Dickens, Charles - Tempi difficili

matrioska

New member
Scritto intorno alla metà dell'Ottocento, Tempi difficili (titolo originale Hard Times) è uno dei romanzi più rappresentativi dei poderosi cambiamenti nel modo di produrre e di lavorare che vanno sotto il nome di rivoluzione industriale.Esso pone al centro di uno sfaccettato intreccio narrativo la vita di patimenti e di impotente ribellione di due operai, Stephen e Rachael, non più giovanissimi. La loro vita non-vita si consuma nella simbolica città di Coketown, una città fittizia dietro la quale occorre individuare però la città di Preston, vicino Manchester, colta in un momento storico-sociale determinato, quello dei drammatici scioperi che vi ebbero luogo tra il 1853 e il 1854. Ma la rivoluzione industriale, di cui l'Inghilterra è protagonista e punta avanzata, non si limita al modo di produrre: i suoi effetti investono il modo di abitare e il modo di divertirsi, di amare, di pensare, di educare, di organizzare e articolare lo Stato. In Hard Times si snoda così la vita dell'educatore Gradgrind e della sua famiglia, del banchiere e industriale Bounderby, dell'aristocratico e cinico Harthouse, di Sissy e Sleary, appartenenti al mondo contrapposto ed emarginato del circo.

Dickens è uno dei miei scrittori preferiti ed ovviamente anche questo libro mi è piaciuto molto. Purtroppo non è ai livelli di Grandi Speranze o David Copperfield, ma sicuramente vale la pena di leggerlo!
 

Lilli

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È vero Tempi Difficili non è ai livelli di David o di Grandi Speranze, ma io l'ho letto circa un anno fa e devo dire che comunque mi è piaciuto molto. Secondo me si tratta di un'opera straordinariamente attuale poiché affronte tematiche su cui ancora oggi si discute ampiamente. Innanzitutto tratta il tema della sicurezza sul lavoro, dello sciopero, del rispetto dei diritti dei lavoratori... Questioni ancora all'ordine del giorno. Poi si concentra sul tema del rapporto genitori-figli e su quello dell'educazione dei bambini e sull'importanza dell'immaginazione e del gioco (temi che, in un'epoca in cui si vogliono far crescere i bimbi troppo in fretta, spingendoli a comportarsi come piccoli adulti, e *privandoli anche dell'innocente gusto di credere in Babbo Natale, appaiono quanto mai attuali). *
Dickens in quest'opera affronta anche il tema del divorzio e certo, *ad una lettura superficiale, *questo può apparirci vagamente anacronistico; tuttavia ad uno sguardo più profondo, ci rendiamo conto che le vicende narrate da Dickens offrono uno spunto di riflessione interessante sul matrimonio al giorno d'oggi, sulla superficialità con cui ci si arrende di fronte ai problemi, e sull'importanza del vincolo. Un libro molto toccante e molto "essenziale" che probabilmente avrebbe potuto essere valorizzato da una narrazione *più approfondita, nello stile che a Dickens è più congeniale e a cui ci ha abituato.
 

Dallolio

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Non avevo mai trovato in altri autori una così profonda delicatezza nel sentire, agilità e scorrevolezza nello scrivere e una trama così coerente e convincente.
Dickens è un grandissimo poeta in prosa, e riesce, senza cadere nella retorica dei buoni sentimenti, a prospettarci una vita migliore, credibile ed edificante, tale risultato per il Nostro dovrà essere raggiunto tramite l'educazione dei bambini, con la coltivazione ed e-rudizione del loro spirito e della loro sensibilità.

Ogni personaggio merita almeno un ricordo:
Signor Granding: è l'uomo del "Fatto", che educa i suoi figli alla statistica e al rigetto di ogni immaginazione; nel corso del romanzo sarà costretto a una dura presa di coscienza del fallimento dei suoi metodi educativi... guadagnerà da questa presa di coscienza una saggezza che prima non aveva.
Tom Granding: ragazzo debosciato, chiamato con disprezzo "marmocchio" dal Nostro... conoscerà il pentimento solo in punto di morte, ormai solo e lontano da chi lo ama.
Signorina Granding: vittima dei metodi educativi del signor Granding, conosce la sua sorgente emotiva fin da piccola in un modo sconvolgente e torvo... si ritrova spesso ad essere attirata dal fuoco, senza sapere perchè. L'inibizione della sua libertà e immaginazione la porteranno al raccore verso l'umanità e all'indifferenza, fino ad accettare senza protestare il matrimonio con il vecchio Bounderby. La tremenda presa di coscienza del suo dolore avverrà di notte, quando la ragazza si salverà dal tremendo peccato di cedere alle lusinghe di un seduttore.
Bounderby: esplosivo "self made man" tronfio fino al parossisimo, insopportabilmente simpatico, vero personaggio negativo del romanzo, che non può però non riscuotere un sorriso per la sua ingenuità. Nel finale si scopre però la sua natura di mentitore.
Sig.ra Sparsit: nobile decaduta con sopracciglia "corionalesche" e naso classico, che cerca di attrarre nella sua orbita il pur disprezzato Bouderby; anche questo personaggio è assolutamente irresistibile pur essendo completamente negativo.
Sissy: esemplificazione dell'immaginazione e della sensibilità. Troppo buona per essere vera.
Harthouse: seduttore indolente, scettico, privo di qualunque credo nella vita; per un solo attimo ha un tentennamento, per fuggire poi dalla scena, pentendosi per il resto della vita di quell'esitazione... altro personaggio che non può che attrarre il lettore per la sua diversità.
Blackpool: esemplificazione della rettitudine e della moralità, perseguitato e offeso e per questo depositario di una conclusiva allucinatoria consapevolezza sul mondo, il dolore, la sua storia e l'ingiustizia umana.
Moglie del Sig. Granding: donna fragile e costantemente ammalata, è chiusa in sè e nella contemplazione del proprio dolore fino a diventare consapevole che oltre a quello che ha sempre conosciuto esiste qualcosa di ignoto, che non sa definire, una scienza che nemmeno suo marito possiede. Con questa ammissione di incompletezza la donna muore elevandosi e riscattandosi parzialmente nel finale.

