Cos'è finito negli anni 60'?

P

ParallelMind

Guest
Io purtroppo non li ho mai vissuti quegli anni,ma guardando video,leggendo articoli,ascoltando canzoni si ha quasi la sensazione che nel vivere collettivo comune qualcosa sia cambiato. L'omicidio dei Kennedy,la morte di artisti e leader carismatici,la fine di un epoca col concerto sull'isola di Wight.
La gente partecipava ad un qualche tipo di cambiamento sociale? o almeno si illudeva di riuscirci,forse quelli che sono crollati sono soltanto i sogni o anche qualcos'altro?


Magari sono un pò ot ma non sapevo in che sezione aprirla
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
mi piace questa discussione, perchè essendo io nata nel 1960 quegli anni li ho respirati tutti e parlare di cosa è cambiato in 50 anni è come parlare della mia vita :) aspetto di riflettere e di dire la mia :wink:
 

SALLY

New member
Formidabili quegli anni!!! Come Elisa li ho vissuti tutti...è stato un periodo di rottura tra due generazioni,quella prima della guerra e quella del dopoguerra,una rivolta contro l'autoritarismo,sia nel pubblico che nel privato,una presa di coscienza delle donne,operai,studenti,intellettuali per la prima volta insieme,da qui sono scaturite le leggi sull'aborto,sul divorzio,lo statuto dei lavoratori e una scuola più democratica,Il mondo della musica poi ha subito una scossa enorme,prima c'era la musica leggera,cioè le canzonette poco impegnate o il "bel canto",sono nati i gruppi,le band,sulla scia della protesta ed i cantautori,autori impegnati che mettevano il vissuto in musica.Nella moda, i jeans sono passati da capo esclusivamente da lavoro a indumento solidale,tra uomo e donna nell'abbigliamento si tendeva ad eliminare le differenze,c'era un vestire unisex,i ragazzi si facevano crescere i capelli...e questo,in tutto il mondo.


 
P

ParallelMind

Guest
grazie Sally
quello che volevo capire però ineffetti era se è stata una semplice tendenza,passeggiera oppure qualcosa che ha forgiato gli animi di quegli anni
e oggi se possiamo realmente trovare analogie in qualche contesto culturale moderno
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
io credo che in quegli anni ci sia stato un esponenziale fenomeno aggregativo, i giovani e le donne e i gruppi minoritari, per la prima volta si sono sentiti persone con pieni diritti e si sono uniti per far sentire la loro voce che prima era soffocata da gruppi di potere determinati dai soldi, dal ruolo politico, religioso e sociale.
Adesso forse lo stesso fenomeno si può estendere ai popoli.
 

SALLY

New member
grazie Sally
quello che volevo capire però ineffetti era se è stata una semplice tendenza,passeggiera oppure qualcosa che ha forgiato gli animi di quegli anni
e oggi se possiamo realmente trovare analogie in qualche contesto culturale moderno

Penso che sia stata una cosa che ha forgiato gli animi di quegli anni,personalmente oggi non vedo niente di simile....ripensandoci, quello che sta accadendo nel Nord Africa,mi sembra un cambiamento epocale.
 

ulysse

New member
Io sono un po' più pratico e forse meno filosofico, ma non considero tanto formidabili quegli anni. Primo perché i sogni non hanno portato nulla alle generazione successive come la mia, secondo perché a forza di sentire musica ci si è dimenticato di lavorare e quindi non si è costruito nulla - almeno in Italia - terzo perché il forte uso di sostante stupefacenti che facevano tanto "moda" in quegli anni, hanno solo contribuito a fare innalzare il livello di criminalità in paesi dove la debolezza sociale era evidente come in Italia.
Non sono affatto contento degli anni '60, l'unica cosa buona penso sia il furgone della Volkswagen e nulla di più.......
 
P

ParallelMind

Guest
Io sono un po' più pratico e forse meno filosofico, ma non considero tanto formidabili quegli anni. Primo perché i sogni non hanno portato nulla alle generazione successive come la mia, secondo perché a forza di sentire musica ci si è dimenticato di lavorare e quindi non si è costruito nulla - almeno in Italia - terzo perché il forte uso di sostante stupefacenti che facevano tanto "moda" in quegli anni, hanno solo contribuito a fare innalzare il livello di criminalità in paesi dove la debolezza sociale era evidente come in Italia.
Non sono affatto contento degli anni '60, l'unica cosa buona penso sia il furgone della Volkswagen e nulla di più.......

