Dietro il dolore

Sopraesistito

Black Cat Member
E' una riflessione per me nuova che ho pensato di condividere.

La premessa è che per dolore si intende quella gamma di sensazioni classificate dal nostro cervello non solo come spiacevoli, ma come violente, non ignorabili se non con grande sforzo o con l'aiuto di medicinali.
La teoria più accettata è che il dolore sia un allarme, un avviso a sottrarsi a ciò che causa quella sensazione.

Ora più ci penso più trovo che questa spiegazione non sia sufficente.
Il dolore spesso non è indicativo del danno che si sta subendo e soprattutto persiste più di altre sensazioni. Ciò mi ha portato a considerare che se il nostro corpo e mente sono invero macchine ottimizzate nel corso di milioni di anni ci deve essere un messaggio recondito nel dolore.
La nostra capacità di soffrire è impareggiabile e va ben oltre il danno fisico, un trauma psicologico può causare sofferenza vera e propria, nonostante la fonte sia spesso stata rimossa o rifuggita da molto tempo.

Ho pensato che il dolore in assoluto più che un allarme fosse un fortificarsi, un preparare il corpo e la mente alla medesima esperienza, ma mi sono accorto che non è così, un taglio fa male non importa quante volte lo si subisca e lo stesso vale per la sofferenza della psiche. Ciò che si aggiusta è la paura di subirlo di nuovo, cosa che può essere sia un vantaggio che uno svantaggio.

Insomma, il dolore sembra essere una meccanica del tutto autodistruttiva, un errore oppure una particolarità che non si è trasferita bene durante il corso dell'evoluzione, a differenza di altre vestigia di un'era più violenta e pericolosa non si è atrofizzato, anzi.
Ma io rifiuto di accettare questa spiegazione.

Quindi, cosa vuole dirci il dolore? Qual'è il vero cambiamento che cerca di portare in noi?
Io non lo so, non so neppure se ho scritto qualcosa di comprensibile (come al solito) ma spero se ne possa parlare.
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Credo che il dolore, fondamentalmente, voglia farci capire due cose:
-che siamo umani (in senso soprattutto emotivo), e che non siamo indistruttibili (in entrambi i sensi emotivo/fisico);
-che esso cresce assieme a noi.

Partendo dall’analisi del dolore fisico posso dire che esso è soprattutto manipolato dalla nostra psiche. Di fatto, se siamo concentrati su qualcosa ritenuto da noi molto importante, non ci accorgiamo di ferirci e spesso può accadere che ci troviamo qualche livido o bernoccolo senza sapere cosa sia stato a causarli. Inoltre, il dolore fisico, dipende anche dagli stati d’animo (sembra una supposizione ridicola, ma non è del tutto infondata). Se siamo tristi, depressi o quant’altro, oltre alle classiche emicranie o sensazioni di stanchezza, percepiamo in maniera più evidente un dolore causato da un taglio o un semplice sgraffio; cosa che generalmente non accade se i nostri pensieri sono vivi e catturati da interessi positivi.

Per quanto riguarda il dolore emotivo, sia rivolto per gli altri che per noi stessi (cosa che molto più spesso accade), questo non lo si può cancellare per il fatto che cresce assieme a noi. Prendiamo in considerazione la sofferenza di un bambino e quella di un adulto: il confronto è lo stesso, l’intensità della sofferenza è la stessa… ciò che invece cambia è la causa, il motivo. Quello che ci fece disperare in passato a oggi non ci ferisce più, o bene o male non lo fa con la stessa portata. Questo convoglia a credere “che il tempo cura ogni ferita”. Non è così. Le ferite restano, magari si ricuciono, ma restano. E se si raffazzonano non è merito del tempo, è la nostra percezione che è maturata, la nostra mente che crescendo cerca altri sviluppi del dolore. Credo che in fondo la sofferenza sia una sorta di prova che noi stessi attuiamo su noi stessi…

Tornerò su questa discussione…
Per il momento non ho altro da aggiungere che non sia già stato detto…
:wink:
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Credo che il dolore, fondamentalmente, voglia farci capire due cose:
-che siamo umani (in senso soprattutto emotivo), e che non siamo indistruttibili (in entrambi i sensi emotivo/fisico);
-che esso cresce assieme a noi.
Credo che in fondo la sofferenza sia una sorta di prova che noi stessi attuiamo su noi stessi…

Questi sono i passaggi che mi hanno dato elementi che non avevo considerato.
In effetti se si considera il dolore come una selezione naturale interiore il fatto che sia un meccanismo controproducente diventa sensato, il dolore deve essere non-funzionale al nostro benessere, per permetterci di trovarlo una difficoltà da superare, a cui adattarsi.
Il che potrebbe anche spiegare perchè anzichè atrofizzarsi in noi umani si è anzi evoluto in uno spettro più ampio. Mancando gli stimoli avversi di un'era selvaggia e pericolosa ha dovuto cambiare per mantenerci "temprati".

