Fruttero & Lucentini - La donna della domenica

jeanne

New member
L'architetto Garrone, personaggio che conduce una vita di squallidi espedienti a margine della Torino "bene",viene trovato ucciso con il cranio sfondato da un fallo di pietra. Il commissario Santamaria indaga sull'omicidio. A partire da questo fatto di cronaca si snoda davanti al lettore la vita della borghesia piemontese negli anni '70 fra vizi, ipocrisia, comicità, dame snob dell'alta società, poliziotti e industriali. Romanzo questo capostipite del giallo italiano.
La lingua è colta e raffinata, l'ironia dirompente e acuta. E' un vero piacere godersi vocaboli ormai obsoleti, che la letteratura odierna ormai spesso ignora. Avete notato quanto la lingua si sia impoverita ultimamente, "assottigliata"? Dovremmo cercare di sforzarci ad usare sinonimi, sotterrare parole dall'oblìo, arricchire il nostro linguaggio quotidiano. Sarebbe una vera voluttà.
Ho visto due volte quest'anno nella trasmissione Che tempo che fa Fruttero, per la pubblicazione di Mutandine di chiffon e mi ha colpita molto la sua età portata con tanta disinvoltura e dignità, la sua ironia e autoironia pungente. Mi è venuta voglia di leggere un suo libro e sto quindi leggendo La donna della domenica. Man mano, mi sto ricordando il film del 1975 con Jacqueline Bisset e Jean-Louis Trintignant; ebbe un grande successo di pubblico. Per fortuna, non mi ricordo come va a finire! Continuo a leggere!
 
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mame

The Fool on the Hill
Al contrario, io sono rimasta sbalordita proprio dalla pessima qualità del linguaggio. Congiuntivi e condizionali spazzati via da un ciclone. Da questo punto di vista questo libro sembra scritto due giorni fa. I vocaboli in disuso saranno quattro o cinque in tutto il testo. Come giallo è così così. I personaggi sono un tantino antipatici. Mi sono chiesta se il successo del libro quarant'anni fa non sia stato per caso dovuto alla "scandalosa" messa in scena di tradimenti coniugali e di una coppia omosessuale, che all'epoca saranno stati decisamente trasgressivi. Per il resto, non mi è sembrato affatto un libro senza il quale si viva peggio.
 

pigreco

Mathematician Member
Confermo il mio giudizio "parziale" lasciato altrove sul Forum: un libro delicato, scritto in punta di penna, terribilmente ironico e cinico quanto basta. Non vuole essere un giallo avvincente, sebbene la trama sia comunque ben congegnata; uno spaccato di una Torino che forse non c'è più ma che molto probabilmente c'è ancora. Credo che i due autori si siano alquanto divertiti a scriverlo nella speranza che il loro divertimento passasse dalle pagine del romanzo al lettore; nel mio caso l'obiettivo è stato raggiunto.
 

maurizio mos

New member
L'architetto Garrone, personaggio che conduce una vita di squallidi espedienti a margine della Torino "bene",viene trovato ucciso con il cranio sfondato da un fallo di pietra. Il commissario Santamaria indaga sull'omicidio. A partire da questo fatto di cronaca si snoda davanti al lettore la vita della borghesia piemontese negli anni '70 fra vizi, ipocrisia, comicità, dame snob dell'alta società, poliziotti e industriali. Romanzo questo capostipite del giallo italiano.
La lingua è colta e raffinata, l'ironia dirompente e acuta. E' un vero piacere godersi vocaboli ormai obsoleti, che la letteratura odierna ormai spesso ignora. Avete notato quanto la lingua si sia impoverita ultimamente, "assottigliata"? Dovremmo cercare di sforzarci ad usare sinonimi, sotterrare parole dall'oblìo, arricchire il nostro linguaggio quotidiano. Sarebbe una vera voluttà.
Ho visto due volte quest'anno nella trasmissione Che tempo che fa Fruttero, per la pubblicazione di Mutandine di chiffon e mi ha colpita molto la sua età portata con tanta disinvoltura e dignità, la sua ironia e autoironia pungente. Mi è venuta voglia di leggere un suo libro e sto quindi leggendo La donna della domenica. Man mano, mi sto ricordando il film del 1975 con Jacqueline Bisset e Jean-Louis Trintignant; ebbe un grande successo di pubblico.


