Questo film è un piccolo capolavoro. Anzi, neanche tanto piccolo.
Se mai avrò dei figli, anziché farli rincitrullire coi soliti filmetti Disney consiglierò loro caldamente di guardarsi a ripetizione questo: una storia adattissima ai bambini ma con molto in più.
Che poi, a dirla tutta, la tensione drammatica c'è pure qui: la malattia della mamma, la sparizione di Mei con relativa affannosa ricerca... Trovo questa sia una delle doti migliori di Miyazaki, unire leggerezza e drammaticità con tocco delicato, senza che niente si perda delle due cose.
Dal punto di vista del disegno, pellicola fortunatissima grazie alle creature uscite dalla fantasia del maestro... Il Totoro è ormai una specie di simbolo nazionale in Giappone, ed il Gattobus e i corrifuliggine (deliziosi) non sono da meno.:YY
Quella che può essere letta anche come una fiaba per bambini tra le tante, nasconde una ricchezza sbalorditiva, tutta celata nei dettagli. C'è ad esempio una trama continua di simbolismi che rimandano alla sacralità della natura secondo lo shintoismo: Totoro sembra un vero e proprio spirito (kami), l'albero di canfora è il suo tempio (jinja) con tanto di portale d'accesso (torii) e corde di paglia per delimitarne lo spazio (shimenawa). C'è il rituale della crescita dei germogli, c'è il dono ricorrente dei beni della terra: i semi donati a Mei da Totoro ed il granturco.
Non a caso, è solo la piccola Mei che vive in questo mondo a metà tra mito e sogno, dimenticato dall'uomo civile; lo scontro tra queste due realtà produce un forte attrito tanto che la scomparsa di Mei mette in crisi l'intero villaggio, ma alla fine tutto si risolve bene, segno che secondo l'autore una spiritualità di questo tipo può convivere anche con la società moderna ed ognuno può avere un Totoro alla propria fermata dell'autobus.
Una nota a parte merita secondo me anche il tema "ecologico". Avevo scritto in Nausicaa che lì la questione era presa di petto, mentre in altri lavori era vista secondo un'ottica più particolare e selettiva. Questo è uno di quei casi.
Il Giappone degli anni '50, dov'è ambientata la storia, stava vivendo come accade ancora oggi il forte problema delle satoyama, le aree rurali verdi e produttive tra le città e le montagne. Esse sono state la colonna portante del Giappone fino all'epoca contemporanea nonché una preziosa risorsa per la biodiversità, ma hanno rischiato grosso quando, con il progresso industriale del dopoguerra, hanno iniziato a spopolarsi ed a venire sfruttate troppo intensamente. Negli anni di Totoro il tema era caldo, perchè proprio tra anni '80 e '90 un movimento nato molto tempo prima è riuscito a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema ottenendo dal governo delle buone misure di conservazione. Miyazaki sicuramente voleva riferirsi a tutto questo facendo trasferire la famiglia di Mei proprio in una di queste satoyama, ritratta a metà tra le antiche tradizioni e la spinta innovatrice delle città, ed una sua sicura fonte di ispirazione qui diventa palese: il biologo e filosofo Fukuoka Masanobu, pionere dell'agricoltura naturale.