Vertov, Dziga - L'uomo con la macchina da presa

pigreco

Mathematician Member
Paese: URSS
Anno: 1929
Durata: 67 min

Da Wikipedia: L'uomo con la macchina da presa (Человек с киноаппаратом, Chelovek s kino-apparatom) è un film del 1929, diretto dal regista sovietico Dziga Vertov.

Il film è forse il compimento massimo (e finale) del movimento kinoglaz (cineocchio), nato negli anni venti per iniziativa di Vertov e propugnatore della superiorità del documentario sul cinema di finzione che, in sostanza, deve essere bandito perché inadatto a formare una società comunista.

Vertov raccoglie l'esperienza di anni di documentari propagandistici, le sue radici futuriste, le sue teorie secondo le quali il cinema deve essere uno strumento a servizio del popolo e della sua formazione comunista, e sublima il tutto in un'opera tecnicamente all'avanguardia e che ancora oggi colpisce per originalità e vivacità.

Trama: La giornata, dall'alba al tramonto, di un cineoperatore che riprende per lo più scene di vita quotidiana per le strade di Odessa, e che ci mostra anche la sua arditezza alla ricerca di inquadrature a sensazione, sopra, sotto o a fianco di treni in corsa. Il film si apre con il totale di una sala cinematografica che da vuota si riempie in un attimo. La stessa sala si rivedrà in chiusura del film dopo una sequenza nella quale la macchina da presa ha cominciato a muoversi da sola sul treppiedi, senza operatore, e prima di vedere la facciata del Teatro Bolshoi frantumarsi grazie ad un effetto ottico.

Nonostante la brevità si tratta di un film molto difficile da seguire. La versione che ho visto non aveva nemmeno la musica (Vertov aveva dato solo dei suggerimenti ma non aveva predisposto una vera e propria colonna sonora) e la mancanza di trama e didascalie rende il tutto molto farraginoso. Bellissime alcune scene (penso ad esempio a quelle dei momenti di sport) in alcuni casi addirittura molto osè vista l'epoca (si vede una donna che partorisce in tutti i particolari e se ne vedono altre senza reggiseno mentre fanno dei trattamenti con il fango). Sicuramente l'idea del meta cinema è all'avanguardia e anche il montaggio è avanti anni luce pensando all'epoca storica in cui il film è stato prodotto. A livello di emozioni e di sostanza però non c'è confronto rispetto a quello che è considerato il regista antitetico a Vertov, ovvero Ejzenštejn; "La corazzata Potemkin" è un pugno nello stomaco il cui dolore rimane per giorni, "L'uomo con la macchina da presa" ha lo stesso effetto di un documentario dell'Istituto Luce. Comunque da vedere.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Un cineoperatore si aggira per una città russa, riprendendone la vita, dalle prime luci dell'alba al tramonto: la città si sveglia, le persone, le strade, i mercati, mentre l'uomo con la macchina da presa arriva fin dentro le case. A sera, dopo che anche la spiaggia si è andata sfollando, la macchina da presa sfugge alle mani dell'operatore e improvvisa un ironico balletto in una sala cinematografica: a ritmo accelerato si rivede tutto il materiale girato. Alla fine il Bol'soj è in frantumi.

Un film russo del 1929 che riesce a proiettare quella che è l'avanguardia del cinema, un'utopia, quella di creare un linguaggio cinematografico assoluto e comprensibile in tutto il mondo che lascia da parte la storia per concentrarsi sulla realtà. Capolavoro di regia e di montaggio.
 

unkadunka

New member
Uno dei vertici della cinematografia dell'epoca, opera assolutamente innovativa, giustamente ricordata per il montaggio sorprendente. Capolavoro.
 
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