In attesa del Premio Strega.

Probabilmente non leggerò colui che vincerà il premio, ma resta pur sempre il premio di letteratura più importante d'Italia e si assegna stasera.

Intnato vi posto un articolo di Pasolini molto attuale.

PIER PAOLO PASOLINI
“In nome della cultura mi ritiro dallo Strega”


La prima reazione di un osservatore oggettivo e un po’ indifferente, nel venire a sapere che un partecipante al Premio Strega, poco prima della seconda votazione, ritira il suo libro, è che si tratti di una azione scorretta. Ebbene, lo è. Si tratta di una scorrettezza formale: e si sa che la correttezza formale è una delle basi della convivenza democratica. Benché questo non mi sia costato molta fatica, ho dovuto dunque usare una certa violenza contro me stesso, in questa decisione di ritirarmi dal premio (...)
PERCHÉ ho usato questa violenza contro il mio legalitarismo e il mio rispetto per le formalità democratiche? Perché ero posto di fronte a un dilemma: o andarmene, scorrettamente – e questo era male – o restare – correttamente – e questo era un male ancora peggiore. (...)
È vero che già altre volte avevo partecipato al premio: con Ragazzi di vita, nel ’55 o ’56, e con Una vita violenta nel ’59: e l’elettorato ha decretato una mia dimostrativa sconfitta: ma quelli erano altri tempi, erano gli anni Cinquanta, con l’Italia ancora paleocapitalistica, col suo Sud, i suoi sottogoverni ecc. ecc. Ora tutto è cambiato: mentre allora il Premio Strega era, come dire, una cosa in famiglia, pareva, partecipandovi, di andare a giocare a tombola coi vicini di casa (...) Oggi invece il Premio Strega è venuto a fare parte integrante di quella che si chiama «industria culturale» e si inquadra in una Italia borghese di tipo nuovo, contro cui non incombe più la minaccia romantica e antiquata di una rivoluzione operaia, che non è poi avvenuta. Il «malcostume» dunque non è più un fenomeno parziale, all’interno di un particolarismo sociale (la vita letteraria), ma è un fenomeno integrale, riguardante la società italiana nel suo insieme. (...)
INSOMMA, sono venuto a conoscenza di fatti (di cui purtroppo non posso né, credo, potrò mai produrre prove) che mi hanno convinto che il Premio Strega è completamente e irreparabilmente nelle mani dell’arbitrio neocapitalistico. Devo rendermene complice? Un editore certamente ha il diritto di fare le pressioni che vuole: i suoi interessi sono di tipo industriale: e di fronte alla concorrenza, lo sappiamo, i «padroni», sia pure addolciti dal nuovo corso, sono capaci di tutto. I miei interessi, invece, sono di tipo culturale: il mio esser capace di tutto può consistere dunque in una sola cosa: protestare. Così mi ritiro scorrettamente dalla seconda votazione del premio per protesta: protesta contro l’ingerenza dell’editore industriale in un campo che io considero ancora, arcaicamente, non industriale: cosa che si concretizza nella creazione di valori falsi e nella soppressione di quelli veri. Soppressione, dico. Perché il neocapitalismo non ha scrupoli: l’America reazionaria lo insegna. Circolano parole d’ordine e veline. Di questo libro si può parlare, di quest’altro si taccia; questo libro vinca un premio, quest’altro no. Guai a te, Direttore di rivista, se fai recensire favorevolmente questo libro. E se tu, Scrittore, non fai una recensione buona di quest’altro libro, me la pagherai: infatti nessuno dei miei rotocalchi parlerà più di te. Ah, tu, Letterato, sei amico di quest’altro letterato? Ebbene, tradiscilo, altrimenti non ti rinnovo il contratto con la mia casa. Sei il votante di un premio? Bene, dammi la scheda, o entri nella lista di proscrizione. Bè, prendi questi soldi, dammi la scheda. Ah, vecchi tempi, in cui una delegazione di votanti dello Strega andava da uno scrittore (buono) a pregarlo di ritirarsi dal premio perché la figlia di un altro scrittore (buono) doveva sposarsi, e quindi il milioncino del premio occorreva a lei! Ora l’industria del libro tende a fare del libro un prodotto come un altro, di puro consumo: non ha bisogno dunque di buoni scrittori: cosa a cui fa perfetto riscontro la richiesta della nuova borghesia, che parrebbe completamente padrona della situazione, di opere di svago, di evasione e di falsa intelligenza.
Ripeto: non voglio rendermi complice in alcun modo di questo stato di cose. Ma come odio la complicità, odio anche il compromesso.
AVREI POTUTO continuare, formalmente, a fingermi un concorrente democratico e, d’accordo con Maria Bellonci, avallare, sia con una vittoria, sia con una sconfitta di misura, per l’ultima volta, il Premio Strega così com’è: cioè un campo d’operazioni del più brutale consumismo. Infatti, la signora Bellonci mi ha promesso che, per il prossimo anno, il premio sarebbe stato riformato, garantendo un miglior livello delle opere presentate eccetera.
No. Non mi sono sentito di venire a un tale patteggiamento. Credo che soltanto una protesta, completa, rigorosa e senza compromessi, possa essere utile a far sì che il premio, se deve ricostituirsi, si ricostituisca da zero, rimettendosi integralmente in discussione. Sono convinto che solo così si potrà avere un «altro» Premio Strega: che garantisca davvero di essere tutto dalla parte degli interessi culturali «contro» gli interessi industriali. Se esso vuole arrivare a questo attraverso patteggiamenti, compromessi, silenzi, vuol dire che non ha una reale buona volontà.
PER FINIRE, vorrei dire che so che, a questo punto, qualcuno mi potrebbe domandare perché sono solo, o con pochi amici – gli altri concorrenti al premio, per esempio – a combattere questa battaglia, e se per caso non esista un «sindacato scrittori» che intervenga, con forza e autorità (doppia: sindacale e letteraria) a difendere i suoi iscritti dalla vera e propria «servitù» a cui li sta cominciando a ridurre l’industria culturale. Ebbene, è questa una domanda che mi faccio anch’io senza saper rispondere, ma a cui si dovrà, prima o poi, dare una risposta.


