Un pensiero che avrebbe potuto innestare a livello europeo un cambiamento culturale che probabilmente avrebbe dato esiti diversi rispetto a come si sono evolute poi le cose nei paesi dell'Est e non solo.

La cultura occidentale come sempre "arrogante" e "centralistica" che giudica e misconosce l'altrui grandezza se non proviene dal suo stesso seno.

Mi ricordo ancora come si vendevano gli scrittori del'est in Italia: una fascetta sul libro che specificava che era un dissidente altrimenti non vendeva.
 
Credo che qui ci calza molto bene una afermazione di D. Kis, che avevo già postato prima:

Noi siamo l’esotismo, siamo lo scandalo politico… i piacevoli ricordi vacanzieri di tramonti sereni sull’Adriatico… i ricordi innaffiati di slivovitz. E questo è tutto. A stento facciamo parte della cultura europea… La politica, quella sì. Il turismo, anche!… Ma chi diavolo andrà mai a cercare la letteratura in questo Paese?
 

Mizar

Alfaheimr
Io sono uomo occidentale ed amo gente come Nabokov, Babel', Koestler, Bulgakov, Cvetaeva, Mandel' stam, Pasternak, Brodskij.

Ergo, mi domando:
La cultura occidentale come sempre "arrogante" e "centralistica" che giudica e misconosce l'altrui grandezza se non proviene dal suo stesso seno.
?:? ?


Forse che non si la "cultura occidentale" ad esser "arrogante e centralistica". Forse che sian tali alcuni elementi tipo Sartre ? :mrgreen:

Personalmente, non mi son mai fatto di questi problemi: se c'è qualità, c'è qualità; punto.
 

Vladimir

New member
Quando Mizar dice che se c'è qualità c'è qualità ha tutte le ragioni di questo mondo. Un bel libro è tale anche se appartiene alla letteratura antartica. Contemporaneamente però ha anche ragione Elisa quando dice che la cultura occidentale è sempre molto autoreferenziale e liquida come "di secondo piano" ciò che non proviene dal suo seno. Quest'atteggiamento non è solo verso l'Est europeo; provate a dire a qualcuno che vi interessate di buddhismo, dell'I-Ching, o della cultura cinese o giapponese: lo sguardo dell'interlocutore si fa dubbioso, stupito e spesso si viene trattati con cortese scherno. Durante il corso dei miei studi nessun prof. di lettere mi ha mai parlato della grande cultura dell'Europa dell'Est: per tutti le opere che contavano davvero appartenevano ad autori inglesei, francesi, tedeschi, italiani e molto più raramente americani. La cultura dell' Europa occidentale ha sempre guardato la cugina orientale come un parente povero al quale con compassione da dame di carità ottocentesche si passano gli abiti dismessi e gli oggetti vecchi e obsoleti (per capire quanto sia sbagliato questo atteggiamento consiglio a tutti di leggere Praga magica di Angelo Maria Ripellino che ricostruisce con maestria la bellezza abbagliante della grande cultura ceca).
L'immagine della cultura dell'est europeo (fa abbastanza ridere l'accezione di "Europa dell'Est" come di zona periferica dato che il centro del continente è grosso modo a Praga) come di "dissidenti" è uno stereotipo tipico di determnati ambienti intellettuali del XX secolo. C'erano certamente scrittori dissidenti come Solženicyn che si dichiaravano apertamente anti-comunisti o comunque andavano a parare nella politica, ma la maggior parte erano semplicemente degli anti-conformisti. Prendiamo il caso Bulgakov come emblematico. Alla fine degli anni 80 e per tutti gli anni 90 spesso è stato osannato come uno dei dissidenti anti-comunisti per eccellenza. In realtà ne Il Maestro e Margherita di dissedente c'è ben poco, c'è "solo" una ferocissima satira sociale, tanto anti-conformismo, e una denuncia spietata dei privilegi, dei cortigiani, della cultura della delazione, della violenza, tipici del potere, qualunque esso sia (rosso, bianco, nero, verde, a puà). L'anti-comunismo è sempre stata un'ossessione dell'Occidente che, spesso in malafede, ha frainteso autori il cui messaggio non c'entrava nulla con la politica e con lo scontro fra opposte fazioni.
 

Mizar

Alfaheimr
Quando Mizar dice che se c'è qualità c'è qualità ha tutte le ragioni di questo mondo. Un bel libro è tale anche se appartiene alla letteratura antartica. Contemporaneamente però ha anche ragione Elisa quando dice che la cultura occidentale è sempre molto autoreferenziale e liquida come "di secondo piano" ciò che non proviene dal suo seno. Quest'atteggiamento non è solo verso l'Est europeo; provate a dire a qualcuno che vi interessate di buddhismo, dell'I-Ching, o della cultura cinese o giapponese: lo sguardo dell'interlocutore si fa dubbioso, stupito e spesso si viene trattati con cortese scherno..
Presente
A me, però, accade il contrario. Sono io a schernire :mrgreen:
 

Vladimir

New member
Presente
A me, però, accade il contrario. Sono io a schernire :mrgreen:

Sei anche tu un adepto dell'I-Ching? È un po' che pensavo di scrivere una recensione, ma mi freno sempre. Temo di banalizzarlo, di essere frainteso. Vedi ritorniamo al problema. l'I-Ching è un monumento straordinario del pensiero umano, ma è un oracolo, cinese, e per di più propugna una concezione del mondo lontanissima dalla nostra. Dalla maggior parte delle persone verrebbe liquidato come roba da santoni, o come una superstizione medievale che fa semplicemente ridere nel XXI secolo. E invece il principio degli esagrammi è esattamente lo stesso su cui si basa l'informatica!!
 
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