DoppiaB
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Augusta ha sei figli e un marito malato di tubercolosi. C’è la guerra, i tedeschi sono in paese e i partigiani sulle montagne della Valtellina difendono i confini e lo fanno anche grazie a donne come Augusta che offrono loro protezione.
Un giorno però i tedeschi arresteranno Augusta e la porteranno prima a Sondrio e poi, su un treno carico di prigionieri, arriverà in Germania, nel campo di concentramento di Mauthausen.
Qui inizierà il calvario: sofferenze, privazioni e violenze sono all’ordine del giorno.
Finchè lei ed altri prigionieri verranno portati a Graz, in un campo di lavoro e punizione della Gestapo. Durante il terribile viaggio per Graz, Augusta verrà violentata da un ufficiale tedesco e rimarrà incinta.
La donna dopo questo episodio sarà preda di una forte depressione ma grazie al sostegno di un altro prigioniero che le consiglierà di scappare e di chiamare suo figlio Natolibero, deciderà con grande coraggio di voler far nascere a tutti i costi quel bambino. Farlo nascere libero.
Augusta riuscirà a scappare durante un bombardamento che distrusse parte del campo; si ritroverà sotto una pioggia di bombe risvegliandosi, poi, in un ospedale. E’ qui che darà alla luce la sua bambina Maria Rosa.
A piedi dall’Austria raggiunge l’Italia e la sua Valtellina, ma una volta a casa, Augusta, non troverà né pace, nè amore. Per la mentalità di allora una donna che tornava dalla prigionia poteva essere solo una “prostituta collaborazionista”. Inoltre Augusta, decisa a dire tutta la verità, racconta anche di Maria Rosa ma tutto questo le costerà il rifiuto da parte dei suoi parenti , l’allontanamento degli altri figli e molte cattiverie in paese. Sarà costretta ad andarsene.
Augusta non ritroverà mai la pace e finirà la sua vita in un ospedale psichiatrico.
Questo non è un romanzo ma la storia vera della madre dell’autrice, Maria Rosa Romegialli, che altri non è che quella bambina nata a Graz, nell’inferno della seconda guerra mondiale.
Io sono sempre stata molto interessata a tutto ciò che riguarda le deportazioni degli ebrei durante il nazismo e la vita nei campi di concentramento e questo libro raccoglie una preziosa testimonianza dell’inferno di quegli anni e del coraggio di alcune persone che, seppur private di tutto, riuscirono comunque a trovare un senso per continuare a vivere.
Purtroppo questo libro non si trova nella grandi librerie ma è facilmente reperibile su IBS.
Lo consiglio a tutti.
Un giorno però i tedeschi arresteranno Augusta e la porteranno prima a Sondrio e poi, su un treno carico di prigionieri, arriverà in Germania, nel campo di concentramento di Mauthausen.
Qui inizierà il calvario: sofferenze, privazioni e violenze sono all’ordine del giorno.
Finchè lei ed altri prigionieri verranno portati a Graz, in un campo di lavoro e punizione della Gestapo. Durante il terribile viaggio per Graz, Augusta verrà violentata da un ufficiale tedesco e rimarrà incinta.
La donna dopo questo episodio sarà preda di una forte depressione ma grazie al sostegno di un altro prigioniero che le consiglierà di scappare e di chiamare suo figlio Natolibero, deciderà con grande coraggio di voler far nascere a tutti i costi quel bambino. Farlo nascere libero.
Augusta riuscirà a scappare durante un bombardamento che distrusse parte del campo; si ritroverà sotto una pioggia di bombe risvegliandosi, poi, in un ospedale. E’ qui che darà alla luce la sua bambina Maria Rosa.
A piedi dall’Austria raggiunge l’Italia e la sua Valtellina, ma una volta a casa, Augusta, non troverà né pace, nè amore. Per la mentalità di allora una donna che tornava dalla prigionia poteva essere solo una “prostituta collaborazionista”. Inoltre Augusta, decisa a dire tutta la verità, racconta anche di Maria Rosa ma tutto questo le costerà il rifiuto da parte dei suoi parenti , l’allontanamento degli altri figli e molte cattiverie in paese. Sarà costretta ad andarsene.
Augusta non ritroverà mai la pace e finirà la sua vita in un ospedale psichiatrico.
Questo non è un romanzo ma la storia vera della madre dell’autrice, Maria Rosa Romegialli, che altri non è che quella bambina nata a Graz, nell’inferno della seconda guerra mondiale.
Io sono sempre stata molto interessata a tutto ciò che riguarda le deportazioni degli ebrei durante il nazismo e la vita nei campi di concentramento e questo libro raccoglie una preziosa testimonianza dell’inferno di quegli anni e del coraggio di alcune persone che, seppur private di tutto, riuscirono comunque a trovare un senso per continuare a vivere.
Purtroppo questo libro non si trova nella grandi librerie ma è facilmente reperibile su IBS.
Lo consiglio a tutti.