Labaki, Nadine - E ora dove andiamo?

elisa

Motherator
Membro dello Staff
In un paesino sperduto del Libano, vivono in pace cristiani e musulmani, lontani dalle vicende che stanno insanguinando il paese e tutto il Medioriente. Ognuno segue le proprie tradizioni religiose rispettando quelle degli altri ed i rapporti sono cordiali ed amichevoli e solo nella preghiera e nella sepoltura le due comunità si dividono pur stando vicine. Ma anche nel paesino iniziano le prime scaramucce tra comunità che poco alla volta portano a delle vere proprie ritorsioni e addirittura risse tanto da far pensare alla soluzione del conflitto con le armi. Ma le donne non ci stanno e cercano in tutti i modi di riportare la calma e la pace di sempre, prima ingaggiando un gruppo di ballerine dell'Est poi drogando tutti gli uomini e alla fine nascondendo tutte le armi. Riuscirà la creatività femminile a tenere lontano la follia dell'integralismo e della guerra?

Il film della Labaki ha tanti registri e tanti stili cinematografici passando da commedia a dramma, con inserti di musical, fa ridere e fa piangere e raggiunge lo scopo, quello di far riflettere sull'assurdità delle divisioni legate alla religione e alle usanze. Non era facile far sorridere nella tragedia e nello stesso tempo non essere superficiali ma la bella regista libanese ci è riuscita.
 
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giovaneholden

Guest
Film forse con troppa carne al fuoco,con cifre stilistiche molto diverse,non sempre ben amalgamate,ma che conferma il grande talento della regista libanese,in grande crescita secondo me rispetto a Caramel,la sua opera prima.Vi invito a vederlo,un raro esempio di spettacolo intelligente,che fa riflettere e al tempo stesso sorridere e piangere.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non ho visto Caramel, perciò la regista libanese, nonchè bella e brava attrice, per me è stata una scoperta, considerato anche che sembra molto giovane e per questo mi stupisce ancora di più la sua visione acuta. E' vero, come avete detto, che si ride e si piange, ed è anche vero che c'è molta carne al fuoco ma, non so perchè, in questo caso se ce ne fosse stata di meno non avrei apprezzato così tanto il film. E' come se gli avvenimenti, i numerosi personaggi, le musiche, gli abiti, i colori riempissero un qualcosa fino a traboccare e a rendere in tal modo questo qualcosa più reale e concreto, è una sensazione difficile da spiegare.
L'idea è sviluppata con intelligenza sottile, con attenzione ad ogni sfaccettatura e cogliendo di ogni cosa il lato tragico e quello ironico, dosati perfettamente in modo che nessuno dei due lasci che l'altro prevalga, nel senso che la regista mostra gli effetti della tragedia senza risparmiare niente, ma allo stesso tempo riesce perfettamente a ridicolizzare e a far apparire come folle l'idea del conflitto. Un film paradossalmente vivo e corale in cui le donne, le tante donne protagoniste, escogitano brillantemente trovate geniali per distrarre gli uomini dall'idea fissa dei conflitti tra musulmani e cristiani, i quali convivevano in pace nel loro villaggio isolato fino (sigh!) alla scoperta della televisione. Devo dire che gli uomini ci fanno decisamente una magra figura, oltre che violenti appaiono immaturi e creduloni. Davvero un bel film, da vedere, dice moltissimo con semplicità, realismo e originalità.
 

ayla

+Dreamer+ Member
Dopo il bellissimo Caramel, la Labaki realizza un altro film tutto al femminile, dove le donne, stanche di piangere e vestirsi a lutto, si "armano" a modo loro per ottenere la pace nel villaggio e, come è stato detto sopra, il risultato è un'opera che commuove, fa riflettere e divertire allo stesso tempo, con leggerezza ma senza mai cadere nella banalità.
L'immagine iniziale è stupenda!
 
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