Delle scienze dell'anima

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Discutere delle scienze dell'anima, almeno nelle loro declinazioni indaganti la 'pura psiche', implica sempre un concetto di per sé disastrosamente dannoso, esiziale, contrario all'essenza stessa di Mater Natura: la normalità. La psicologia da una parte, nell'accanita e insulsa e vana ricerca di formalizzazione dei processi dell'Io, assunto quest'ultimo a fondamento dell'intera disciplina quando è da dimostrarne l'esistenza 'non metaforica'; nella catalogazione minuta e puntigliosa di casi, terapie, recrudescenze e guarigioni (?) e nella ricerca spasmodica di un kit di modelli (comportamentali, sistemici, cognitivi) cui tendere e da adottare di fronte alla moltitudine del genere umano; nell'arbitraria scissione della realtà in patologica e normale, incapace come si dimostra di fornire elementi di credibilità, nonché un valido criterio di cernita, d'altra parte impossibile da fornire in quanto inesistente; nella sua azione sommersa ed estesa, silenziosa ed endemica, al pari - per celiare un poco - delle mafie: tende sempre ad isolare le nevrosi più che le psicosi, piccoli disagi quotidiani, lievi increspature del comportamento, e quindi dalla presunta aura inoffensiva si insinua negli angoli liberi, esattamente dove è più difficile trovarla: in piena vista. Dall'altra parte, di poi, troviamo una delle peggiori infamie umane, la psichiatria nella sua essenza antiumana, innaturale, folle. E ancora una volta è il concetto-faro della normalità a legittimare la nascita e la proliferazione di questa scienza dalle salde basi cristiane, essendo null'altro che la secolarizzazione/medicalizzazione del male religioso: l'istituzione civile per eccellenza del Cristianesimo, laddove si fa carico del grande messaggio della carità e della salvazione, trasponendolo in chiave medica. Sulle spalle dello psichiatra grava la stessa missione del curato, isolare la devianza, circoscrivere e curare: non siamo qui nei domini della medicina autentica, dei mali del corpo, della malattia in senso stretto. Al contrario, normalità e psicopatia hanno confini estremamente labili e manipolabili a seconda dei tempi, delle risorse, delle conoscenze (?). E' per questo che in luogo del Tribunale dell'Inquisizione sorge, ad incarnare la pietà di Cristo, il manicomio, e, ancor prima, la stultifera navis. E' di fatto la sua stessa esistenza in quanto disciplina dello scibile a renderla esecranda, pericolosissima, ignominiosa nella sua perpetua arroganza 'scientista'; nel suo centellinare il portentoso complesso della natura distribuendo definizioni e diagnosi secondo la logica del paradosso: già, perché l'atto di presunzione che la religione e la psichiatria sono riflettono pari pari il paradosso di Russell, dell'elemento paragonato all'intero insieme; nel suo disporre dei destini altrui confinandoli all'intero di una diagnosi o di una perizia, imprigionandoli in una forma data (il DSM, od oggi) cercando semplicemente corrispondenze, incastri, trascurando del tutto l'uomo; nel suo porsi a giudice universale della devianza e della regolarità, creando problematiche teoretiche monumentali e futili, con conseguente dispendio di risorse, tempo, energie, dicotomie logiche a falsare (con tutta probabilità) irrimediabilmente la conoscenza e, non banalmente, un linguaggio che la dice.

L'avversione per le scienze dell'anima non è di difficile comprensione se si considera il semplice assunto delle filosofie irrazionaliste: in natura non esistono contraddizioni. La prodigiosa multiformità delle forme della Volontà non abbisogna di classificazioni, né tanto meno di rimedi: il guizzo festante (vedi il pensiero nicciano) della vita non si predica della normalità: accade e basta, l'applicazione di additivi logici o morali è posteriore, interviene in secondo luogo, del tutto inutilmente, va da sé. La natura non imposta se stessa partendo delle grandi dicotomie della ragione, anzi, questa a nulla vale nell'economia della vita, nel suo eterno perpetuarsi, divorarsi, rigenerarsi; la razionalità non spiega e non conclude, ammanta soltanto una realtà inconoscibile, e lo fa passando anche dal male psichiatrico, dall'inclusione ed esclusione e patologizzazione dell'umano venendo meno alla sola legge naturale: nessuna difformità è inferiorità: non esistono deviati perché tutti lo siamo.



