Capponi, Carla - Con cuore di donna

Minerva6

Monkey *MOD*
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E' la testimonianza dell'autrice che ha vissuto la Resistenza da partigiana a Roma.
Decorata con medaglia d'oro al valor militare,è stata anche parlamentare del PCI.
Racconta le vicende che hanno visto lei e i suoi compagni protagonisti del movimento antifascista e antinazista in Italia,che attraverso la lotta armata ha cercato di liberare la patria dalla dittatura,ma anche di salvare il più possibile vite umane dalle atrocità della guerra.
Nel corso della lettura mi sono lasciata coinvolgere dallo stato d'animo della protagonista,dalle sue paure e dal suo coraggio durante le azioni,ho condiviso con lei le ristrettezze della guerra e le speranze di un domani migliore,commuovendomi e indignandomi per quanto è accaduto.Bisogna conoscere per giudicare e solo immedesimandosi completamente nella storia di chi l'ha vissuta sulla propria pelle si può comprendere determinate decisioni giuste o sbagliate.
La libertà è un bene prezioso e credo che chiunque abbia lottato per riottenerla per sé e per gli altri sia da considerare un "eroe" e non un "banditen",come dicevano i tedeschi.

La Capponi prese parte anche all'attacco di via Rasella,a cui seguì la rappresaglia nazista col massacro delle Fosse Ardeatine.Riporto questa notizia trovata in rete per chiarire finalmente il ruolo dei partigiani:

"Commette diffamazione chi definisce «massacratori» i partigiani che, il 23 marzo 1944 condussero l’attacco di via Rasella contro i soldati nazisti occupanti. Lo stabilisce la Corte di Cassazione, accogliendo la richiesta di risarcimento danni morali avanzata nei confronti del quotidiano Il Tempo da Elena Bentivegna, figlia della gappista Carla Capponi e di Rosario Bentivegna, due dei partecipanti all’azione di via Rasella, alla quale seguì la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. I partigiani, secondo la Suprema Corte, non furono dei «massacratori di civili», ma compirono una «legittima azione di guerra» contro il nemico occupante.
La Cassazione – con la sentenza 16916 – ha contestato la decisione con la quale la Corte d’appello di Roma, nel 2004, aveva respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata da Carla Capponi nei confronti del quotidiano Il Tempo. Il giornale aveva definito «massacratori di civili» i partigiani del commando di via Rasella, ritenendo legittimo l’uso di un simile termine in quanto quell’azione era «un gesto certamente violento, per sua natura finalizzato a cagionare orribile morte a una molteplicità di persone: si trattava di un inutile massacro». Ma i giudici di Piazza Cavour hanno ordinato alla Corte d’appello di rivedere il suo giudizio in quanto si tratta di un’affermazione «lesiva della dignità e dell’onore dei destinatari» mossa dall’intento di «accostare l’atto di guerra compiuto dai partigiani all’eccidio di connazionali inermi» (le oltre 300 vittime della strage delle Fosse Ardeatine)".
 
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