Monstruario

Shoofly

Señora Memebr
Tutti i mostri generati dalla fantasia (letteraria e non) delle culture umane di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Eheheh.. in una sezione del forum chiamata TuttoBellezza non poteva mancare un Monstruario :wink:

Partiamo dal Giappone (per pescarne uno a caso che ne sforna da sempre a "rotta di collo"..... :OO) :mrgreen::

Rokurokubi

http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQGc-pBgf6q51uECeQBFYdKLuXsjBMHB-D73fxDq8bFFQfT6dX9

http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQ7DvQEsMB5ljIxZcNudAX60k3fOynnQolAZ_zZjcrkbKDr04F7Cg

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTTiBTI3myDtNKRmQQOuQdbWnaUA6YzjXv6k_6eyHMqAkBZksSx


I rokurokubi sono un tipo di yōkai, creature della mitologia e del folklore giapponese; di giorno hanno l'aspetto di comuni donne, mentre di notte acquisiscono la capacità di allungare incredibilmente il collo.

A differenza di una creatura simile, il nukekubi, con cui in occidente sono spesso confusi a causa di un errore dello scrittore Lafcadio Hearn[1], non sono generalmente aggressivi nei confronti degli esseri umani.

Durante le ore diurne, i rokurokubi agiscono come comuni esseri umani e si integrano perfettamente nella società, talvolta legandosi a uomini mortali.
A causa della loro natura dispettosa, però, spesso non resistono alla tentazione di usare i loro poteri per spiare o terrorizzare gli esseri umani, e per tutelare la propria vita umana si rivelano solo a persone prive di credibilità, ubriachi o sciocchi, oppure davanti a dormienti o ciechi.

In alcune storie compaiono invece dei rokurokubi che non sono nemmeno consapevoli della propria condizione e si considerano umani; talvolta l'allungamento del collo è un fenomeno inconsapevole che avviene durante la notte, e il rokurokubi si ricorda solo di aver sognato di guardare la stanza e il proprio corpo da angoli umanamente impossibili. In altre storie, infine, compaiono rokurokubi che non mostrano alcuna timidezza nell'usare i loro poteri, e si rivelano improvvisamente nella notte buia all'ignaro passante.

In alcuni racconti di origine buddhista, i rokurokubi sono esseri umani condannati dal loro karma per aver infranto importanti precetti della religione; questi rokurokubi "demoniaci" sono più sinistri, e spesso mangiano o succhiano il sangue delle loro vittime, tipicamente altre persone che hanno infranto precetti della fede.

Interpretare la parte di un rokurokubi è inoltre uno degli scherzi preferiti dai tanuki.

[1] L. HEARN, Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things, Boston 1904 (ristampa Forgotten Books, 2008), p. 49. Da questo libro è stato tratto il film Kwaidan di Masaki Kobayashi (1964).

E qui potete ammirare un rokurokubi vero!!

http://file.hantutama.3rin.net/20100627AiURatnaAlit-2-ukrn-m.jpg



Nukekubi

http://www.jennawhyte.co.uk/haiku6.gif

http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQZf8wMMykcwZZ4II0HB04OH8Jp-BELMuKWyUjAE1sCbuqY5aRNgQ

http://www.deviantart.com/download/94742672/Kei_Wesley_the_Nukekubi_by_sinkato.png

Anche il nukekubi (letteralmente: “testa staccabile”) appartiene alla categoria degli Yōkai: è un demone che di giorno assomiglia in tutto ad un essere umano mentre di notte la sua testa si stacca dal collo per volare in cerca di prede.

I nukekubi attaccano urlando (per aumentare la paura delle loro vittime) e mordendo sino ad uccidere.[1] Qualora però la testa, una volta distaccata dal corpo, non riuscisse più a ricongiungersi a questo, prima che il sole sorga, il mostro è destinato a morire.

Diverse leggende narrano di coraggiosi protagonisti che riuscirono a sventare gli attacchi di queste creature nascondendo i loro corpi mentre la testa era assente. Una simile caratteristica, relativa alla vulnerabilità del nukekubi, ricorda molto da vicino la figura del vampiro occidentale.
I nukekubi cercano di amalgamarsi alla società umana, vivendo spesso in gruppi che assomigliano a normali famiglie. L'unico modo per distinguerli è una curiosa linea di segni rossi intorno alla base del collo, laddove avviene il distacco della testa. Questo particolare, però, non era facile da individuare dal momento che poteva essere nascosto sotto gli abiti o i gioielli.[2]

Nel racconto di Lafcadio Hearn, Kwaidan (vedi sopra), l’autore identifica erroneamente il nukekubi con il rokurokubi, un errore che compare anche nel libro Sword of the Samurai (Fighting Fantasy) di Steve Jackson,[3] e nel romanzo di Stephen Dedman, The Art of Arrow cutting.[4]

I rokurokubi, infatti, sono creature simili ma generalmente non malvagie: la loro testa invece di staccarsi rimane fissata al collo che ha il potere di allungarsi a dismisura durante la notte.