Questo è esattamente il tipo di ragionamento che speravo di estrapolare da questa discussione e tu mia cara ci sei riuscita al primo intervento. Preoccupati, per capirmi così bene si deve essere folli quanto me. :YY
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Il che potrebbe anche spiegare perchè anzichè atrofizzarsi in noi umani si è anzi evoluto in uno spettro più ampio. Mancando gli stimoli avversi di un'era selvaggia e pericolosa ha dovuto cambiare per mantenerci "temprati".

Lieta di esserti stata di aiuto.
Hai espresso il concetto molto meglio di quanto ho fatto io... Spesso mi capita di chiedermi: ma che cosa ho scritto? E' bello sentirsi capiti... quando per primi non ci comprendiamo :D In fondo, forse le cose stanno tutte dentro di noi... basta poco poi per tirarle fuori.
 

Evy

Member SuperNova
Il dolore fisico, secondo me va a pari passo con quello emotivo.
E viceversa.
Credo dipenda da noi, come lo vogliamo affrontare, cosa vogliamo trarre dal dolore, qualcosa di positivo, o che ci affondi.
:boh: avrei altro da dire ma non sono concentrata che c'è la mia nipotina.... :)
 

Nerst

enjoy member
Secondo me dietro al dolore c'è una conservazione di "specie" e di "sentimento". Mi spiego

Il dolore che si prova ferendosi, ci permette di registrare le esperienze che potrebbero danneggiarci: una scottatura, un taglio e questo fa si che le esperienze siano registrate e tramandate per evitare che ci si possa ferire irreversibilmete con gravi conseguenze e che questo capiti agli altri.

Ma il dolore inteso come sentimento è una proprietà emergente di cui non si conosce l' origine. In biologia si dice che nasce dall' unione dei fasci nervosi, dai sistemi di tessuti ed organi, ma la visione umana li associa all' animo. Questo dolore che si prova ci permette di difendere le persone a cui siamo legati, per evitare che si possa con loro soffrire, ma spesso è inevitabile che accada il contrario. Ma questo aspetto è sempre legato all' esperienza della crescita e ci porta ad essere sensibili. e fragili. e così finiamo per il non ucciderci a vicenda.
Dal dolore....all' amore.
 

Go daigo

New member
Secondo me dietro al dolore c'è una conservazione di "specie" e di "sentimento". Mi spiegoIl dolore che si prova ferendosi, ci permette di registrare le esperienze che potrebbero danneggiarci: una scottatura, un taglio e questo fa si che le esperienze siano registrate e tramandate per evitare che ci si possa ferire irreversibilmete con gravi conseguenze e che questo capiti agli altri.Ma il dolore inteso come sentimento è una proprietà emergente di cui non si conosce l' origine. In biologia si dice che nasce dall' unione dei fasci nervosi, dai sistemi di tessuti ed organi, ma la visione umana li associa all' animo. Questo dolore che si prova ci permette di difendere le persone a cui siamo legati, per evitare che si possa con loro soffrire, ma spesso è inevitabile che accada il contrario. Ma questo aspetto è sempre legato all' esperienza della crescita e ci porta ad essere sensibili. e fragili. e così finiamo per il non ucciderci a vicenda. Dal dolore....all' amore.
Io credo avvenga esattamente il contrario,quindi il passaggio fondamentale non sia dolore/amore ma amore/dolore in quanto le sensazioni dolorose sono per la maggior parte il frutto di un precedente sentimento d'amore. Faccio un esempio per essere più chiara: ci innamoriamo di una persona,proviamo dell'AMORE per lei. Dopo un periodo più o meno lungo questa persona ci tradisce o ci abbandona. A questo punto proviamo un forte dolore. Sembrerebbe un paradosso ma io credo che l'origine del dolore derivi proprio dal sentimento d'amore. Chi non ama non soffre.
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Leggendo tutte queste belle proposte, alla fine credo che il dolore sia più un fattore egoistico...
 

