El_tipo
Surrealistic member
Quando è stato presentato al pubblico di venezia qualche mese fa, La pecora nera ha ricevuto 7 min di applausi. E'gusto risoffermarsi sull'informazione italiana la quale pur puntando i riflettori sul film della coppola che conteneva un cameo di simona ventura, non ha trovato uno spazietto, un minutino, o anche un secondino per inserire almeno un dato su questo capolavoro, almeno per citarne il nome, la presenza. Nemmeno per dire che trattava il tema della pazzia, che alcune parti erano girate in un manicomio, che usava una scenografia quasi pasoliniana fatta di case oltre la periferia, dell'italia degli anni 60.
Di film che parlano della malattia mentale ce sono stati tanti: dopo che abbiamo visto qualcuno volò sul nido del cuculo, si può fare, l'ultimo documentario di cristicchi, c'era proprio bisogno di un altro film sui manicomi? dopo aver detto che la lobotomia è una barbarie, dopo aver preso posizione sulla vita indegna che fa un uomo rinchiuso in una gabbia da dove non uscirà mai, cos'altro si poteva aggiungere? Ecco, Ascanio Celestini lo ha fatto, ha inventato un film originale, poetico, profondo, malinconico ma divertente, considerando i manicomi trattati come fonte di storie, non oggetto di sdegno e denuncia. E ci ha insegnato un'altra forma di pazzia, quella di giudicare un uomo matto e di rinchiuderlo in un cancello, oppure di rinchiudersi, al di là di quel cancello.
In Italia ce li abbiamo ancora i poeti.
Voto 5/5
Di film che parlano della malattia mentale ce sono stati tanti: dopo che abbiamo visto qualcuno volò sul nido del cuculo, si può fare, l'ultimo documentario di cristicchi, c'era proprio bisogno di un altro film sui manicomi? dopo aver detto che la lobotomia è una barbarie, dopo aver preso posizione sulla vita indegna che fa un uomo rinchiuso in una gabbia da dove non uscirà mai, cos'altro si poteva aggiungere? Ecco, Ascanio Celestini lo ha fatto, ha inventato un film originale, poetico, profondo, malinconico ma divertente, considerando i manicomi trattati come fonte di storie, non oggetto di sdegno e denuncia. E ci ha insegnato un'altra forma di pazzia, quella di giudicare un uomo matto e di rinchiuderlo in un cancello, oppure di rinchiudersi, al di là di quel cancello.
In Italia ce li abbiamo ancora i poeti.
Voto 5/5