[1] L. Hearn, Glimpses of an Unfamiliar Japan, Second Series, The Echo Library 2006, p. 149.
[2] L. Hearn, Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things, Boston 1904 (ristampa Forgotten Books, 2008), p. 52.
[3] S. Jackson, M. Smith, I. Livingstone, J. Thomson, A. Langford, Sword of the Samurai (Fighting Fantasy), Random House 1987.
[4] S. Dedman, The Art of Arrow cutting: a Novel of Magic-Noir Supence, Tor 1999.

Alcuni riferimenti bibliografici:

* Shigeru Mizuki, Dizionario dei mostri giapponesi (trad. it. di Keiko Ichiguchi), vol. 1, Bologna 2005.
* S. Addis (ed.), Japanese Ghosts and Demons: Art of the Supernatural, George Braziller, 2001.
* N. Kieje, Japanise Grotesqueries, C. E. Tuttle Co., 1973.


(il testo è tratto dalla voce wiki vergata di mio pugno :wink:)
 
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Sopraesistito

Black Cat Member
Molto interessante, a vedere tutta questa competenza però mi viene l'ansia da prestazione nel parlare di mostri a mia volta! :lol:

Domanda: valgono solo i mostri della cultura popolare antica o si può parlare anche di quelli contemporanei?
 

Shoofly

Señora Memebr
Tutti i mostri generati dalla fantasia (letteraria e non) delle culture umane di tutti i Tempi e di tutti i Luoghi.

Più liberi di così......:wink:


:?Ora che ci penso bisognerebbe restringere un poco il campo: allora, di tutti i Luoghi (geografici) all'interno del Sistema Solare, dal 1.500.000 a.C. ad oggi.
 

Shoofly

Señora Memebr
Kikimora

Nella mitologia slava, Kikimora (in Russo кики́мора), conosciuta anche come Shishimora, è il nome di uno spirito femminile che risiede nella casa.
A differenza del Domovoi, anch'esso di abitudini "casalinghe", è un essere malvagio, annunciatore di sventure.

In un disegno di Ivan Bilibin del 1934 la kikimora è ritratta come una vecchia dal lungo naso a becco d’uccello e con zampe di gallina. [1].

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/bc/Kikimora.jpg/220px-Kikimora.jpg

La parola kikimora significa spirito maligno di mora, quest’ultimo identificabile come una sorta di incubo notturno. [2]

In Siberia era diffusa la credenza in una kikimora abitante delle paludi, moglie di Leshi, il signore della foresta. La sua presenza può essere riconosciuta da impronte bagnate sui sentieri boschivi. [3]

Kikimora detesta le donne pigre e protegge le buone massaie, cullando i loro bimbi durante la notte. In una casa dove regna l’incuria la kikimora sottopone i suoi abitanti ad ogni tipo di molestia e si mette a filare di notte facendo fischiare il fuso. Si dice che una persona che veda una kikimora filare all’ingresso della casa sia presto destinata a morire. [4] Per placare l'ira della kikimora bisogna lavare tutte le pentole e le stoviglie con della felce maschio. Una pietra forata o un mazzo di ramoscelli di ginepro, appeso sopra il luogo di nidificazione dei polli, sarebbero i rimedi necessari per proteggere le uova. [5]


Fortuna

* La kikimora è oggetto del poema sinfonico op. 63 di Anatoly Liadov, composto nel 1910 su ispirazione di un racconto popolare di I.P. Sakharov:

“Vive e cresce Kikimora presso lo stregone fra i monti rocciosi. Da mattina a sera le racconta il gatto saggio favole d'oltremare. Dalla sera alla mattina ella è cullata su un giaciglio di cristallo. In sette anni Kikimora e` cresciuta. Gracile e ombrosa è Kikimora; il suo piccolo capo è grande come un ditale e il suo corpo come una festuca. Strepita e stride Kikimora da mattina a sera; fischia e sibila da sera a mezzanotte; e da mezzanotte fino all'alba tesse all'arcolaio, tende il filo e taglia al telaio l'ordito di seta. E fila e fila Kikimora pensieri malvagi contro l'intera umanità.” [6]

* Kikimora palustris è anche il nome dato nel 1988 da Kirill Eskov a un genere della famiglia delle Linyphiidae, scoperto in Russia e in Finlandia. World Spider Catalog - Linyphiidae.