Nerst

enjoy member
io credo che l'origine del dolore derivi proprio dal sentimento d'amore. Chi non ama non soffre.

La tua visione del dolore è "post-amore": secondo il tuo esempio si soffre per una storia che finisce.
Ma io vedo la cosa al contrario. Per me amare è effettivamente soffrire!
Si soffre per la mancanza dell' altro, l' amore può essere talmente coinvolgente da non riuscire a contenere il sentimento nel solo cuore, ma anche gli altri sensi ne soffrono, perchè desiderano sentire, toccare e gustare l' altro.
Quello che descrivo è una situazione che vede due persone che corrispondono i sentimenti l' uno dell' altra e non il contrario.
 

Go daigo

New member
Il mio era solo un esempio. Il mio ragionamento comprende anche ciò che hai appena detto tu. Tutto ciò che riguarda l'amore presente,passato e futuro porta dolore. Parlando della mancanza dell'altro si soffre perché lo si vorrebbe avere vicino ma quando effettivamente possiamo stare con lui proviamo ugualmente dolore in quanto già pensiamo al momento in cui se ne andrà. Io non penso ad un post-amore ma all'amore in generale che possa essere quello per il compagno,per la famiglia,per gli amici ecc...:). Basti pensare alla sofferenza che proviamo quando un nostro caro lascia questa vita. Spero di essere riuscita ad essere più chiara questa volta.
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Si soffre per la mancanza dell' altro, l' amore può essere talmente coinvolgente da non riuscire a contenere il sentimento nel solo cuore, ma anche gli altri sensi ne soffrono, perchè desiderano sentire, toccare e gustare l' altro.
Quello che descrivo è una situazione che vede due persone che corrispondono i sentimenti l' uno dell' altra e non il contrario.

Credo proprio tu abbia ragione: è l'amore che porta alla sofferenza :D nel senso che si soffre per amare e... forse, si ama per soffrire...

Comunque, per rispondere alla tua domanda, credo che il dolore sia un fattore soprattutto egoistico per lo stesso motivo che tu stessa hai elencato sopra...
Si soffre per la mancanza dell'altro; gli altri sensi ne soffrono, perchè desiderano sentire, toccare e gustare l'altro. Il non poter più fare tutte queste cose ci porta spesso alla disperazione e ad una sofferenza profonda, il più delle volte incomprensibile; quello che intendo è che generalmente soffriamo per noi stessi, che non possiamo più deliziarci di quelle gioie, non possiamo più sentire, toccare, gustare... In pratica soffriamo per qualcosa che avevamo e che adesso non abbiamo più. Probabilmente mi sbaglio, ma penso sia un argomento interessante che debba essere ben approfondito. :wink:
 

irene

Reader
Leggendo tutte queste belle proposte, alla fine credo che il dolore sia più un fattore egoistico...

sai che hai proprio ragione? sarà la mia visione del momento, ma la penso così.
Non parlerò di dolore fisico: che è un allarme per la tua salute e la sopravvivenza mi sembra ovvio.
Parlo di dolore "sentimentale".
Non ho notizia di nessuno (parlo di persone comuni, non mi madri Terese) che, attualmente, sia davvero addolorato per la fame nel mondo, o anche per un conoscente che sta male. Nessuno soffre per gli altri.
E' vero, se ami qualcuno puoi soffrire.
Però, se il qualcuno è lontano, soffri perché TI manca. Se ti tradisce, soffri perché TU hai perso il suo amore.
Anche se non ami è la stessa cosa. Tu soffri perché hai i TUOI problemi, le tue paure, le tue preoccupazioni.
Non penso che questo non sia un bene, anzi.

Il dolore è un segnale che all'interno di te qualcosa non va, che qualche equilibrio si è rotto.