Invece è proprio questa forma di pensiero dominante che ci sta collettivamente fregando.
Perchè le persone sono fatti di anima,cuore,mente,emozioni e tanto altro..e la società si basa su tutt'altro: soldi,potere,sesso.
e di questo passo non ci resteranno molti altri "affari" da fare perchè andrà tutto in malora
Una spinta generazionale positiva non si può prevedere gli effetti che ha.. magari la politica economica fortunata dell'america degli anni 70 e 80 è stata possibile solo grazie al periodo hippy
La società è come una pianta che ha bisogno di sole,calore e acqua pulita per mantenersi in salute..Sono argomenti molto complessi secondo me,per fare un analisi bisogna fare un quadro più grande
 

jancarlo

New member
Caratteristico dei primi anni '60 fu il cosiddetto "boom" economico. Dopo anni di ristrettezze, finalmente poteva dirsi concluso il lungo periodo del "dopoguerra". Non fu certo il raggiungimento del benessere per tutti, ma sicuramente ci furono maggiore agiatezza e prosperità. La produzione seriale delle fabbriche che lavoravano a pieno ritmo, l'introduzione e l'espansione del sistema delle vendite rateali, permisero l'acquisto di beni che fino ad allora erano riservati alle classi più abbienti. Questo rinnovato e più diffuso benessere produsse una certa idea di progresso, secondo cui esso sarebbe stato continuo, esponenziale ed al servizio dell'emancipazione delle classi più indigenti. Questo clima contribuì ad un certo allentamento delle tensioni sociali, mai sopite, e che erano violentemente esplose duranti i fatti del Luglio del '60, che ebbero caratteristiche ideologiche e politiche più che di rivendicazioni sindacali o salariali. Insomma, si respirava un'aria di fiducia incondizionata nel futuro che non poteva essere che migliore del presente. Ma già nel '64 si era in piena "congiuntura economica", ed il sogno era infranto. In realtà le condizioni economiche medie degli italiani continuarono a crescere, ma in maniera meno lineare e veloce, e soprattutto venne a mancare per sempre l'idea di un progresso sempre "buono", indiscriminato, egualitario. La perdita dell'utopia riacuì le tensioni, e la morte dello studente Paolo Rossi durante gli scontri all'Università di Roma dell'Aprile del '66, segnò, simbolicamente, la fine anticipata dei "mitici" anni '60. Solo qualche anno più tardi, l'uccisione di uno studente per motivi politici, non avrebbe fatto quasi più notizia, ma, nel '66 non era ancora così: fu la perdita dell'innocenza e della spensieratezza adolescenziali, almeno, così, la vissi io, studente ginnasiale. Da lì a poco le tensioni crebbero, queste sì, in maniera esponenziale, e sarebbero sfociate nelle dure lotte del '68 e degli anni successivi ,e il decennio si concludeva il 12 dicembre del '69 con la strage di piazza Fontana e la truce inaugurazione della "strategia della tensione", mentre scheggie impazzite di movimenti politici saranno protagoniste degli "anni di piombo" che lasceranno una lunga scia di sangue durante tutto il decennio successivo.
 

Frundsberg

New member
Nel 1968, a Praga, è finito il regime comunista.
Jan Palach è morto.
Eppure i dragunov dei padroni sparavano contro ali troppo forti per essere fermate, troppo alte per essere arrestate.
Grazie agli slavi era finito qualcosa che nel 1956 i budapestini non erano riusciti a fermare.
E' vero, la Storia dice che i padroni con la stella rossa trionfarono.
Ma le colombe avevano cominciato a respirare.
E non avrebbero più smesso.
 

lillo

Remember
a mio parere gli anni 60 sono stati inizio e fine di molte cose. Prima di tutto l'apertura di numerose facoltà universitarie ai figli della gente comune: molte facoltà fino ad allora erano appannaggio solo di alcune classi sociali privilegiate (allora si definivano borghesi). E' stato il decennio del concilio vaticano secondo voluto da Giovannii XXIII, il cui significato di apertura della chiesa ai cambiamenti, che avvenivano all'interno della società, si è andato lentamente perdendo con gli ultimi due papati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. E' stata l'epoca di messa in crisi della società patriarcale e l'inizio della presa d'atto di una coscienza femminile. Le droghe erano ben lontane dall'industria mafiosa, che porterà, solo un decennio dopo, al consumo di massa dell'eroina e che in 20 anni determinerà la distruzione di un'intera generazione di giovani. Gli anni 60 sono stati gli anni di una profonda riformulazione della società (Marcuse, Adorno, Sartre, De Beauvoir) sicuramente ingenua, perchè non ha tenuto conto del profondo impatto che lo sviluppo economico avrebbe avuto nella coscienza della gente da li a qualche anno, con la successiva omologazione del pensiero e dell'etica sociale da parte del consumismo di massa e della ricerca edonistica (usando un termine caro a Pasolini) del benessere economico, tralasciando i valori di una diversa cultura che si è potuta esprimere solo in forma embrionale.
 