* Una kikimora è per Vladimir Megré la donna sposata incautamente, solo in apparenza dotata di buone qualità . Per estensione il termine ben si attaglia alla moglie trascurata, brontolona e sempre di cattivo umore, che rende la vita di suo marito (e degli uomini in generale) insopportabile. [7]

* Nel romanzo fantasy La città dalle porte blu, scritto da Anna Dankovceva nel 2004, uno dei personaggi principali è la kikimora Pigna che accompagna il protagonista Ivan nella prima parte del suo viaggio verso il Regno al di là dei Mari. [8]

Note

1. L. MORRISON MEYER, Sacred Home: creating shelter for your soul, Woodbury, MN, 2 ed. 2004, p. 56.
2. R. KHANAM, Demonology: socio-religious belief of witchcraft, Delhi 2003, p. 253 ss.
3. A. SJNIAVSKIJ, Ivan lo Scemo: paganesimo, magia e religione del popolo russo (trad. di G. Rapetti), Napoli 1993, p. 151.
4. A. SJNIAVSKIJ,op. cit, p. 150.
5. F. A. KMIETOWICZ, Slavic Mythical Beliefs, Windsor, Ontario, 1982, p. 143.
6. I. P. SAKHAROV, Skazanija russkogo naroda, San Pietroburgo 1849.
7. V. MEGRE’, The Space of Love (The Ringing Cedars Book Series, 3), trad. dal russo di J. Woodsworth, 2 ed., 2008, Ringing Cedars Press LLC, p. 156.
8. A. DANKOVCEVA, La città dalle porte blu (trad. di R. Belletti), Firenze 2004.

Riferimenti bibliografici

* L. J. IVANITS, Russian Folk Belief, Armonk NY, 1992.
* F. A. KMIETOWICZ, Slavic Mythical Beliefs, Windsor, Ontario, 1982.
* A. SJNIAVSKIJ, Ivan lo Scemo: paganesimo, magia e religione del popolo russo (trad. di G. Rapetti), Napoli 1993.
* R. KHANAM, Demonology: socio-religious belief of witchcraft, Delhi 2003.
* L. MORRISON MEYER, Sacred Home: creating shelter for your soul, Woodbury, MN, 2 ed. 2004.

N.B. Non è importante che le schede siano curate in ogni minimo dettaglio. Una foto e due righe di descrizione possono bastare. :wink:
Chi vorrà approfondire lo potrà sempre fare in un secondo momento.:wink:
Le mie schede hanno il corredo di note e bibliografia solo perché sono state preparate in precedenza per Wikipedia.
 

Shoofly

Señora Memebr
Domovoi

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/84/Domovoi_Bilibin.jpg

La parola (in Russo: домово́й; plur. domoviye) significa letteralmente "quello della casa" e designa, nella mitologia slava, una creatura maschile - spesso di piccola taglia e coperta di peli - che alligna tra le mura domestiche e protegge l'unità familiare. In quanto spirito tutelare, quindi, il domovoi era tenuto in grande considerazione dagli abitanti della casa e trattato con ogni riguardo.

Ancora nell'Ottocento la credenza nel domovoi era largamente diffusa: la maggior parte dei contadini russi dicharavano di averne visto uno e nessuno osava chiamarlo con questo nome, preferendo usare attributi di maggior rispetto quali "signore", "lui", "nonno".[1]

Quando la famiglia si trasferiva bisognava invitarlo nella nuova abitazione per evitare che, restando in quella vecchia, il domovoi entrasse in conflitto con la famiglia (e relativo domovoi) dei nuovi inquilini.[2]

Fra tutte le divinità contadine inferiori il domovoi è certamente il più benevolo nei confronti degli uomini. Spesso lo si chiamava Dobrožil o Dobrochot, da dobro: bene.[3]

Il domovoi era considerato come parte della famiglia e trattato con rispetto, onde ingraziarsene il favore: a lui, seppure invisibile, venivano lasciati cibi e bevande sul tavolo di cucina perché li consumasse durante la notte.

