Visto tre volte in meno di un anno resta un ottimo film. E' un film che parla di un contesto americano dove le persone hanno a che fare almeno con una guerra e con l'uccisione dei nemici, i coreani in questo caso. E' un film dove l'appartenenza ad un'etnia, polacchi, italiani, hmong, irlandesi, afroamericani, è vitale per delineare un'identità, dei comportamenti, uno spazio, in una società multietnica che nelle zone metropolitane di provincia come nel Michigan mostra in modo ancor più stridente la difficoltà di integrazione. E' un film dove parla dell'America delle bande giovanili, perse nei loro schemi violenti e reattivi di chi non riesce a far quadrare le sue due culture, un destino segnato, fa riflettere la battuta della ragazza hmong a Kowalski: "le ragazze hmong vanno al college, i ragazzi hmong in prigione." E' un film sulla fede e i rapporti con la religione, con una spiritualità laica che si combina con una forte morale che però lascia spazio ai riti sociali e alle riflessioni legate al rapporto con la morte. Ma è anche un film sugli stereotipi sessuali che condizionano pesantemente non solo la vita delle donne ma anche quella degli uomini che non vivono gli stessi pregiudizi culturali. E' un film sulla violenza, la lealtà, l'amicizia. Talmente tanti sono gli argomenti toccati che fanno di questo film un compendio della cinematografia di Eastwood.