LXXXIX Cineforum - Nostalgia di Mario Martone

alessandra

Lunatic Mod
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Ha vinto il LXXXIX Cineforum

NOSTALGIA
di Mario Martone

Ora non dobbiamo fare altro che guardarlo e commentarlo qui e nella Piccola cineteca!
Buona visione :)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Il film si trova su prime... chi non ce l'ha e vuol vederlo chieda lumi, in qualche modo provvederemo :mrgreen: anche se non sempre si riesce...
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Da mymovies un assaggio della trama:
Dopo molto tempo trascorso fra il Libano e l'Egitto Felice, diventato imprenditore benestante, torna a Napoli, la città dove ha vissuto fino ai 15 anni. Sua madre Teresa, "la sarta migliore del Rione Sanità", abita in un basso, e accoglie a braccia aperte quel figlio che credeva perduto per sempre. A poco a poco Felice riprende contatto con un mondo che aveva messo forzatamente da parte e incontra Don Luigi, un prete che combatte la camorra cercando di dare un futuro ai giovani del rione.

Il trailer

 

Ondine

Logopedista nei sogni
Mi è piaciuto molto, mi sono piaciuti la lentezza della narrazione, i dialoghi essenziali, le riprese labirintiche di una Napoli sofferente.
Il tema del doppio secondo me è reso molto bene, il protagonista è combattuto tra il desiderio di conservare la sua nuova identità confortante e il desiderio di riappropriarsi della sua adolescenza perduta attraverso l'incontro con il suo amico d'infanzia non volendo ammettere a se stesso l'utopia di questo desiderio. Ho trovato un'essenza crudelmente vera ed autentica nel raccontare questa storia. I due protagonisti mi sono piaciuti molto, Favino solitamente non mi piace perché lo vedo troppo "attore" mentre adoro Ragno, lo trovo di una naturalezza meravigliosa.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
ATTENZIONE CI SONO MOLTE ANTICIPAZIONI. CHI NON LE VUOLE NON LEGGA

Prima di tutto vorrei fare una riflessione. Ammiro molto coloro che riescono a commentare un film in modo analitico, a criticare la fotografia, le luci, il ritmo, la sceneggiatura, la musica eccetera. Magari vorrei farlo e a volte ci ho anche provato, magari con un certo impegno ci riuscirei così così, ma sarebbe come parlare in una lingua non mia.
La mia prospettiva è emozionale, reattiva, introspettiva. Ad esempio, potrei dire che quando Felice compra la moto, lì è un punto di svolta del film che cambia ritmo e diventa un precipitare verso la rovina. E invece devo confessare che in quel momento io provo il desiderio di scrollarlo e di dirgli che è uno stupido bambino che si sta buttando a capofitto in un'illusione e che il passato, quando si tenta di farlo rivivere così com'era, è un mostro che divora.
Felice non ha dato un senso alla propria fuga, ha solo cambiato tutto: paese, lingua, usanze, religione, nell'illusione di rinascere. Poi torna nella città dove è avvenuto il trauma che ha cambiato la sua vita e senza averlo elaborato, spiegato, compreso, senza essersi riconciliato con il ragazzo che lui era allora, pretenderebbe di riallacciare i fili spezzati.
Non sto dicendo che tutti dovrebbero andare in terapia per dare un senso alla propria vita. Anche perché forse un senso definitivo non c'è mai, siamo noi che scegliamo la forma da dare ai nostri ricordi. Ma ricordare, rielaborare, sistemare, riappacificarsi, è un lavoro che va fatto per diventare adulti, per diventare consapevolmente la somma di ciò che siamo stati, (o vogliamo credere di essere stati), di ciò che crediamo di essere in quel momento e di quello che ancora ci aspettiamo di diventare.
*
Oltre a ciò trovo anche dolcissima ma velleitaria la pretesa di ritrovare in una sola volta l'intimità perduta con la madre. Farle cambiare casa, rivestirla di sana pianta, decidere di farle il bagnetto.. ma dai, non è una bambola, è una persona che da 43 anni vive la sua vita senza di te, e tu arrivi e vuoi gestire e organizzare la sua esistenza.
Io nel sorriso mite della madre quando lui le fa il bagno ci vedo rassegnazione, ma so per esperienza che i vecchi quando non possono più reagire e decidere la minima cosa della propria vita si lasciano morire.
Paradossalmente il personaggio più sano - non moralmente, è ovvio - è o'malomm.
Lui sa di essere una merda, sa di essere agli sgoccioli di un'esistenza schifosa, ma è la sua esistenza e lotta per salvarla. L'ha pure detto a quell'illuso di Felice, "Vattene", lo ha avvisato.
E quindi si comporta coerentemente.
Non che questo mi faccia contenta, ma era l'unico finale possibile, perlomeno in questo mondo.
Fine.🙋‍♀️
 

qweedy

Well-known member
Sì, era l'unico finale possibile.

