L’ortografia francese 2
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, 04-14-2011 at 05:02 PM (17257 Visite)
Perché si parla tanto oggi di una riforma che possa semplificare la nostra ortografia? Sicuramente perché è una tortura leggere i documenti scritti sia nell'ambito della scuola che delle imprese. Sicuramente perché ci sarà una ragione se oggi non si riesce più a scivere senza errori, o no? Per esempio per le tante incongruenze che presenta. In italiano, il 95% di quello che si scrive si pronuncia. In francese, il 50%. L’italiano, come lo spagnolo per esempio, ha trovato nell’alfabeto latino uno strumento molto meglio adatto alla scrittura della propria ortografia. In Svizzera, gli studenti di madre lingua italiana raggiungono la padronanza dell’ortografia già alla scuola elementare. Il 65% fa fra 0 e 3 errori in un dettato. Quelli di madre lingua tedesca sono il 29%, essendo il tedesco già più complesso come trascrizione scritta. Per i giovani francofoni svizzeri, che raggiungono la padronanza dell’ortografia francese verso i 13 anni circa, solo il 10% riesce ad ottenere questo risultato, fra 0 e 3 errori in un dettato. Vediamo qualche esempio pratico, sempre riferito da de Closets: perché dobbiamo scrivere “spatial” e non “spacial”, se questa parola si pronuncia come “spécial” e in latino è “spatium” che ha poi dato “espace”? “Spatial” non sembra avere senso né dal punto di vista fonetico né etimologico. Scriviamo “vingt” che viene dal latino “viginti”, ma a cosa serve la “g” nella parola francese? Allora, perché “triginta” latino diventa “trente” e non “trengte”? Abbiamo “abatage” ma “abattre”, “charrette” ma “chariot”. Tantissime anomalie che non hanno una spiegazione etimologica: perché “pomme” dal latino “poma”, “donner” da “donare”, “dompter” da “domitiare”, “poids” da “pensum”, “haut” da “altus”, “huile” da “oleum”? Perché, si chiedono il bambino francese o lo straniero che si avvicina allo studio del francese, “hospice”, “hôte”, “hôtellerie” ma “otage”? O perché “patronnesse” e invece “patronage”, “pôle” e “polaire”, “résonner” et “résonances”? ecc. ecc. accenti, trattini, lettere mute, consonanti a volte doppie a volte no, plurale delle parole composte, concordanza del participio passato, …
Per me è una grande novità pensare alla mia lingua scritta sotto questa ottica. Facendo parte degli scolari del “prima degli anni ‘80” e avendo imparato a scrivere con il metodo tradizionale autoritario e rigido di allora, e sicuramente dotata da una buona memoria visiva (l’ho capito leggendo il libro di de Closets!), mi è sempre sembrato come “allant de soi” (“dato per scontato”) scrivere senza “fautes”, e quindi fare dettati “zéro faute”. Ora mi si sta aprendo la mente su orizzonti nuovi!
Cosa succede oggi in Francia? Le ore di ortografia e grammatica a scuola sono pochissime. La scuola ha introdotto nuove materie. La scuola privilegia lo scambio, la partecipazione, la creatività, l’interattività, la riflessione. Il giovane francese non accetterebbe più il tipo di metodo richiesto per imparare bene l’ortografia. D’altronde, scrive con la penna solo a scuola, poi passa alla tastiera a casa e più tardi anche nel mondo del lavoro. La scuola appare come staccata dal mondo reale. Al computer è aiutato, protetto, dai correttori ortografici. Si domanda perché cercare di mettersi in testa tutte queste regole che gli sembrano assurde, tutte queste eccezioni e anomalie se non dovrà mai usarle senza l’aiuto appunto del correttore? Domanda molto intelligente del nostro autore: il futuro non dovrebbe essere l’insegnamento dell’uso di tali software? Come mai si fa già in Québec, nei paesi anglosassoni e scandinavi? I francesi non sanno più scrivere. Il progresso tecnico non sta regalando alla Francia una soluzione per risolvere la crisi?
Esco un po’ frastornata dalla lettura di questo libro. Forse si sta un po’ sciogliendo la mia mentalità rigida in questo campo? Leggendolo con grande piacere, anche perché è scritto benissimo e scorre come un romanzo, ho capito meglio tante cose che già so, ma le ho assimilate di più: la lingua scritta si è fossilizzata, la lingua parlata e quella degli sms, delle mail, dei chat, è viva, fluida, creativa, spontanea, immediata, originale, vuole comunicare sul momento, qualcosa di fresco e non preparato, qualcosa che non ha vocazione ad essere archiviato. Ma … come la mettiamo con l’insegnamento del francese all’estero se i francesi non sanno più scrivere senza errori? Come si deve fare? Insegnare anche in questo caso l’uso corretto dei correttori ortografici?
E mi sto chiedendo tante altre cose. Fra l'altro, il fatto che mi si rimproveri a volte di essere troppo poco flessibile nella vita, se mi venisse anche da questo insegnamento dell'ortografia così rigido quando ero bambina? E di questa mia intransigenza totale verso gli errori ortografici?
Vorrei approfittare di questo mio post per ringraziare mio cognato per avermi regalato "Zéro faute" dopo avermi dato dell' "integralista della lingua"! Fa sempre bene aprirsi a pensieri diversi dai propri.![]()