Certo che si dà da fare ma puntando tutto su una bambina piccola ben lontana dal desiderare tutto questo, strumento di riscatto e di apparenza in un mondo di lustrini dove l'effimero ma anche la volgarità e la mancanza di rispetto sono all'ordine del giorno, piccoli esseri umani in balia di adulti frustrati nel loro desiderio di emergere, di essere qualcuno, di guadagnare senza "faticare" ma sperando nel colpo di fortuna che ti porta diritto diritto nel mondo dorato del cinema. Quello che voleva mostrare Visconti con questo film adesso è quasi la norma per cui il messaggio di critica scompare e si annacqua facendo emergere più la storia commovente di questa mamma determinata a rincorrere il successo a spese delle figlioletta. Ed è proprio questa evidente contraddizione che ne limita la grandezza.
Insisto, non è questa l'impressione che ho avuto. Non mi è sembrato che il messaggio del film fosse questo, cioè "diffidate dai lustrini dello spettacolo Cinecittà, son specchietti per le allodole, e non forzate i figli ad emergere in campi che non gli interessano". Questo sì, sarebbe stato ben banale.
E non credo che c'entri nemmeno nulla la prospettiva di emergere senza fatica, confidando nel colpo di fortuna.
Credo che Cinecittà fosse solo un pretesto, forse semplicemente la realtà meglio conosciuta dal regista, che quindi poteva essere raccontata con maggiore efficacia. Avrebbe potuto parlare di una laurea universitaria, o di un concorso da impiegata, sarebbe stata la stessa cosa.
Mi è parso invece che il film raccontasse la storia di una madre che ha fatto tutto, ma proprio tutto, quello che era in suo potere, e forse anche quello che non era in suo potere, pur di dare alla figlia una possibilità di ottenere ciò che nella sua ottica era "il meglio". E il meglio era una professione che desse prestigio e rispettabilità e allo stesso tempo remunerativa, così che da grande la bimba non avrebbe dovuto "chiedere niente a nessuno".
Proprio così le dice, in una scena che mi è parsa la scena chiave del film: la sta preparando e vestendo per uscire, mi sembra, e le dice, testualmente, più o meno "tu non diventerai come me, tu non dovrai dover chiedere niente a nessuno". La carriera cinematografica è soltanto un mezzo, per ottenere quello status.
La ragione è comprensibile. Il film è ambientato in anni cruciali per il ruolo della donna nel mondo del lavoro, fino a pochissimo tempo prima di dominio quasi esclusivamente maschile. Si capisce la forza dell'idea dell'indipendenza nella mente di chi non la ha sperimentata. Brilla, moltissimo, forse molto più del dovuto. "tu non dovrai dover chiedere niente a nessuno" è una espressione micidialmente evocativa, una madelein proustiana...alzi la mano chi non ha mai ricevuto una raccomandazione simile dalla propria nonna....
E così io credo che stia tutto lì, il senso del film. Una durissima battaglia, senza esclusione di colpi, pur di raggiungere il risultato della indipendenza.
Ma, come al solito, la vita è più complessa delle intenzioni e dei teoremi astratti. Indipendenza da chi e da che cosa? Essere indipendenti nel mondo significa anche stare da soli nel mondo e il mondo non è sempre un posto raccomandabile da attraversare soli. C'è da pensarci un pochino prima di gettargli in pasto ciò che si ha di più caro. La mamma Magnani sembra rendersi conto della vacuità del suo obiettivo, se considerato a se stante. Non dover chiedere niente a nessuno, per poi fare cosa? Anche non dovendo chiedere niente a nessuno, resta sempre aperto l'interrogativo matrice di ogni domanda: di cosa riempire l'esistenza?
La forza della rappresentazione: la madre guarda il video della bambina scossa dai lacrimoni e singhiozzi davanti ad una enorme torta di compleanno (davanti allo schermo il mondo che assiste e ride, divertito) e immediatamente comprende e capisce che i suoi progetti
non funzionano. Chiede: "ti sei messa a piangere? Perché ti sei messa a piangere?" La consapevolezza che l'obiettivo perseguito non è funzionale allo scopo, vale a dire non riempie la esistenza, che rimane vuota e va colmata con qualcosa...d'altro. I contratti milionari (le vecchie lire) sono soltanto un mezzo, una sfida divertente, non la sostanza.
Anche la madre si dispera, nel cuore della notte, piange e grida aiuto, da sola, nella strada, ma è un attimo. Sa subito dove andare, prende in braccio la bimba e la porta nell'unico posto possibile, a casa.
E non c'è più contratto che tenga, ai registi smaniosi risponde "anche per noi è tanto bella, così bella..che ce la tenemo!". Una delle frasi più commoventi mai pronunciate.