Ecco non direi che "La donna della domenica" sia un capostipite del giallo italiano che nasce più o meno con De Angelis negli anni "30 e con Scerbanenco negli anni "50/60. Diciamo che è il ritorno del giallo italiano dopo alcuni anni a conti fatti vuoti e un ritorno in grande stile sia per l'attendibilità e ilo realismo della trama, compreso l'ambiente della Polizia, che (soprattutto) per i personaggi ben delineati, con pregi e difetti, tic e manie.
Uno spaccato bello e interessante e se è vero che la società è un po' cambiata è altrettanto vero che le persone lo sono di meno.
Non credo che il successo sia da attribuirsi alle relazione extraconiugali etero o omosessuali, chiunque avesse una minima dimestichezza con i racconti gialli già all'epoca non ne sarebbe rimastao colpito.

Non ricordo il film con Trintignant, ricordo però un eccellente Santamaria (che nel libro viene coinvolto nelle indagini all'inizio marginalmente, per le sue conoscenze nella Torino "bene") interpretato da Mastroianni
 

darida

Well-known member
Confermo il mio giudizio "parziale" lasciato altrove sul Forum: un libro delicato, scritto in punta di penna, terribilmente ironico e cinico quanto basta. Non vuole essere un giallo avvincente, sebbene la trama sia comunque ben congegnata; uno spaccato di una Torino che forse non c'è più ma che molto probabilmente c'è ancora. Credo che i due autori si siano alquanto divertiti a scriverlo nella speranza che il loro divertimento passasse dalle pagine del romanzo al lettore; nel mio caso l'obiettivo è stato raggiunto.

e io riconfermo la mia voglia di leggerlo :wink: messo in lista :)
 

velmez

Active member
libro molto piacevole, delicato e ben congegnato. Le scritture a più mani mi piacciono sempre molto!
Un giallo, ma anche uno spaccato interessante della vita di Torino di qualche anno fa. Tra l'altro a Torino sono stata da poco proprio per andare al Balun, quindi lo trovato ancora più interessante!
Consigliato!
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
In un giugno dal tempo incerto, una Torino degli anni Settanta immersa in se stessa, fra le luci e i belletti dell'ambiente "bene" e le ombre dei sottostrati e di chi vive di espedienti è scossa da un delitto. A morire, ucciso con un fallo di pietra, è l'architetto Lamberto Garrone, un tipo al margine: al margine dell'ambiente bene che lambisce con frequentazioni dubbie e sotterfugi, al margine di quel sottobosco proletario da cui tenta ogni giorno di uscire a fatica. Da questo delitto si originano tanti piccoli sommovimenti, tanti incroci fugaci di questi due mondi che convivono in una città apparentemente sobria, diffidente e sostenuta nella sua aura di rispettabilità, ma in realtà avanguardista, sordida e voyeuse. E' grazie a questo delitto che si incontrano il commissario Santa Maria, il vicequestore De Palma, il signor Campi, la signora Dosio, le sorelle Tabusso, i fratelli Zavattaro e il giovane Lello Riviera. Tanti microcosmi che si incontrano e si scontrano in declinazioni inaspettate.
"La donna della domenica" è un giallo lento, dall'andamento molleggiato, solo apparentemente piatto, scritto coi toni sobri e morbidi che meglio lo identificano e lo assimilano alla città che tanto bene ci descrive. Più che la trama, dai risvolti imprevisti ma comunque abbastanza ordinaria com'è giusto che sia, ciò che colpisce e piace in questo libro è proprio la capacità di descrivere una città, un ambiente, un mondo con studiata ironia, chirurgica precisione e minuziosa esaustività. Nulla, in questo libro, è lasciato al caso: gli autori ci raccontano verità a mezza bocca e sembrano ammiccarci… poi, chi ha orecchie per intendere, intenderà.
 
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