Allo stesso modo della sua controparte femminile, la kikimora, il domovoi ama starsene sotto la soglia di casa o dietro la stufa: un pezzo di pane e sale era sufficiente a placarne le ire in caso di comportamenti scorretti o poco virtuosi da parte dei famigliari.[4]

Se, tuttavia, nella casa continuava a regnare il disordine e la negligenza le ripercussioni messe in atto dallo spiritello potevano diventare sempre più gravi: dal semplice tintinnare degli oggetti ai rumori molesti per arrivare ai danni alle cose e alle persone stesse, secondo una fenomenologia che assomiglierebbe in tutto a quella dei poltergeist.

Oltre a poteri psicocinetici il domovoi aveva la facoltà di trasformarsi in vari animali (soprattutto cani e gatti) e di fornire presagi: tirava i capelli ad una donna per metterla in guardia da un uomo violento, urlava e gemeva per avvertire dell'arrivo di una sventura. Se lo si udiva piangere si era sicuri dell'imminenza di un lutto, se invece rideva si preannunciava un futuro prospero mentre se si udiva risuonare un pettine ci sarebbe stato presto un matrimonio.[5]

Note

1. ^ F. DIMITRI, Guida alle case più infestate del mondo, Roma 2004, p. 257.
2. ^ L. J. IVANITS, Russian Folk Belief, Armonk NY, 1992, p. 56.
3. ^ A. SJNIAVSKIJ, Ivan lo Scemo: paganesimo, magia e religione del popolo russo (trad. di G. Rapetti), Napoli 1993, p. 143.
4. ^ L. J. IVANITS, op. cit., p. 54.
5. ^ L. J. IVANITS, op. cit., p. 55.

Riferimenti bibliografici


* L. J. IVANITS, Russian Folk Belief, Armonk NY, 1992.
* F. A. KMIETOWICZ, Slavic Mythical Beliefs, Windsor, Ontario, 1982.
* A. SJNIAVSKIJ, Ivan lo Scemo: paganesimo, magia e religione del popolo russo (trad. di G. Rapetti), Napoli 1993.
* R. KHANAM, Demonology: socio-religious belief of witchcraft, Delhi 2003.
* L. MORRISON MEYER, Sacred Home: creating shelter for your soul, Woodbury MN, 2 ed. 2004.
* M. DIXON-KENNEDY, Encyclopedia of Russian and Slavic myth and legend, Santa Barbara CA, 1998.
 

Shoofly

Señora Memebr
Vodyanoy

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d3/Vodyanoy.jpg

Ancora una creatura mostruosa della mitologia slava.
Il vodyanoy è uno spirito acquatico che ha le sembianze di un vecchio dalla barba verdastra e i capelli lunghi, con il corpo ricoperto di squame scure, alghe e fango. Al posto delle mani ha due zampe palmate, il corpo termina in una coda di pesce, gli occhi rossi come tizzoni ardenti. [1]

Il vodyanoy è solito attraversare il fiume - che rappresenta la sua dimora - su un tronco d'albero, facendo un mare di spruzzi. Per il suo aspetto è chiamato anche "nonno" o "avo".[2]

La credenza popolare attribuisce gli annegamenti inspiegabili all'intervento di questo spirito che trascinerebbe i malcapitati sott'acqua per servirsene come schiavi. Allevatori, pescatori e mugnai non mancano perciò di offrire sacrifici al vodyanoy per garantire la propria salvaguardia e quella degli animali.[3]


Note

1. ^ J. ARNOTT MAC CULLOCH, J. MACHAL, The Mythology of All Races, BiblioBazaar LLC, 2008, p. 270.
2. ^ Merriam-Webster's Encyclopedia of World Religions, Merriam-Webster Inc. 1999, p. 1136.
3. ^ J. E. SAFRA, s.v. "Vodyanoy", in The New Encyclopaedia Britannica, vol. 12, Encyclopaedia Britannica Inc. 2003, p. 415.
 
Tutti i mostri generati dalla fantasia (letteraria e non) delle culture umane di tutti i Tempi e di tutti i Luoghi.

Più liberi di così......:wink:


:?Ora che ci penso bisognerebbe restringere un poco il campo: allora, di tutti i Luoghi (geografici) all'interno del Sistema Solare, dal 1.500.000 a.C. ad oggi.


mi acchiappa questo tred S.!!!!
posso inserire il ritratto umano di qualche collega di lavoro????
 