jancarlo

New member
Comunque ribadisco l'enorme differenza di sensibilità e di clima, che si avvertì fin da allora, tra la prima e la seconda parte del decennio, come se si trattasse di due epoche distanti. Dalla confessione esistenziale venata di malinconia e noia di "Mi sono innamorato di te perchè non avevo niente da fare" (1962) di Luigi Tenco a "Contessa" (1968) di Paolo Pietrangeli il passo non è nè breve e nè contiguo. Dalla freschezza e spensieratezza delle prime canzoni dei Beatles alle lisergiche visioni musicali dei Pink Floyd sembrano passati alcuni lustri, non solo qualche anno. La commedia all'italiana in b&n, da "Rogopag" a "Io la conoscevo bene" sembra roba di un altro mondo confrontata con le esercitazioni intellettuali di films come "Teorema" (1968) o "Porcile" (1969) di Pier Paolo Pasolini. E, per tornare alla domanda iniziale "Cos'è finito negli anni 60'?" direi la velocità dei cambiamenti. Ve li immaginate spostamenti umorali così drastici di sensibilità e stile di vita tra i primi e gli ultimi anni del decennio appena trascorso?
 

jancarlo

New member
Io sono un po' più pratico e forse meno filosofico, ma non considero tanto formidabili quegli anni. Primo perché i sogni non hanno portato nulla alle generazione successive come la mia, secondo perché a forza di sentire musica ci si è dimenticato di lavorare e quindi non si è costruito nulla - almeno in Italia - terzo perché il forte uso di sostante stupefacenti che facevano tanto "moda" in quegli anni, hanno solo contribuito a fare innalzare il livello di criminalità in paesi dove la debolezza sociale era evidente come in Italia.
Non sono affatto contento degli anni '60, l'unica cosa buona penso sia il furgone della Volkswagen e nulla di più.......

Però, non si sa perchè, libri, films, trasmissioni di vario genere continuano a rievocare quegli anni...io non sono in grado di formulare un giudizio "spassionato", perchè, per ragioni anagrafiche ed anche per vicende personali, a quegli anni (solo i primi anni '60 però!) sono troppo legato, ma , sta di fatto che si continua a parlare ed a scrivere di essi. E da subito, ed in tutto il mondo. Basta pensare che "American Graffiti" di George Lucas è uscito nel '73 (ma l'idea del film è del '71) e rievoca con delicatezza e tanta nostalgia le vicende di un gruppo di amici della provincia americana nell'estate del '62. Ne parla come un mondo lontano ed ormai perduto per sempre, ed erano passati solo dieci anni dalle vicende narrate ma, come ho già scritto, il mondo correva in fretta allora! Oggi è la tecnologia a correre, ma le idee, gli stili di vita, le mentalità rimangono al palo! Ve lo immaginate rievocare con profondo languore come appartenente ad altra epoca una storia ambientata nel 2001?
 
P

ParallelMind

Guest
Però, non si sa perchè, libri, films, trasmissioni di vario genere continuano a rievocare quegli anni...io non sono in grado di formulare un giudizio "spassionato", perchè, per ragioni anagrafiche ed anche per vicende personali, a quegli anni (solo i primi anni '60 però!) sono troppo legato, ma , sta di fatto che si continua a parlare ed a scrivere di essi. E da subito, ed in tutto il mondo. Basta pensare che "American Graffiti" di George Lucas è uscito nel '73 (ma l'idea del film è del '71) e rievoca con delicatezza e tanta nostalgia le vicende di un gruppo di amici della provincia americana nell'estate del '62. Ne parla come un mondo lontano ed ormai perduto per sempre, ed erano passati solo dieci anni dalle vicende narrate ma, come ho già scritto, il mondo correva in fretta allora! Oggi è la tecnologia a correre, ma le idee, gli stili di vita, le mentalità rimangono al palo! Ve lo immaginate rievocare con profondo languore come appartenente ad altra epoca una storia ambientata nel 2001?