Voto: 10/10
 
Condivido la recensione di Dallolio.
Aggiungo che Harthouse mi sembra un dandy decadente, potrebbe essere impersonato in un film da Rupert Everett.

E non me ne volete se affermo, oltre alla grandezza di Dickens (senza dubbio il più grande scrittore di tutti i tempi), anche il paragonare la squallida Cocketown con Taranto, l'aria malsana di quella città immaginaria carbonifera, che ammala i suoi operai (bellissima l'invettiva in punto di morte di Stephen Blackpool) e i suoi abitanti, con la Taranto dell'ILVA. Inconcepibile come circa 200 anni dopo, l'umanità debba ancora scegliere tra lavoro e salute, per arricchire dei delinquenti matricolati: i Riva oggi, Bounderby ieri.

Dickens è morto, Viva Dickens
 

Alem

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Nonostante io apprezzi davvero molto Dickens, non sono riuscita a leggerlo con piacere.
Non mi è piaciuto tanto quanto altri suoi romanzi :\
 
Non ho altri termini di paragone siccome questo è il mio primo libro di Dickens, ma questo libro mi è proprio piaciuto, nonostante tratti temi complessi quale quello dell'educazione, possiede una scorrevolezza incredibile, mai banale e coinvolgente, nonostante sia scritto in un epoca ormai lontana dalla nostra è più che mai attuale per tutti i temi trattati, insomma Dickens con questo libro mi ha convinto, leggerò sicuramente altri suoi libri. Voto 4/5
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Che conseguenze può avere un'educazione basata unicamente sulla razionalità?
L'autore in questo romanzo dimostra di essere un precursore della psicanalisi e mette al centro dell'attenzione il mondo dell'adolescenza, analizza i vari comportamenti che possono essere messi in atto da parte di ragazzi cresciuti con il divieto di fantasticare, di esprimere a parole e con i gesti le proprie emozioni, e tutto questo è molto interessante, reso ancora più interessante dal confronto tra due diversi mondi: la famiglia e l'ambiente scolastico che educano secondo i fatti e l'ambiente del circo dove si respira spontaneità.
Ma c'è anche la denuncia verso l'industrializzazione, che è spersonalizzazione.
Il mondo operaio è descritto con un realismo impressionante, dalla descrizione dell'interno delle fabbriche con i loro rumori assordanti e i gesti ripetitivi che estraniano l'operaio dalla realtà che lo circonda alla descrizione dell'ambiente in cui vive, un ambiente formato da strade fumose, case tutte uguali e all'interno buie perché l'unico momento in cui è a casa è l'ora della notte.
La libertà di pensiero però è qualcosa che niente e nessuno potrà togliere all'uomo, in qualsiasi situazione esso si trovi, mi sembra voglia comunicare l'autore al lettore.
Mi piace l'ironia con cui tratta i personaggi opportunisti e pieni di sé, lascia che vengano scoperti poco a poco nella loro mediocrità.
Le pagine più belle sono quelle che dedica ai personaggi più puri, e sono anche le pagine più tristi, come a voler sottolineare che non è tanto importante ottenere la felicità quanto il percorso che si fa verso questa felicità, essere onesti con se stessi e con gli altri.
E' un messaggio che ho apprezzato ma lascia un fondo di amarezza e di malinconia.
E' un romanzo che mi ha lasciato un sapore "buono" e che mi rinforza nei confronti di una società che sento a volte a me avversa e difficile, appunto, soprattutto in campo lavorativo dove l'emotività è vista come un difetto.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Esprimere un qualche giudizio, seppur senza pretese di obiettività, su questo romanzo è per me molto difficile. Ho faticato ad entrare nella storia, ad abituarmi allo stile per buona parte del romanzo. Solo a circa un quarto dalla fine la storia mi è parsa interessante ed ho certamente apprezzato il finale. In più ho letto troppo poco di Dickens per poter fare confronti con altre sue opere… Ciò che posso dire, quindi, è che "Tempi difficili" non è un romanzo facile – né per tematiche né per stile – ma di certo è un'opera incisiva: i personaggi, fortemente caratterizzati, restano impressi per il loro contegno ed animo, prima che per le loro azioni. L'ambientazione è quella di una città industriale dell'Inghilterra vittoriana, con le sue case tutte uguali, il fumo, il fango, le differenze di classe più accentuate che mai. E molto, in effetti, nella trama ruota attorno a questo contesto, come accade, d'altronde, in molti romanzi dell'epoca, non solo inglesi. Un'opera incisiva, amara, complessa, dunque, ma sicuramente da conoscere.
 
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