Shoofly

Señora Memebr
Tuchulcha

http://media.freeola.com/images/user-images/2073/tuchulcha-1-edit-1.jpg

L’immagine più nota è quella presente nella Tomba dell'Orco II a Tarquinia (fine III sec. a.C.).

http://www.amicidiroma.it/upl/Image/smurina10.jpg

Questo demone etrusco è rappresentato con una chioma irta dalla quale spuntano due serpenti, ha il becco da rapace (probabilmente avvoltoio), le orecchie d'asino, zampe e ali di uccello.

E’ raffigurato presso l’ingresso originario della tomba, accanto alla figura triste e malinconica di Teseo (These), mentre brandisce un orrido serpente.

La sua presenza è inserita in un contesto infernale dove compaiono anche le anime di eroi greci defunti (tra cui Ulisse, Aiace, Agamennone, Tiresia) e divinità infere (Ade e Proserpina).

Da notare che l’iconografia di questo demone etrusco ha alcuni caratteri che lo accomunano al demonio di epoca medievale, in particolare i tratti ornitomorfi.

Questa immagine è tratta dal Codex Gigas di Stoccolma (XIII sec.)
http://www.geometriefluide.com/foto/PIC1018M.jpg

A proposito di creature infernali vale la pena dare un’occhiata a questa curiosa rappresentazione quadricefala dalla Chiesa di San Pietro Vecchi a Favria (TO), XIV sec. Ha un’intonazione sorprendentemente fumettistica!

http://www.geometriefluide.com/foto/PIC1017M.jpg
 

SALLY

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Il minotauro




Minosse, re di Creta, pregò Poseidone di inviargli un toro come simbolo dell'apprezzamento degli dei verso di lui in qualità di sovrano, promettendo di sacrificarlo in onore del dio. Poseidone acconsentì e gli mandò un bellissimo e possente toro bianco di gran valore. Vista la bellezza dell'animale, però, Minosse decise di tenerlo per le sue mandrie. Poseidone allora, per punirlo, fece innamorare perdutamente Pasifae, moglie di Minosse, del toro stesso. Nonostante quello fosse un animale e lei una donna, ella desiderava ardentemente accoppiarsi con esso e voleva a tutti i costi soddisfare il proprio desiderio carnale. Vi riuscì nascondendosi dentro una giovenca di legno costruita per lei dall'artista di corte Dedalo.

Dall'unione mostruosa nacque il Minotauro, termine che unisce, appunto, il prefisso "minos" (che presso i cretesi significava re) con il suffisso "taurus" (che significa toro).

Il Minotauro aveva il corpo umanoide e bipede, ma aveva zoccoli, pelliccia bovina, coda e testa di toro. Era selvaggio e feroce, perché la sua mente era completamente dominata dall'istinto animale.
 

SALLY

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Lo Yeti




Lo Yeti è una creatura leggendaria che si ritiene viva nell'Himalaya, ormai entrata nell'immaginario collettivo. È anche noto come abominevole uomo delle nevi, termine originato da una traduzione giornalistica errata dell'espressione in lingua nepalese Metoh Kangmi. Il termine Yeti deriva invece da yeh-teh che significa "quella cosa là", l'espressione usata dagli sherpa per indicare la mitica creatura.

Lo yeti viene descritto come un grosso animale, con analogie con le scimmie, che vive sull'Everest o comunque nell'Himalaya. Si tratterebbe di un essere di altezza compresa tra 1,80 e 2,40 metri, ricoperto di una folta pelliccia di colore bianco. Avrebbe una lunga capigliatura e braccia lunghe fino alle ginocchia. Gli abitanti del Tibet ipotizzano l'esistenza di due tipi di Yeti: il Dzu-teh (che significa cosa grossa), più alto, e il Meh-teh, di altezza più ridotta.

Già nel 1407 il bavarese Johann Schildberger, secondo i resoconti di viaggio, avrebbe incontrato lo Yeti sulla catena degli Altai, presso i confini occidentali della Mongolia.[1]

Il primo a riferire dell'esistenza di una creatura pelosa e senza coda, simile ad un uomo, è stato R. R. Hodgson, magistrato britannico, in Nepal dal 1820 al 1843.

Le prime impronte dello Yeti furono scoperte in Tibet dal maggiore L.A. Waddell nel 1889 a più di cinquemila metri di quota.[2]

Nel corso del XIX secolo, si trova qualche riferimento a questo essere semiumano anche in scritti di ufficiali inglesi residenti nella regione himalayana.