Adoro quel film! un pò come adoro "Stand by me- ricordi di un estate" ambientato sempre in quegli anni
sono entrambe pellicole che mostrano la bellezza della semplicità di queli anni magici in america,vissuta attraverso gli occhi di un gruppo di teenagers
 

ulysse

New member
Però, non si sa perchè, libri, films, trasmissioni di vario genere continuano a rievocare quegli anni...io non sono in grado di formulare un giudizio "spassionato", perchè, per ragioni anagrafiche ed anche per vicende personali, a quegli anni (solo i primi anni '60 però!) sono troppo legato, ma , sta di fatto che si continua a parlare ed a scrivere di essi. E da subito, ed in tutto il mondo. Basta pensare che "American Graffiti" di George Lucas è uscito nel '73 (ma l'idea del film è del '71) e rievoca con delicatezza e tanta nostalgia le vicende di un gruppo di amici della provincia americana nell'estate del '62. Ne parla come un mondo lontano ed ormai perduto per sempre, ed erano passati solo dieci anni dalle vicende narrate ma, come ho già scritto, il mondo correva in fretta allora! Oggi è la tecnologia a correre, ma le idee, gli stili di vita, le mentalità rimangono al palo! Ve lo immaginate rievocare con profondo languore come appartenente ad altra epoca una storia ambientata nel 2001?

E' molto semplice Jancarlo il perché. Perché siamo un popolo che guarda indietro invece di guardare avanti. Siamo culturalmente sempre dei nostalgici e mai degli avventurieri, ogni uomo, ogni sognatore, ogni avventuriero che si è palesato nella nostra società è stato ucciso, sia fisicamente che moralmente. Parlare del passato, genera più emozioni controllabili, mentre guardare al futuro genera solo entusiamo coinvolgente che non si può gestire e controllare. E' molto più facile fare retrospettive che non visioni futuristiche. Primo perché il passato si conosce e si può manovrare al meglio, secondo perché il futuro ha sempre spaventato. Il salto nel buio che nessuno vuol fare. Per questo esistono i coraggiosi. e come ben sai la parola coraggio ha nella sua radice la parola "core". Ed al cuore non si comanda e non si comanderà mai.
 

jancarlo

New member
E' molto semplice Jancarlo il perché. Perché siamo un popolo che guarda indietro invece di guardare avanti. Siamo culturalmente sempre dei nostalgici e mai degli avventurieri, ogni uomo, ogni sognatore, ogni avventuriero che si è palesato nella nostra società è stato ucciso, sia fisicamente che moralmente. Parlare del passato, genera più emozioni controllabili, mentre guardare al futuro genera solo entusiamo coinvolgente che non si può gestire e controllare. E' molto più facile fare retrospettive che non visioni futuristiche. Primo perché il passato si conosce e si può manovrare al meglio, secondo perché il futuro ha sempre spaventato. Il salto nel buio che nessuno vuol fare. Per questo esistono i coraggiosi. e come ben sai la parola coraggio ha nella sua radice la parola "core". Ed al cuore non si comanda e non si comanderà mai.

Considerazioni interessanti e codivisibili. Ebbene sì, lo ammetto, da bravo italiano sono un'inguaribile nostalgico e mi piacciono le cose del passato. Però...non è del tutto negativo essere così. L'interesse per il passato, ti porta anche a studiarlo ed a conservarne la memoria e, in questo forse non eccelliamo. Insomma, nostalgici ma dalla memoria corta:è una bella contraddizione. E poi un'altra considerazione: le continue e frequenti rievocazioni degli anni '60 (perchè proprio quelli?) non sono un fatto tipicamente italiano. Oltre ad "American Graffiti" e "Stand By Me" già ricordati, vorrei citare un film più recente, tra i tanti, forse quello che meglio interpreta lo spirito di quegli anni:
I Love Radio Rock - MYmovies
 

ulysse

New member
Considerazioni interessanti e codivisibili. Ebbene sì, lo ammetto, da bravo italiano sono un'inguaribile nostalgico e mi piacciono le cose del passato. Però...non è del tutto negativo essere così. L'interesse per il passato, ti porta anche a studiarlo ed a conservarne la memoria e, in questo forse non eccelliamo. Insomma, nostalgici ma dalla memoria corta:è una bella contraddizione. E poi un'altra considerazione: le continue e frequenti rievocazioni degli anni '60 (perchè proprio quelli?) non sono un fatto tipicamente italiano. Oltre ad "American Graffiti" e "Stand By Me" già ricordati, vorrei citare un film più recente, tra i tanti, forse quello che meglio interpreta lo spirito di quegli anni:
I Love Radio Rock - MYmovies