Ecco, ho spiegato molto sommariamente il mio punto di vista. A voi la parola.
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Hai scritto delle cose che condivido in pieno e trovo piuttosto ragionevoli e illuminate, quindi la sostanza c'è ed è buona, raramente mi trovo a condividere in modo così completo la visione di qualcuno.
La forma invece sembra essere stata pensata apposta per dissuadere dalla lettura, niente paragrafi, termini poco comuni usati più come ostacolo alla lettura che per maggiore correttezza e chiarezza nell'esporre il tuo pensiero e giri di parole con cui si potrebbe testare la resistenza alla forza centrifuga di un astronauta... Certo se poi lo fai perchè legga solo chi ha vera dedizione, missione compiuta.
Ma questo tende a sconfiggere il proposito di un forum, no? :p

Lascio la discussione vera e propria a chi sia in disaccordo con le tue vedute, scusami per la critica, nelle intenzioni costruttiva.
 

Dory

Reef Member
Io vorrei consigliare caldamente a Dayan'el di leggere Oliver Sacks per un punto di vista completamente diverso sulla psichiatria.
Prova a cominciare da "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello".
 

asiul

New member
Non credo che un simile pensiero possa cambiare dopo la lettura di quel libro.

Io sono pienamente d'accordo con quanto espresso in questo thread.
La psichiatria ha il difetto di voler correggere quanto di più normale ci sia in un uomo, la sua sana follia.
E qui non parliamo di malesseri della mente.Bisogna saper distinguere.
Psicologi, psichiatri e religiosi hanno un convincimento comune che non riesco a tollerare.

Curare per taluni equivale ad una "pulizia" della mente e dello spirito che è guidata dalla loro idea di normalità.

Ho assistito a casi di incompetenza medica disastrosa. Ché poi mi domando se un certo tipo di psicologo o psichiatra possa realmente definirsi un medico.

Dory? Qui non si sta discutendo se l'uomo possa o meno essere "affetto" da (chiamiamoli)disturbi del comportamento, qui si mette in discussione il ruolo della psichiatria o se preferisci di una (in)certa psichiatria.
 

Dory

Reef Member
Non credo che un simile pensiero possa cambiare dopo la lettura di quel libro.

Dory? Qui non si sta discutendo se l'uomo possa o meno essere "affetto" da (chiamiamoli)disturbi del comportamento, qui si mette in discussione il ruolo della psichiatria o se preferisci di una (in)certa psichiatria.

Sì, preferisco. ;)
Come sempre, per tutto ciò che è stato creato dall'uomo, non è lo strumento il problema, ma come lo si usa. E Oliver Sacks lo usa come si deve e per ciò che necessita davvero di un suo uso.
Se poi si parla di chi sbuccia la mela quando è già sbucciata... nel senso, appunto, di vedere cose dove non ci sono per ricavarne un diverso tornaconto (mi riferisco a quelli che vedono aberrazioni dove non ci sono o ce le mettono di proposito per esercitare un qualche potere, tipo preti con le streghe).

Poi ci sono quelli che, normali o non normali non è questo il punto, hanno dei problemi che gli rendono la vita difficoltosa ed infelice, che soffrono, e ci sono quelli che vedono questa difficoltà e questa sofferenza e cercano di dare a queste persone l'opportunità di una vita migliore. Ma non credo qui si stia parlando di questo... non si dovrebbe, a mio parere, parlare quindi della scienza della psichiatria in sé, ma dell'uso sbagliato che taluni ne hanno fatto e ne fanno.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Io vorrei consigliare caldamente a Dayan'el di leggere Oliver Sacks per un punto di vista completamente diverso sulla psichiatria.
Prova a cominciare da "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello".