Chissà se ho scritto quello che volevo esprimere... e spero di cambiare idea entro domattina.
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Credo tu ti sia espressa molto bene.
Consideriamo però che realmente ci sono persone addolorate per la fame nel mondo ma che esse non fanno niente per rimediare, non intervengono, magari non si informano nemmeno… e cambiano canale quando in tv riprendono scene africane di vita quotidiana, scusandosi e adottando la classica giustificazione “mi fanno senso” o “poverini… non riesco a guardare”… anche queste sono affermazioni se non di egoismo non certo di altruismo…
Ma l’altruismo cos’è in fondo? Aiutare gli altri ed essere benevoli?
Un mio caro amico mi disse: e se l’altruismo non fosse un modo come un altro semplicemente per nutrire il nostro ego?
Mi chiedo ora dunque… cos’è effettivamente il dolore? Una prova che ci imponiamo di superare, su questo mi sembra che siamo tutti d’accordo… Alcuni evitano il dolore, altri lo cercano, (forse per mettersi alla prova o semplicemente per puro e sfrenato masochismo); ma cosa realmente porta in noi il dolore? La sofferenza che proviamo; e con sofferenza intendo tutta quella vasta gamma di emozioni e sensazioni che ci soffocano, ci deprimono, ci tolgono il respiro. Siamo davvero così egocentrici?
Soffriamo perché abbiamo perso una persona cara. Soffriamo perché abbiamo perso un amore. Soffriamo perché abbiamo perso fiducia verso gli altri o verso noi stessi; perché non possiamo fare una determinata cosa; non possiamo avere una determinata cosa. Forse soffriamo perché siamo irrimediabilmente portati all’autodistruzione…
Questi sono davvero i nostri disagi? Quello che ho sempre affermato è che: posso anche non essere amata, ma mai ignorata. Questo è puro egoismo… eh, caspita se non lo è! Preferire l’odio all’amore, pur di evitare sofferenza. Sofferenza che poi non verrebbe comunque risparmiata…
Ci soffermiamo spesso sulla nostra natura e su ciò che essa implica. Le ripetute migrazioni delle nostre anime ci spingono continuamente in una spasmodica quanto crudele ricerca della verità… ma mi chiedo se andremo mai fino in fondo.
Sondare il dolore credo sia un viaggio molto lungo e percorso da ostacoli apparentemente insormontabili, richiede tenacia e forza di volontà.

Io stessa non riesco a capire bene quello che ho scritto e forse dovrei “rileggermi”:?:mrgreen:… ma spero sia chiaro e se c’è qualcuno disposto a contraddirmi ben venga, perché desidero davvero comprendere…
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Dietro il dolore… si nascondono passioni e sconvolgimenti?

Passioni dettate da un animo controverso, da un cuore sempre in lotta in un ostinato dilemma tra il credere e il provare. Un insieme indecifrabile di azioni corrotte e involontarie di tormenti che agiscono al nostro interno; impulsi irrefrenabili ai quali nemmeno noi stessi siamo in grado di dare un’interpretazione.
Uno sconvolgimento tale che penetra dentro ed è come trovarsi in alto mare in balia delle onde. Per poi ritrovarsi spasmodicamente ad annaspare, cercando qualcosa di introvabile.
Come cercare qualcosa in un incubo; tra porte che non si aprono e specchi che riflettono la polvere sui mobili bui; continuando ad aprire le ante degli armadi e i cassetti della credenza; risvoltando vecchi abiti e sciarpe logore, gettando sul pavimento una quantità notevole di oggetti vari e cianfrusaglie. Ossessionati dalla nostra stessa e implacabile ricerca. Senza sapere cosa si stia cercando, senza capire perché sia così importante e perché quello sforzo appaia così disperato.

Dietro il dolore...? Credo di sì...
 
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Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Dietro il dolore... troppi pensieri e sensazioni che si affollano... Perchè continuare? Perchè lasciarsi andare a questa quiete che queite non è? Chiudere i battenti, ora e per sempre; finchè fine o morte non sarà. Uccidere il dolore, si può? E' forse l'intento di ogni uomo, o di ogni essere che abbia mai calpestato suolo terrestre, diventare impassibile. E impassibili siamo già, ma non insensibili... ma il cuore a volte reca lo sconforto dell'inquietudine, e si abbandona ai ritmi della vita; come sempre alla fine accade, non per volontà propria ma per realtà di destino. E il destino non è altro che una delle tante tappe che il cammino percorre; un'infinito viale, a volte alberato, a volte deserto e infido, altre roccioso, altre ancora freddo come ghiaccio. E che pensare dei tanti dei nostri passi? Le suole macinano metri su metri di asfalto, ma mai si corrodono, continuano. Ma stavolta non sarà il destino, nè la realtà dei fatti. Stavolta è come se tutto fosse già stato scritto dalla stessa mano. Ed è sempre quella stessa mano che continuerà a tracciare le linee della sua stessa storia.
 
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