Però vedi cosa capita. Che riporti per amore degli anni '60 films che sono uno specchio di quegli anni, ma che sono stai vissuti da altre culture. La cultura anglosassone, che sia essa americana o inglese, è sempre stata vista ed ancora oggi viene vista come un esempio da seguire. Ancora oggi chi ricorda quegli anni, fa riferimento a Kennedy, Martin Luther King il Black Power o i films che tu hai citato. Ma nessuno si sogna mai di citare personaggi italiani come ad esempio Pasolini, piuttosto che Elio Petri per parlare di films o Mario Sciascia piuttosto che Aldo Moro o Amintore Fanfani. Perchè?
Secondo me vivere quegli anni è stato, per qualcuno qui in Italia una tragedia, perché non li ha vissuti in America o in Inghilterra e quindi ancora oggi li sogna. Quando invece, per parlare di films visto che hai portato l'arte cinematografica come leit motiv, i grandi registi italiani dell'epoca trasmettevano un messaggio che pochi italiani, forse non accecati dall'esterofilia, hanno capito. In ogni film italiano degli anni '60, qualunque tu veda, sia una commedia che un film più impegnato come potrebbe essere "todo modo" il regista trasmette un messaggio di denuncia, di rivolta, di reazione ma che gli italiani non reazionari, ne avventurieri, non captavano. Diversamente dagli eventi che venivano trasmessi dalla TV a riguardo di quegli anni, che invece furono captati. Ma male. Elaborati peggio e trasmessi in maniera errata. Come avviene tutt'oggi con altri periodi.
 

jancarlo

New member
... Ma nessuno si sogna mai di citare personaggi italiani come ad esempio Pasolini, piuttosto che Elio Petri per parlare di films o Mario Sciascia piuttosto che Aldo Moro o Amintore Fanfani. Perchè?
... In ogni film italiano degli anni '60, qualunque tu veda, sia una commedia che un film più impegnato come potrebbe essere "todo modo" il regista trasmette un messaggio di denuncia, di rivolta, di reazione ma che gli italiani non reazionari, ne avventurieri, non captavano...

Ma son proprio questi gli anni '60, almeno in Italia! I migliori anni della cosiddetta "commedia all'italiana" che diverte con intelligenza e che ho citato precedentemente. E se mi riferisco a films e canzoni, è perchè penso che queste espressioni popolari ben rappresentino l'umore di un'epoca. Cosa c'è di più tipicamente italiano e di più fortemente "primi anni '60" di questo dissacrante frammento tratto dal cortometraggio "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini dal già citato Rogopag?
‪Pasolini - L'uomo medio‬‏ - YouTube
 

ulysse

New member
Ma son proprio questi gli anni '60, almeno in Italia! I migliori anni della cosiddetta "commedia all'italiana" che diverte con intelligenza e che ho citato precedentemente. E se mi riferisco a films e canzoni, è perchè penso che queste espressioni popolari ben rappresentino l'umore di un'epoca. Cosa c'è di più tipicamente italiano e di più fortemente "primi anni '60" di questo dissacrante frammento tratto dal cortometraggio "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini dal già citato Rogopag?
‪Pasolini - L'uomo medio‬‏ - YouTube


beh allora mettiamola così, vediamo entrambi lo stesso luogo solo che io non voglio ricordarli ne glorificarli gli anni '60 perché secondo me - ed il tuo contributo a pasolini mi da un assist - rappresentano la nascita dell'omologazione della società al fine di far stare tranquille le masse. Mentre tu, credo dimmi se sbaglio, guardando il fenomeno da dentro, cioè dal movimento delle masse e dalla loro fluidità,ne sei trasportato.
 

jancarlo

New member
... solo che io non voglio ricordarli ne glorificarli gli anni '60 perché secondo me... rappresentano la nascita dell'omologazione della società al fine di far stare tranquille le masse...

L'omologazione non di tutta la società, ma di una nuova categoria sociale:quella degli adolescenti. Nel decennio precedente, l'adolescente, praticamente, non esisteva, schiacciato dal prolungarsi dell'infanzia e la fretta di diventare adulto, vestiva gli abiti smessi del papà o del fratello maggiore, non aveva particolari esigenze, difficilmente veniva consultato per un parere. Viveva in una sorte di limbo, da cui solo la maggiore età poteva liberarlo. Con il diffondersi di un maggiore benessere, nasce una nuova categoria di consumatori e quindi, anche una nuova categoria sociale... o il procedimento fu inverso? Fatto sta che da allora il marketing se ne impossessò, li ribattezzò più genericamente "giovani" e tutto veniva prodotto e venduto in funzione di loro: la musica giovane, la camicia che piace ai giovani, l'automobile dei giovani, persino la dentiera adatta ai giovani... Forse tutto era nato nel luglio del '60, quando, migliaia di giovani, in tutta Italia, scesero in piazza per protestare contro il governo Tambroni: era la prima volta che una manifestazione popolare di così vasta scala veniva connotata da una'appartenenza esclusivamente anagrafica ed estetica, quella dei giovani con le magliette a strisce.
 
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