solo allo scopo di fornire materiale di supporto a questa potenzialmente interessantissima discussione, che potrebbe suggerire imprevedibili interpretazioni sui comportamenti dell'essere umano, oggi ma fin dalle origini -quando forse era più giustificata e spiegabile da situazioni di vita più marcatamente tribali-, voglio riportare una considerazione che evidenzia la dimensione più psicologica che filosofica di questi.
muore un familiare (ma ciò avviene in grande anche in un piccolo paese, borgata, e più in grande ancora in una città, in una classe dirigente, politica, religiosa, etc). come nel famoso gioco del 15, le piastrelle cominciano a spostarsi una appresso all'altra, andando ciascuna a occupare uno dei posti appena liberati, ma in una ricerca lunga da fornire posizione soddisfacente e, per questa fase, definitiva. ciascuno cerca di approfittare per migliorare, ma anche solo per svincolarsi da una condizione che gli andava stretta. tutti condizionano tutti, finché si raggiungerà un nuovo equilibrio o uno stallo, che non sempre sarà la sequenza perfetta; durerà più o meno a lungo secondo le sequenze più o meno giuste sul quadrato di supporto: 5, 6 o 7 numeri consecutivi possono già appagare i partecipanti, che la soluzione definitiva potrebbe richiedere di rimettere tutto in discussione e causare troppo trambusto.
sì, è la legge del branco.
non è necessario che un bullo capobranco agisca esplicitamente ... vi sono leggi non scritte, ma nemmeno percepite consciamente, che condizionano questi meccanismi.
e vi sono caratteri forti, deboli, ambiziosi, accomodanti, dittatori, servi, cospiratori, e via dicendo ... determinati trattamenti sorgono quasi in maniera naturale per come é fatto nel suo superio sociale l'uomo, sia per chi li esercita, sia per chi li subisce: un grande e perverso gioco di ruolo, condizionato da numerosissimi fattori spesso non costanti, come ad esempio l'età.
ma come ho premesso, questo discorso é vastissimo e, per quanto studiato e ristudiato, non troverà forse mai il bandolo della matassa, perché i fattori sono in continua variazione reciproca, pur con una certa costante caratteristica per tutti gli esseri umani.
ho voluto con ciò suggerire che certe cose avvengono senza necessariamente specifici accordi tra gli attori o esplicite congiure, ma spesso solo per perversi automatismi sociali. noi abbiamo la sensazione magari di essere presi di mira per macchinazione organizzata, ma sovente non sono gli altri a coalizzarsi per perseguitarci, ma noi stessi a calarci più o meno consapevolmente nel ruolo di vittime.