Il film si apre con un verso tratto da "Poesie in forma di rosa" di Pasolini: «La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede».
L'inizio è lento e fatto di silenzi. Pochi dialoghi, quindi più difficile da seguire, per quanto il protagonista unico Favino sia bravissimo a recitare con i movimenti del corpo e con gli occhi e lo sguardo. Favino sembra attirato da un lato dalla figura positiva di Don Luigi, e dall'altro dall'amico malavitoso, probabilmente la nostalgia che prova riguarda soprattutto la giovinezza e l'amicizia che li aveva uniti.
Difficile per me empatizzare con il protagonista, piuttosto rigido e freddo, difficile anche comprendere come mai dopo quarant'anni di lontananza totale da tutti desideri tornare per restare. A me è risultato molto più simpatico il prete, don Luigi (ispirato alla vera figura di don Antonio Loffredo) impegnato in una coraggiosa lotta alla malavita locale finalizzata a dare un futuro e una speranza ai giovani del luogo.

Comunque un film di buon livello, direi ottimo, ben fatto, che può anche non piacere come trama.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Un film apparentemente semplice, lento, ma una storia profonda, ben scritta e ben recitata - Favino regge il film quasi da solo, e la scena con Ragno è memorabile - con dialoghi essenziali, come avete già detto, ma incisivi. Il protagonista, per affrontare i demoni del passato, sceglie di tornare sul campo; ho trovato naturale questa maniera diretta di elaborare il trauma (anche se magari dopo un po' troppo tempo) al di là del rischio che ovviamente lui corre, rischio che in questo caso non è limitato alla delusione... Mi è piaciuto il fatto che all'inizio non ricordasse bene tutte le parole italiane e che poi invece, nella scena con l'ex amico, gli sia venuto naturale parlare in napoletano, come se il linguaggio uscisse incontrollato dalle sue viscere. Anch'io sono rimasta perplessa dal fatto che lui all'improvviso dopo 40 anni abbia deciso di occuparsi della madre, e mi è piaciuto moltissimo il personaggio di lei, così innamorata del figlio e al tempo stesso così rassegnata. Mi ha spiazzato un po' anche la decisione di rimanere a Napoli, mi è sembrata un po' eccessiva, segno però del fatto che si è rappacificato col passato. Peccato che gli sia andata un po' male.
 

isola74

Lonely member
Spoiler

Mi è piaciuto, e questo lo so, ma mi ha lasciato un magone indescrivibile.
Il film è bello: bello il ritmo che parte molto lento per poi accelerare nei vicoli della città, belli i contrasti tra passato e presente . Delicati i momenti con la mamma: tutti abbiamo pensato in un primo momento "ci poteva pensare prima" ma in realtà dopo capiamo che lui non è andato via ma è stato mandato via e questo rende tutto diverso e lo mette sotto un'altra prospettiva .
A differenza vostra io capisco anche la decisione di restare: la spiegazione sta tutta del titolo, nella nostalgia che chi è lontano da casa prova sempre. Dopo sedici anni la provo anche io che sono andata via di mia volontà😁
In napoletano c'è una parola precisa "appucundria" che è quasi intraducibile perché è uno stato d'animo più che un significato.
( OT c'è una bellissima canzone di Pino Daniele con questo titolo)
La chiave del film sta nel momento esatto in cui lui non riesce a trovare le parole in italiano e parla di getto in napoletano. Capita ancora oggi anche a me 😅quando mi arrabbio tanto, la prima frase che dico è sempre e solo in napoletano
 
Ultima modifica:

MaxCogre

Well-known member
La nostalgia uccide, si dice lol. Io invece lo capisco a felice che vuole rimanere. La sua è la peggiore forma di nostalgia, quella di ció che poteva essere e non é stato, dell amore n9n consumato, che si immagina sempre meglio di quello che invece é stato. In questo senso il film è di un rigore assurdo, perchè dimostra che il teorema vale anche quando quello che é stato é una vita fortunata e felice, di successo e amore. Cmq un film bellissimo che, pur strutturato a tesi (di cui sopra) ti tiene con relativamente zero dialoghi/azione incollato allo schermo per la potenza delle immagini e della 'recitazione corale' del rione sanitá, e per l enormitá della posta in gioco, che si presente da subito, e ha una escalation con l episodio motocicletta come dicevate. Superbo, tira dentro tutti. Filmone di martone (e non un mattone), fa pure rima lol
 

MaxCogre

Well-known member
Grazie per aver letto il commento a cineforum trapassato remoto. Aggiungo solo che c è un film di segno opposto che sembrava un ammericanata e 8nvece era figo: c era morgan freeman con "amor fati" tatuato sul braccio. Qualcuno sa il titolo?
 
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