In alcuni passaggi, ho provato anche io le tue stesse sensazioni, probabilmente perché Coe usa uno stile semplice, diretto e realistico, ha il pregio di arrivare e saper colpire l'obiettivo, immedesimarsi nei protagonisti viene quindi spontaneo. Anche se la storia è ambientata negli anni '70, gli anni marroni, lontani dalla nostra realtà e dal nostro vissuto, alla fine si racconta della quotidianità, sono le emozioni, i sogni, le speranze, i drammi e le fragilità della persona qualunque, di noi, i veri protagonisti della storia...quindi no, niente di grave Alessandra
Questi sono due passi che mi sono particolarmente piaciuti:
Era il mondo, il mondo in quanto tale, che era fuori dalla sua portata, tutta quella costruzione assurdamente grande, complicata, casuale, incommensurabile, quella marea incessante di relazioni umane, politiche, culture, storie...Come sperare di riuscire a padroneggiare tutte quelle cose?
A volte mi sento come se fossi destinato a essere sempre dietro le quinte quando arriva una scena madre. Come se Dio mi avesse scelto come vittima di un cosmico tiro mancino, assegnandomi poco più di una comparsata nella mia stessa vita. Altre volte mi sento come se non avessi altro role che quello dello spettatore di altra gente, e per di più fossi condannato a lasciare il mio posto sempre al momento cruciale, e andare in cucina a farmi una tazza di tè proprio quando arriva la resa dei conti.