Cosa dovrebbe cambiare dopo la lettura di questa scritto? Beninteso, ne possiedo anche l'edizione in inglese, e sì, lo apprezzo molto. Ma nel libro in questione non ho letto un briciolo di psichiatria: sul serio, nemmeno un po'. Sacks d'altra parte non è uno psichiatra, è un neurologo, tratta di disturbi organici, disfunzioni nervose, tumori, lesioni al cranio o al cervello, insomma, ha riscontri oggettivi su cui intervenire, senza contare l'enorme differenza tra i pazienti dell'Albert Einstein e quelli di un qualsiasi manicomio: i primi sono malati.
L'approccio di Sacks è di poi di tipo fenomenologico, il solo a mostrare una certa pulizia ideologica, una umanità deontologica, ma rimane la questione di fondo, è la psichiatria nella sua essenza ad essere immonda: laddove fissa una regolarità identica per tutto il genere umano, una sola forma in cui adeguarsi, pena lo stato di patologico. La fenomenologia ha in parte rimosso questo abominio di inizio Novecento, si è accostata al 'paziente', ha lasciato da parte i preconcetti medici ed ha cominciato ad ascoltare l'uomo, il complesso di esperienze che esso rappresenta. Ma ancora una volta, non si è prodotto mutamento significativo, lo schema della relazione rimane medico-paziente. Ma il paziente psichiatrico non esiste, al più si può parlare di imputato giuridico, non di malato, differenza di nuovo abissale. E' lo schema ad essere un insulto alla vita multiforme, la squalificazione di un uomo dalla fiera del mondo da parte degli altri: abbasso te per innalzare me stesso, quando l'opposto appare del tutto impossibile. Investendoti di carità cristiana ti squalifico e ti privo di credibilità ed autorità, ti escludo dalle maglie del potere, o ti confino ai limiti estremi; piuttosto che accettarti come mio avversario e dignificarti mediante questa relazione paritaria, ti dichiaro incapace. L'interdizione come strumento di elevazione a spese altrui.



Ma se siamo in vena di consigli, allora leggiamo Griesinger, Kraepelin, Jaspers nella sua Psicopatologia Generale (opera fondativa della psichiatria moderna), i ragionati e sensatissimi saggi di Binswanger, Husserl ed Heidegger, Bateson, Szasz, in Italia Silvano Arieti, e poi è imprescindibile la monumentale opera omnia di quel genio andato sotto il nome di Foucault.
 

Dory

Reef Member
Cosa dovrebbe cambiare dopo la lettura di questa scritto? ...Sacks d'altra parte non è uno psichiatra, è un neurologo, tratta di disturbi organici, disfunzioni nervose, tumori, lesioni al cranio o al cervello, insomma, ha riscontri oggettivi su cui intervenire, senza contare l'enorme differenza tra i pazienti dell'Albert Einstein e quelli di un qualsiasi manicomio: i primi sono malati.
L'approccio di Sacks è di poi di tipo fenomenologico, il solo a mostrare una certa pulizia ideologica, una umanità deontologica, ma rimane la questione di fondo, è la psichiatria nella sua essenza ad essere immonda...

Ho citato Sacks proprio per il modo particolare con cui si approccia alle persone che hanno bisogno del suo aiuto, che nello specifico è un aiuto neurologico, ma lui ci mette qualcosa in più, utilizza il suo strumento con, appunto, umanità, passione, e certi principi. Questo si può trasportare in qualsiasi campo.
Volevo solo sottolineare, come ho già detto, che il problema non è la scienza della psichiatria, ma, semmai, il modo in cui viene applicata, e soprattutto a chi.