E' del 1968
 
Edoardo Nesi in vantaggio. Vantaggio quasi incolmabile.

Storia della mia gente di Edoardo Nesi (Bompiani)

Negli ultimi dieci anni, ha vinto 6 volte il gruppo Mondadori, 2 volte RCS e 2 Feltrinelli.
 
Edoardo Nesi, Storia della mia gente

Ha vinto Edoardo Nesi - Storia della mia gente.

Vincitore prima della proclamazione, per confermare la "bontà" e la "trasparenza" del premio.

Viva lo Strega (il liquore)
 

Minerva6

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Hai visto Pennacchi come si è incavolato? Non mi piace il suo modo di fare troppo polemico,ma ieri in effetti aveva ragione a lamentarsi perchè il presentatore non avesse aspettato la proclamazione che doveva essere fatta da lui,presidente di giuria,in quanto vincitore del Premio Strega dell'anno scorso.
Mi attira molto l'ultimo arrivato,"La scoperta del mondo" di Luciana Castellina,il suo diario "politico" redatto tra il 1943 e il 1948.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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A proposito di Nesi e Desiati,giovedì e stamattina sono usciti i loro racconti con il Corriere della Sera per la serie "Inediti d'autore".
Io ho preso solo quello di Desiati stamattina,ma non ho mai letto nulla di lui.Quello di Nesi non mi attirava perchè c'era il calcio nella storia ed io non amo lo sport.
 

Frundsberg

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Altri libri inutili che hanno vinto solo per la forza delle case editrici!
Pennacchi l'anno scorso me lo hanno regalato...una pena.
 

GermanoDalcielo

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Il prof. Franco Cardini ha deciso di non presentarsi all'appuntamento in casa Bellonci propedeutico all'individuazione dei candidati al Premio Strega 2011. Il noto studioso, "amico della domenica", dichiara quanto segue: "Non va cambiato il sistema di voto, vanno cambiate le persone. Noi giurati siamo martellati dalle case editrici. Non telefonano le segretarie, ma i mammasantissima del mondo editoriale. E se chiamano 40 dei 400, chiedono di scegliere quell'autore per amicizia con loro, o con lui, o perché sei concittadino, o sei della scuderia. Ebbene, se il ricatto morale o il blando tentativo di corruzione è così pressante, capita che vinca chi non lo merita".

Il Messaggero 16 giugno 2011 pag. 27 pezzo di Fiorella Iannucci


:boh::BLABLA
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O

Ospite 01

Guest
Di norma diffido sempre dei libri molto pubblicizzati.
E del premio Strega non ho molta considerazione...Ma se dovessi leggerne qualcuno sceglierei Ternitti di Desiati...e un escluso che mi incuriosisce...a pelle: Settanta Acrilico trenta lana di Viola Di Grado.
 
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