Edizione del 1992
L’edizione del 1992 de Il meccanico Landru si potrebbe considerare una bozza sulla quale Vitali ha poi costruito il romanzo uscito nel 2010.
La trama del romanzo è identica ma molto meno sviluppata e in certi punti l’ho trovata anche un po’ confusa.
Lo stile di Andrea Vitali al quale ormai sia ben abituati, si intravede appena.
Ciò che più colpisce in questa edizione è che manca quasi completamente la caratteristica tipica dei romanzi del dottore, cioè, la descrizione minuziosa dei personaggi, sia dal punto di vista fisico che caratteriale.
In questo libro i personaggi sono come sfuocati, ad esempio, Aurelio Pasta, segretario della sezione bellanese del partito Fascista, rispetto a come viene descritto nell’edizione 2010, è meno spocchioso e più in balia degli eventi. Eumeo Pennati, compare del Pasta, è una figura secondaria nella quale non si riconosce, o comunque la sia intuisce appena, la sua rivalità con il segretario. La stessa Emilia Personnini è una pallida e debole figura intorno alla quale ruota tutta la storia. Don Ascani, il prevosto di Bellano, è pressoché assente nella narrazione, se non fosse per le vicende che riguardano Maddalena D’Elia e i fratelli Orio; vicende tra l’altro superflue!
Nell’edizione del 2010 alla figura di Don Ascani viene data sicuramente più importanza.
Ma queste non sono le uniche differenze, riporto altri episodi che vengono raccontati in modo diverso rispetto all’ultima edizione.
Incominciamo dal rapporto tra Emilia Personnini e il meccanico Landru: nell’edizione del 2010 Emilia invaghita del meccanico si convince che lui la porterà in Argentina e per questo motivo inizia a passare al Landru dei soldi che, lei crede, serviranno per il loro viaggio. Prima preleva i soldi dal suo conto poi, attraverso un traffico illecito di buoni per il vitto degli operai del cotonificio.
Nella prima edizione, invece, il passaggio di soldi tra i due ha un motivo diverso, si tratta in realtà di un ricatto.
Tutto inizia con il fratello di Emilia, Otello, che rivuole indietro la lettera che ha scritto “in un momento di profondo sconforto” a Mirandola chiedendole la mano. Otello per riavere la lettera si rivolge al Landru, ma questo si intasca i soldi che gli chiede per il favore e tanti saluti all’Otello!
Sarà Mirandola a riconsegnare la lettera a Emilia che però non la riporta direttamente al fratello ma deciderà di usare un intermediario: il Landru. Emilia, però, chiede un favore al meccanico: quello di non rivelare ad Otello che la lettera è stata nelle mani di Emilia. Per mantenere questo segreto il Landru chiede, ovviamente, soldi… la segretaria del cotonificio non sapendo come fare pensa alla truffa dei buoni per il vitto!
Un altro episodio che presenta delle differenze è la fuga del meccanico Landru.
Nell’ultima edizione il meccanico è ricercato dai carabinieri per la truffa dei buoni del cotonificio, viene avvisato dall’Emilia che lo convince a scappare con lei la mattina seguente, in treno.
Il meccanico non sapendo dove passare la notte senza farsi trovare dai carabinieri decide di dirigersi verso il cimitero e qui, cerca di nascondersi all’interno di una tomba. Ma rimane incastrato con un piede batte la testa e ci rimane secco!
Nell’edizione del 1992, invece, il Landru si dà alla fuga perché la squadra di picchiatori Fascisti capitanata dal Pasta lo sta cercando. Landru viene avvisato dell’arrivo e delle intenzioni dei fascisti dalla moglie del Pennati, che con il meccanico ha un mezzo intrallazzo per una questione che riguarda la vendita di una casa…( questione decritta in modo poco chiaro)
Landru fugge dalla Trattoria della Pesa dove alloggiava e si rintana al cimitero, nascondendosi sempre all’interno di una tomba ma questa volta, però, rimane soffocato all’interno, perché aveva chiuso troppo il coperchio!
Anche l’epilogo del romanzo presenta delle differenze.
Nell’edizione del 2010 Otello Personnini sposa Maddalena D’Elia e Emilia licenziata dal cotonificio vive con loro occupandosi dei figli del fratello.
Nella prima edizione, invece, Emilia sposerà Paoletto Deri, personaggio che compare solo all’inizio del romanzo e non è chiaro il motivo per il quale , poi, decida di sposarlo.
Per quanto riguarda la targa in onore di Giacomo Matteotti viene raccontata così: il testamento nel quale è espresso il desiderio di apporre in municipio una lapide in onore dell’antifascista Matteotti, è stato scritto da Gaspare Cereghini un ferramenta del paese.
Il Cereghini è vissuto sempre in contrasto con il podestà di Bellano perché aveva capeggiato un comitato che sosteneva il progetto di intitolare la piazza del paese a Garibaldi e non a Tommaso Grossi.
Don Ascani, dopo aver vinto all’asta, il negozio del Cereghini si assunse, per volontà del defunto, anche l’impegno di far murare la targa in municipio.
Nel frattempo il Pasta viene destituito dall’incarico di segretario dei Fasci Bellanesi, incarico che passa a Eumeo Pennati.
Nel 25 Aprile del 1945 la lapide in onore di Matteotti viene finalmente murata e tra la folla festante c’è anche il Pannati con tanto di fazzoletto rosso al collo.
Nell’edizione del 2010, il testamento viene scritto dal Cervelletti fondatore della sezione bellanese del Partito Fascista.
Il due per cento del lascito del Cervelletti, da dividere a metà tra la parrocchia e il partito, si poteva riscuotere solo dopo che in municipio fosse stata posta la lapide in onore di Matteotti.
Nello stesso momento la moglie del Pennati scrive al Federale di Como denunciando la condotta scandalosa e l’incapacità del segretatrio Aurelio Pasta. Al Pasta verrà, quindi, tolto l’incarico che verrà dato Eumeo Pennati.
Nel 1945 il Pasta lavora al cotonificio come operaio mentre il Pennati è in prima fila al municipio (con fazzoletto rosso al collo…) tra le autorità del paese ad assistere alla posa della lapide.