Se uno vuol curare una persona sana dalla pertosse con uno scappellotto in testa... beh, mi sa che chi ha bisogno dello psichiatra sia evidente! :mrgreen:
 

asiul

New member
Sì, preferisco. ;)
Come sempre, per tutto ciò che è stato creato dall'uomo, non è lo strumento il problema, ma come lo si usa. E Oliver Sacks lo usa come si deve e per ciò che necessita davvero di un suo uso.
Se poi si parla di chi sbuccia la mela quando è già sbucciata... nel senso, appunto, di vedere cose dove non ci sono per ricavarne un diverso tornaconto (mi riferisco a quelli che vedono aberrazioni dove non ci sono o ce le mettono di proposito per esercitare un qualche potere, tipo preti con le streghe).

Poi ci sono quelli che, normali o non normali non è questo il punto, hanno dei problemi che gli rendono la vita difficoltosa ed infelice, che soffrono, e ci sono quelli che vedono questa difficoltà e questa sofferenza e cercano di dare a queste persone l'opportunità di una vita migliore. Ma non credo qui si stia parlando di questo... non si dovrebbe, a mio parere, parlare quindi della scienza della psichiatria in sé, ma dell'uso sbagliato che taluni ne hanno fatto e ne fanno.

Lo so, infatti l'ho scritto per te, ma il punto è che non lo preferico io. :mrgreen:

Per il resto...io sbuccio tutto con forchetta e coltello, sarà grave? :? :mrgreen:

Ora vado un po' di corsa e non posso risponderti con la dovuta attenzione,mi riprometto di farlo appena torno. :MUCCA
Ché son sicura ci sarà altra carne sul fuoco... :p
 

Dory

Reef Member
Ma cos'è, poi, l'anima?
Ops... mi sa che ho aperto un varco multidimensionale... :mrgreen:
Scusate, lo richiudo subito, giusto il tempo di dire che, se si parla di psicologia, bisogna premettere se si pensa che i problemi della psiche siano indipendenti da quelli del corpo o se le due cose siano connesse. Esiste nel mondo scientifico un annoso dibattito su questo tema.
Insomma, c'è chi crede nell'anima e chi non ci crede.. io ancora non lo so se ci credo o no. Ma, suppongo che, se uno non crede nell'anima, con il progresso delle nostre conoscenze scientifiche, forse un giorno capiremo che psichiatria e neurologia sono la stessa scienza... ai posteri l'ardua sentenza...
 

asiul

New member
Ho citato Sacks proprio per il modo particolare con cui si approccia alle persone che hanno bisogno del suo aiuto, che nello specifico è un aiuto neurologico, ma lui ci mette qualcosa in più, utilizza il suo strumento con, appunto, umanità, passione, e certi principi. Questo si può trasportare in qualsiasi campo.
Volevo solo sottolineare, come ho già detto, che il problema non è la scienza della psichiatria, ma, semmai, il modo in cui viene applicata, e soprattutto a chi.

Se uno vuol curare una persona sana dalla pertosse con uno scappellotto in testa... beh, mi sa che chi ha bisogno dello psichiatra sia evidente! :mrgreen:

Questa faccio in tempo a dirla.Mannaggiatè! Sto facendo tardi...:W :wink:

Conosco benissimo il mondo della neurologia...passione umanità non c'entrano nulla con la neurologia. Parlo di quella applicata e studiata.
L'umanità è degli uomini che siano essi medici o altro non conta.
L'esempio che riporti è di un uomo che casualmente è un neurologo.

La neurologia è per di più la farmacologia applicata alla mente, si pensa di risolvere tutto con delle benzodiazepine, date quelle il resto per taluni è solo parte di una diagnosi. L'essere umano diventa un paziente e il suo modo di essere una patologia da debellare e/o contenere.

Ma che c'entra l'anima? Non tiriamo fuori la metafisica eh? :??
 