Il 22 settembre 1921, il tenente colonnello C. K. Howard-Bury, mentre stava tentando la scalata dell'Everest, percorrendo il sentiero che da Kharta porta a Lhapka-La, vide attraverso il binocolo, su un piano innevato sovrastante, una figura scura dalle sembianze vagamente umane. Quando giunse sul posto, a settemila metri, notò nella neve impronte di piedi nudi dalla forma umana. La notizia raggiunse il mondo civilizzato e diede vita al moderno mito dell'Abominevole Uomo delle Nevi.

Nel 1925, nella regione del ghiacciaio Zemu (ad un'altitudine di circa 4500 metri), N.A. Tombazi, fotografo greco della Royal Geographical Society di Londra, vide una creatura in movimento circa 300 metri più in basso[3]. Essa scomparve prima che Tombazi potesse preparare la macchina fotografica ma, scendendo, ne rinvenne le impronte.
Fonti:
wikipedia
 

Shoofly

Señora Memebr
Sciapodi

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRwkvkDN2-Lurt-dUrhKYckgnj0pfW4RMYsP01Zn9bdX1CgPr4z&t=1
http://www.epodismo.com/images/lentoblog00028.jpg

Gli Sciapodi (σκιαποδες — dal greco σκιά "ombra" e ποὑς "piede") o monocoli (μονοκωλοι — "una gamba" in greco) erano esseri favolosi dotati di una sola gamba e di un solo enorme piede, che si supponeva abitassero l'India.

Con questo termine s'indicavano in epoca greca (ad esempio in Alcmane e in Erodoto[1]) alcuni leggendari abitanti della Libia che sarebbero stati caratterizzati da un solo enorme piede, col quale all'occorrenza essi si sarebbero fatti ombra.

Sono stati descritti da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia che attribuisce a Ctesia la loro prima descrizione.

Plinio ne parla in questo modo (N.H. VII,2):

... idem hominum genus, qui Monocoli vocarentur, singulis cruribus, mirae pernicitatis ad saltum; eodem Sciapodas vocari, quod in maiore aestu humi iacentes resupini umbra se pedum protegant.

Secondo quanto riferito da Ctesia anche i monocoli avevano una sola gamba, ma un'abilità mirabile per il salto; anch'essi, come gli sciapodi, in periodo di calore estremo avevano l'abitudine di sdraiarsi supini proteggendosi dal sole all'ombra del proprio enorme piede.

In epoca medievale compaiono raffigurati in vari libri di storia, di geografia antropica o di zoologia e nei bestiari.

Nella letteratura moderna, gli sciapodi sono citati assieme a blemmi, panozi ed altre creature fantastiche nei romanzi "Baudolino" e "Il nome della rosa" di Umberto Eco.

http://farm4.static.flickr.com/3612/3382017652_d5ea0420c3.jpg

Sciapodi appaiono anche nel film "Le cronache di Narnia - Il viaggio del veliero" di Michael Apted (2010).

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[1]Storie, trad. di M. G. D'Accinni, Sansoni, Firenze, VII, p. 69.
source: wikipedia
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Mi sorprende che ancora nessuno abbia parlato di vampiri, creature che hanno iniziato la loro carriera di mostri come assai modesti mangia-cadaveri, per poi evolversi nella loro attuale versione eroticizzata e commercializzata.
 

Ira

Retired member
Nuckelavee

Nuckelavee, il mostro piu'orribile della Scozia, fa parte del piccolo popolo ed e' un elfo dell'oscurità', quindi molto pericoloso per l'uomo, il suo aspetto è orribile, privo di pelle ha l'aspetto di un gigantesco cavallo con zampe terminanti a forma di pinna, testa, bocca e occhi sono giganteschi.
Nuckelavee odia i ruscelli di acqua fresca e sono l'unica salvezza per chi lo dovesse incontrare.
Quando si impenna innalzandosi sulle zampe posteriori mostra il suo dorso ricoperto di vene gialle in cui scorre sangue nero, i nervi e i muscoli sono ben visibili e la testa enorme e mostruosa sembra a fatica sorretta dall'esile collo.
Narrano che sia un essere che vive principalmente nel mare ma che talvolta lo abbandona andando sulla terra ferma, causando la rovina di interi raccolti e bestiame solo con il suo alito.

http://www.chupacabramania.com/articoli/nuckelavee.htm

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