Vollmann, William - Europe Central

fabiog

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Il libro consiste in una serie di racconti che si spostano continuamente tra l'Unione Sovietica e la Germania nazionalsocialista nel periodo della Seconda guerra mondiale e i protagonisti variano da personaggi inventati a personaggi realmente esistiti , tra cui è dominante in molti racconti la figura del compositore russo Shostakovich.
Vollmann cosi ci fà spostare dalle prime persecuzioni subite dal compositore alla sua composizione della famosa Sinfonia Leningrado ( composta durante l'assedio della città da parte dell'esercito tedesco), ci porta dal gelo dell'inverno russo durante l'assedio di Stalingrado, ai palazzi del potere sovietico e nazionalsocialista.
Vollmann usa più uno stile da documentarista , più che leggere veri e propri racconti ci sembra più che sia un " qualcuno " che racconti ad un intervistatore i vari episodi; è proprio questo che alla lunga nel libro mi ha annoiato, non si riesce mai a capire se ci si trova davanti ad un saggio di storia oppure ad un romanzo storico.
Un libro che se all'inizio ma ha catturato molto poteva , mi ha lasciato alla fine piuttosto deluso
 

bathory

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“Il telefono squillò. Quando sarebbe andato alla Ridotta nazionale?
Non se ne parla neppure, spiegò. Potrebbero catturarmi con qualche imbroglio. Non ho nessuna voglia di finire esposto in un museo ebraico.
Il telefono squillò (…). I russi erano al Tiergarten. (…)
Il telefono squillò. I bombardieri britannici avevano distrutto la Ridotta nazionale.
Visto?, disse alla sua segretaria. So sempre cosa è giusto.
Sua moglie Eva (…) aveva ingoiato una capsula come da sue istruzioni (…). Lui si puntò la Walther alla testa, ma poi esitò, la abbassò di pochissimo e guardò nella canna (…). All’inizio era buio, poi ancora più buio, e in fondo, in lontananza, scintillava una pallida luce azzurra che doveva arrivare direttamente dalla Russia; gli parve di riuscire a vedere la Grande Salle des Fêtes dell’imperatrice Elisabetta Petrovna a Carskoe Selo, con il tappeto variamente monogrammato (…), i cartigli di angeli pallidamente aleggianti sul soffitto, e poi una finestra incassata aperta su paesaggi con altri castelli. Presto avrebbe preso possesso di tutto. Proprio in quell’istante il telefono squillò di nuovo, e lui capì, dall’intonazione dello squillo, che gli avrebbero comunicato brutte notizie. Nessun rimpianto. Ora!, disse, sorridendo”.


T. W. Vollmann, “Europe Central”, pag. 679, ediz. Mondadori, 2010.

Mi sono avvicinato alla lettura di “Europe Central” (premiato con il National Book Award nel 1995) principalmente grazie alla recensione di Giuseppe Genna. Per quest'ultimo, “Europe Central è ciò che «Le benevole di Littell» non è riuscito a essere: il libro mondo del Novecento europeo, il testo universo, che vortica in ogni cantone dell'Occidente, intravvedendo il gorgo del male ovunque e ovunque il riscatto del bene”. In effetti, Vollmann, parlando della situazione dell’Europa Centrale nel periodo che va dalla Repubblica di Weimar del 1918 alla caduta del Muro di Berlino, tratta di una miriade di storie e personaggi: il pangermanesimo di Bismarck e del Kaiser; l’artista Kathe Kollwitz; l’avvento di Hitler (“il sonnambulo”); Rohm e le “camicie brune”; il dittatore Franco che chiede l’aiuto di Hitler; il “Caso bianco” polacco; l’assedio della Leningrado del compositore Sostakovic; l’assedio di Stalingrado da parte della sesta armata di Von Paulus; l’ “Operazione Barbarossa”; il generale Vlasov; la partigiana Zoja; Kurt Gerstein il nazista “buono”; l’ “Operazione Cittadella”; il suicidio di Hitler; l’Organizzazione Gehelen; Hilde Benjamin…e così di seguito sino al fino al 1989 (passando, tramite semplici accenni oppure approfondimenti, dalla foresta di Katyn, dal piccolo villaggio di Lidice, dai stammlager…).
Vollman nella sua opera precisa che «questi racconti si fondano su fatti storici, ma con un rigore inferiore rispetto alla serie dei “Seven Dreams” [una saga dello stesso Vollmann]. Il mio fine, in questo caso, era quello di scrivere una serie di parabole su alcuni famosi, famigerati o anonimi attori morali europei osservati nei momenti di importanti decisioni. I personaggi che compaiono in questo libro sono, in gran parte, realmente esistiti. Ho svolto ricerche sulle loro biografie con tutta la cura di cui sono capace, ma la mia resta pur sempre un'opera di narrativa”. Secondo Genna (che definisce Vollmann come il Tolstoj della nostra epoca), Europe Central “sembra davvero l'Iliade europea del Novecento” (…). Europe Central è una centrifuga di nozioni, ricordi, aneddoti, immagini che fa di Vollmann un uomo metatemporale: sembra che costui abbia davvero vissuto per anni e in Germania e in Unione Sovietica e in altre zone dell'Europa, poiché cita con nonchalance i film e le canzonette e le più assurde banalità che significano un tempo”. I capitoli più belli sono, a mio avviso, quelli sull’assedio di Leningrado (e in generale quelli in cui è presente Sostakovic), su Kathe Kollwitz, su Von Paulus ("L'ultimo feldmaresciallo"), il capitolo intitolato “Idilli aerei” ( che mi ha colpito per la sua architettura spiccatamente postmoderna), il capitolo sul suicidio di Hitler. In conclusione,“Europe Central” è un lavoro di grande livello artistico di cui, senza dubbio, consiglio la lettura.

N.B: Elizaveta Petrovna fu Imperatrice di Russia dal 1741 al 1762. Nella “Guerra dei Sette anni” (1756-1763) contro la Prussia, i russi occuparono la Prussia orientale, Königsberg e temporaneamente Berlino (insieme alle truppe austriache). Quasi due secoli dopo, sul fronte orientale russo, il fallimento delle operazioni “Barbarossa” e “Cittadella” segnò la fine dei sogni di gloria di Adolf Hitler che uscì poi sconfitto dal secondo conflitto mondiale (il 2 maggio del 1945, un soldato sovietico piantò la bandiera rossa sulle rovine del Reichstag a Berlino...).
 
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