Dory

Reef Member
Questa faccio in tempo a dirla.Mannaggiatè! Sto facendo tardi...:W :wink:

Conosco benissimo il mondo della neurologia...passione umanità non c'entrano nulla con la neurologia. Parlo di quella applicata e studiata.
L'umanità è degli uomini che siano essi medici o altro non conta.
L'esempio che riporti è di un uomo che casualmente è un neurologo.

La neurologia è per di più la farmacologia applicata alla mente, si pensa di risolvere tutto con delle benzodiazepine, date quelle il resto per taluni è solo parte di una diagnosi. L'essere umano diventa un paziente e il suo modo di essere una patologia da debellare e/o contenere.

Ma che c'entra l'anima? Non tiriamo fuori la metafisica eh? :??

Detto questo, suppongo quindi che mi dai ragione, la scienza è scienza, non è cattiva o buona, è quello che è. Sta all'uomo che la applica metterci del suo per renderla qualcosa di buono e utile.

La metafisica, no, no, certo che no.... " " ce ne scampi... :mrgreen:
Come al solito ho perso il filo del discorso, chiedo a D. un riassunto della sua domanda.
E' "che ne pensiamo della psichiatria? Se è una scienza utile all'uomo o se crea solo danni?"
Ho capito bene? :?

Ma.. Luisa, ora che ci penso... cosa c'entra l'anima? E' il titolo della discussione!! :?
Se si parla di scienza dell'anima, bisogna davvero addentrarsi nella metafisica.. o no?
Scusate, mi sento un po' confusa, chi mi fa un punto della situazione?
 
Ultima modifica:

Shoofly

Señora Memebr
La psichiatria ha il difetto di voler correggere quanto di più normale ci sia in un uomo, la sua sana follia.
E qui non parliamo di malesseri della mente.Bisogna saper distinguere.
Psicologi, psichiatri e religiosi hanno un convincimento comune che non riesco a tollerare.

Curare per taluni equivale ad una "pulizia" della mente e dello spirito che è guidata dalla loro idea di normalità.

Ho assistito a casi di incompetenza medica disastrosa. Ché poi mi domando se un certo tipo di psicologo o psichiatra possa realmente definirsi un medico.

Dory? Qui non si sta discutendo se l'uomo possa o meno essere "affetto" da (chiamiamoli)disturbi del comportamento, qui si mette in discussione il ruolo della psichiatria o se preferisci di una (in)certa psichiatria.

Il richiamo alle esperienze di Sacks mi sembra mirato a suggerire riflessioni più ampie non tanto su una materia di studio in se - la neuropsichiatria che, a quanto mi consta, è ben diversa dalla psicologia e dalla religione - quanto piuttosto su alcuni importanti orientamenti delle ricerche operate in questo settore.

Sacks rappresenta un ottimo esempio di come si possa affrontare e curare quelle menomazioni o inabilità di una funzione neurologica che comportano uno status "deficitario": perdita della parola, perdita del linguaggio, perdita della memoria, perdita della vista, perdita della destrezza, perdita dell'identità e una miriade di altre mancanze e perdite di funzioni (o facoltà) specifiche che starei ben attenta a definire "sana follia" dal momento che se non affrontati con gli strumenti giusti questi deficit, - alcuni inizialmente così leggeri da apparire innocui - possono portare a conseguenze tragiche, morte compresa.

