Aronofsky, Darren - The Wrestler

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Randy "Ram" Robinson è un lottatore oramai stanco che combatte nei fine settimana e lavora in un grande magazzino, sempre squattrinato e solo accetta qualsiasi cosa pur di continuare a combattere, anche incontri umiliante, uno dei quali sarà la causa di un infarto. Unica amica un'entreineuse che lui va a trovare come cliente e alla quale propone una relazione più seria, anche la figlia che lui non vede da anni rimane delusa dal suo comportamento poco affidabile dopo che lui aveva tentato una riconciliazione. Fallito e sull'orlo del baratro si rende conto che l'unica sua vita è il ring davanti alla folla osannante.

E' la storia di un fallimento, giocato però su toni pacati, senza mai eccedere in facili compassioni e clichè, Rourke recita in un ruolo che gli sembra cucito addosso tanto da parer vero sia nei combattimenti che nelle scene più drammatiche. L'ambiente del wrestler ne esce un po' mal ridotto, dove tutto è finto, nostalgico e francamente un po' masochistico.
 
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asiul

New member
Perché masochistico?

L'ho trovato romantico, amaro e realistico.
Lui avrebbe meritato l'Oscar. Trovo sia stato molto bravo.
 

darida

Well-known member
Io l'ho trovato amaro e realistico in modo fastidioso, certamente non il genere di film che dimentichi mentre lo guardi :mrgreen: Lui credo di averlo pure sognato, perchè a dirla tutta mi aveva un po' impressionata :roll: per bravura, indubbiamente :wink:
 

ayla

+Dreamer+ Member
L'ho trovato un gran bel film, crudo e doloroso, un alternarsi di luci e ombre, sul mondo del wrestling e sui suoi retroscena, sul declino inevitabile di un uomo che, nonostante i tentativi per cambiare vita, con la figlia, il lavoro e l'amore, torna, senza speranze, al mondo dove appartiene per l'ultimo incontro.
 

Sir

New member
Da appassionato di questo sport/spettacolo non potevo non vedere questo film.
Mickey Rourke non mi piace e non mi comunica molto, ma in questa situazione aveva effettivamente la faccia giusta, quella un po' rincoglionita e frustrata di chi è dipendente da antidolorifici (i "painkillers", il pane - purtroppo - di molti wrestlers anche al giorno d'oggi) e ha visto spegnersi tristemente un sogno.
Se c'è una cosa che il film mette in mostra in maniera eccellente è proprio la tristezza, le speranze prossime allo zero di farsi una vita al di fuori di questo bizzarro mestiere spietato; ad uno su mille va bene, tutti gli altri spendono anni vivendo solo per questa passione e poi si ritrovano di nuovo in mezzo a una strada.
Un aspetto molto, molto nascosto dietro l'immagine del wrestling trasmesso in televisione e visto nei palazzetti, che dev'essere, com'è giusto che sia, una piacevole e divertente finzione.
C'è una sorta di reticenza, specialmente in America, ad andare dietro le quinte di questo grande carrozzone; è un po' come svelare i trucchi del mago, come spezzare quel patto tra chi finge di combattere e chi finge di credere alla storia. "The wrestler" e Aronofsky avevano un compito delicatissimo e una notevole responsabilità, ma penso se la siano cavata egregiamente con una storia amara che tuttavia rende il dovuto onore a uno spettacolo che, pur non potendo ovviamente piacere a tutti, crea nei propri appassionati un affetto ed un rispetto con pochi paragoni.
 
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