Ho letto questo libro in relazione ad un'esperienza dolorosa di una delle mie più care amiche che di punto in bianco decise di non volersi più alzare dal letto.
E' stata curata splendidamente da un bravo psichiatra, ci sono voluti anni e tanta pazienza ed amore da parte di chi le è stato accanto, ma posso garantirti che non ne sarebbe uscita senza l'aiuto della terapia psichiatrica. Di quella terapia, studiata appositamente sul suo caso.
Mio padre soffre (anzi direi: soffriva :D) da dieci anni di un leggero disturbo di natura epilettica che - se non curato - comporta la perdita di memoria a breve termine per periodi sempre più lunghi. Non so proprio in che modo se la sarebbe cavata se in famiglia le sue improvvise "dimenticanze" fossero state prese sotto gamba e non ci fossimo rivolti ad un neuropsichiatra.
I casi di incompetenza medica disastrosa fanno parte della triste realtà in cui gli strumenti per aiutare vengono adoperati male o non vengono adoperati affatto. Si chiama "malasanità" ed è tutta un'altra (brutta) storia.

Riguardo all'affermazione di D:

Non esistono deviati perché tutti lo siamo.... ma deviati rispetto a cosa? No, perché introdurre il concetto di "devianza" rende implicito il raffronto con tutto ciò che devianza non è.:?
 
Ultima modifica:

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
[..] E' "che ne pensiamo della psichiatria? [...]

Sì, questo il punto, insieme ad altre domande collaterali: merita la psichiatria lo statuto di scienza? Su quali basi possiamo ammetterla nell'ordine di un mondo infinitamente più vasto delle sua catalogazioni?

Ma.. Luisa, ora che ci penso... cosa c'entra l'anima? E' il titolo della discussione!! :?
Se si parla di scienza dell'anima, bisogna davvero addentrarsi nella metafisica.. o no?
Scusate, mi sento un po' confusa, chi mi fa un punto della situazione?

Scienze dell'anima è un titolo scelto per semplice etimologia: psichè, dal greco, veniva tradotto con 'anima'.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
la psichiatria che, a quanto mi consta, è ben diversa dalla psicologia e dalla religione -


Nessuno le ha equiparate.

Sacks rappresenta un ottimo esempio di come si possa affrontare e curare quelle menomazioni o inabilità di una funzione neurologica che comportano uno status "deficitario": perdita della parola, perdita del linguaggio, perdita della memoria, perdita della vista, perdita della destrezza, perdita dell'identità e una miriade di altre mancanze e perdite di funzioni (o facoltà) specifiche che starei ben attenta a definire "sana follia" dal momento che se non affrontati con gli strumenti giusti questi deficit, - alcuni inizialmente così leggeri da apparire innocui - possono portare a conseguenze tragiche, morte compresa.


Siamo di nuovo alla medesima confusione di Dory: Sacks, insigne studioso, non è uno psichiatra. La mia critica, abbastanza feroce peraltro, non scalfisce la neurologia, proprio in quanto questa ha tutti i requisiti per ritenersi scienza: ha sintomi organici, una eziologia osservabile in ogni momento, presuppone interventi farmacologici e/o chirurgici, tutta l'area psichica non viene considerata, e questo non va trascurato. La mente per il neurologo non è che un complessissimo sistema di neuroni, acidi, aree funzionali, ossa, nervi, tutti elementi d'insieme confrontabili, misurabili: banalmente, qui siamo nei terreni della certezza oggettiva.

Riguardo all'affermazione di D:

Non esistono deviati perché tutti lo siamo.... ma deviati rispetto a cosa? No, perché introdurre il concetto di "devianza" rende implicito il raffronto con tutto ciò che devianza non è.:?

Provi a fare la retorica, ma con D. non funziona. :mrgreen:
Siamo deviati rispetto all'unico paradigma ammesso dalla psichiatria. Ma a nulla vale il DSM in un mondo costituito di e su devianze tali per cui, in linea di principio, non esisteranno mai due uomini identici. E' un caso di coicidentia oppositorum. E' il curioso caso di una scienza che vuole comportarsi al modo di un sistema formale dove è concessa una ed una sola forma, è l'immensa contraddizione di un modello artificiale costruito per essere imposto mediante coercizione: un modello previsto per tutti, in natura appartenente a nessuno.

Più in generale, chiedo: sai, Shoo, come vengono effettuate le diagnosi psichiatriche? Lo psichiatra raccoglie tutti i sintomi (ammesso che siano sintomi naturalmente...) e li confronta con quanto scritto nel quarto DSM, responso asettico, impersonale, meccanico. Un disastro. Oggi certo ha preso piede l'indirizzo fenomenologico-esistenzialisco, che tra l'altro riscuote le mie simpatie, e si ha quindi un lieve mutamento delle condizioni nel trattamento del paziente. Ma dicendo paziente abbiamo ammesso che la malattia mentale esiste, che possano darsi casi di diversità tra umani, con tanto di cause non organiche, tali da potersi definire in termini di sanità ed insanità. Temo sia uno degli azzardi più pericolosi. D'altra parte qui la Storia dà ragione a me: l'arbitrarietà delle classificazioni lascia sconcertati, in un passato remoto o recente quante 'devianze' sono state riscontrate, esecrate e poi curate? Mi si negherà forse che l'immensa varietà della vita sia stata ridotta a patologia? L'omosessualità è stata esclusa solo dal quarto DSM, il narcisismo verrà depennato nel quinto (ad oggi ancora in redazione), il transessualismo e le parafilie figurano ancora tra i disturbi psichiatrici, come come altri infiniti modi di essere degli uomini che nulla hanno a che fare con la malattia o la salute. Il concetto di normalità non ha ragione d'esistere, esattamente come l'istituzione incaricata di promuoverla e diffonderla, e, quando necessario, crearla su misura.
 

Dory

Reef Member
A dayan, ma sei proprio de coccio!!! :mrgreen:
Quello di Sacks era un esempio... mirato a suggerire riflessioni più ampie, non su una materia di studio in sé (see Shoofly)...

Lo sappiamo, io e Shoo, che Sacks non è uno psichiatra.

Chiarito questo punto, a me sembra che tu stia condannando la psichiatria in toto, perché nella tua testa l'associ solo a degli esempi negativi.
Io non sono d'accordo su una parola di quello che dici, ma non posso parlarti per nomi e teorie di psichiatri illustri, posso parlarti solo per esperienza diretta, come ha fatto Shoo.
Posso dirti solo che, se esistono studi, punti di riferimento, tabelle e grafici da consultare, esiste anche la preparazione, l'esperienza e 'l'intuizione' o 'interpretazione', se vogliamo, del medico. Possiamo distinguere 'bravi psichiatri' da 'cattivi psichiatri', come per qualunque altra categoria di professionisti.

Vorrei chiederti, D., come lo vedi un ragazzo che si ferisce, si taglia, o una ragazza che non mangia fino a scomparire... non si tratta di essere deviati o di non essere normali, si tratta di avere qualcosa dentro di sé che non li fa star bene, ma non ne sono del tutto coscienti, o non sanno come gestirsi, per cui subentra un meccanismo di compensazione allo smarrimento, qualcosa di irrazionale che gli dà una falsa sensazione di liberazione, mentre li intrappola sempre di più.
Senza la psichiatria queste persone come farebbero a trovare una via di uscita? Le abbandoneresti a loro stesse? Cosa faresti?

La malattia mentale non è solo malattia mentale... la maggior parte delle malattie mentali, sono malattie anche del corpo, e non solo per le conseguenze. L'anoressia porta alla morte!
Io non riesco a scindere la psiche dalla fisiologia, l'anima dal corpo, essi sono un tutt'uno, tant'è che ultimamente alcune ricerche evidenziano come certe malattie ritenute 'mentali' siano in realtà dovute a cause fisiologiche. Mi pare che proprio nell'ultimo numero di Le Scienze c'era un articolo su stati depressivi provocati da un'infezione batterica.
 
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Shoofly

Señora Memebr
Nessuno le ha equiparate
.

ma messe in stretta relazione sì :mrgreen: (non da te, però)

e poi perché scienze? perché il plurale?


e poi ancora mi chiedo..... la tua idea di psichiatria a quale categoria afferisce? A quella del lombrosismo oppure alle impostazioni più recenti della ricerca (perchè io mi riferisco a queste e non a quello, se no parlam' e 'n ce capim') ?
 
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Dory

Reef Member
Ora non riesco a trovare quello specifico articolo, ma ve ne riporto altri di studi effettuati sul legame tra disturbi psichici e fisiologici.

L_autismo e gli ormoni della socialità | Le Scienze

Neuropsina, la nuova molecola dell_ansia | Le Scienze

Del resto, a me sembra una cosa talmente ovvia... non mi riesce proprio di immaginare la nostra psiche come qualcosa che aleggia nel nulla. Tutto ciò che noi siamo, facciamo, pensiamo, proviamo è tutta una decodificazione di un substrato materiale.
Solaris docet!! :mrgreen:
 

asiul

New member
(..)
Sacks rappresenta un ottimo esempio di come si possa affrontare e curare quelle menomazioni o inabilità di una funzione neurologica che comportano uno status "deficitario": perdita della parola, perdita del linguaggio, perdita della memoria, perdita della vista, perdita della destrezza, perdita dell'identità e una miriade di altre mancanze e perdite di funzioni (o facoltà) specifiche che starei ben attenta a definire "sana follia" dal momento che se non affrontati con gli strumenti giusti questi deficit, - alcuni inizialmente così leggeri da apparire innocui - possono portare a conseguenze tragiche, morte compresa.

Attenta?E perché? :?
Sei tu che li stai erroneamente definendo sana follia attribuendomene il significato.
Non ho mai detto quali aspetti o comportamenti o ancora modi d'essere siano per me definibili come tali.:roll:

(..)
Ho letto questo libro in relazione ad un'esperienza dolorosa di una delle mie più care amiche che di punto in bianco decise di non volersi più alzare dal letto.
E' stata curata splendidamente da un bravo psichiatra, ci sono voluti anni e tanta pazienza ed amore da parte di chi le è stato accanto, ma posso garantirti che non ne sarebbe uscita senza l'aiuto della terapia psichiatrica. Di quella terapia, studiata appositamente sul suo caso.

Bene, sono contenta per la tua amica.Tutti abbiamo forse avuto esperienza, dirette o indirette con queste "situazioni" e non sempre l'esito è stato lo stesso. Altre persone sono state ricoverate per dipendenza dai farmaci a seguito di una cura inadeguata, ma non è questo il punto.
Si sta continuando a discutere del caso specifico, riportandoci l'esperienza di un libro.
Non si sta affermando che i medici siano dei ciarlatani e che usino la psichiatria per profitto.(Ché poi in a volte è anche vero)


Si dovrebbe partire dall'oggetto del post iniziale, senza allontanarci dal vero oggetto della discussione, con facili esempi di "grazia ricevuta".

(..)
Mio padre soffre (anzi direi: soffriva :D) da dieci anni di un leggero disturbo di natura epilettica che - se non curato - comporta la perdita di memoria a breve termine per periodi sempre più lunghi. Non so proprio in che modo se la sarebbe cavata se in famiglia le sue improvvise "dimenticanze" fossero state prese sotto gamba e non ci fossimo rivolti ad un neuropsichiatra.
I casi di incompetenza medica disastrosa fanno parte della triste realtà in cui gli strumenti per aiutare vengono adoperati male o non vengono adoperati affatto. Si chiama "malasanità" ed è tutta un'altra (brutta) storia.

Se potessimo evitare di citare esperienze private sarebbe meglio.Scusami,ma a me questo modo di discutere non piace.
Ripeto mi dispiaccio di tutti i mali del mondo di qualsiasi tipo, ma qui non si discute di queto.

Vorrei ricordarvi, e così con gli esempi siamo alla pari, l'esperienza di Bene, rinchiuso in un manicomio in tenera età, o quella di Alda Merini.
 
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