Kim Ki Duk - Bad guy

Apart

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2001

E' la storia di un "cattivo ragazzo" che decide di rapire una ragazza di cui si è invaghito per poi farla prostituire. Si innamora subito di lei, ma all'inizio è amore soltanto per un corpo. Lui però non la tocca mai, la guarda da lontano, come a volerla proteggere. Lascia che gli altri la violino, lui no, è come confuso. Eppure la obbliga a diventare come lui, sporca, cattiva, perchè la vuole come lui, metterla al suo livello. E quando lei sarà diventata come lui, il cattivo ragazzo continuerà ad amarla, e ad amarla come prostituta, più di prima. Perchè lui si sarà innamorato non solo del corpo di lei, ma di quello che è dentro, della sua personalità. E lei di lui, perchè tutto erà stato già scritto dal destino, come apposto su una foto.
"Bad Guy" è un film torbido, difficile da digerire. Un film che infastidisce perchè lascia impunito un cattivo, premiandolo dell'amore di una brava e bellissima ragazza. Ma il destino ha deciso così, ha voluto premiare l'amore, innalzandolo sopra tutto, liberandolo dalla logica e dalla morale, sacrificando la sessualità di una ragazza. Un film importante, a mio avviso meno maturo dei successivi, ma che comunque ci fa capire la poetica del regista coreano.
Sconsiglio vivamente di vederlo in lingua italiano. Lasciate la lingua originale e mettete i sottotoli in italiano! E' un suggerimento che vale per tutti i suoi film.
 
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elisa

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Kim Ki-duk - Bad Guy

La protagonista è una giovane che in attesa del fidanzato in ritardo viene importunata pesantemente da un ragazzo silenzioso che diventerà il deus ex machina del suo destino. Mentre è in una libreria, intenta a guardare un catalogo di Egon Schiele, prende un portafogli dimenticato su uno scaffale, questo gesto la porterà porterà a dover pagare il debito di un furto non commesso, prostituendosi fino al raggiungimento della ipotetica cifra sottratta.

Questo è un film con delle simbologie molto complesse, a tratti criptico, tutto visivo, come sempre nel cinema del regista sudcoreano. La protagonista ha la funzione della "prostituta santa" che scende nell'abiezione e nell'umiliazione di sè stessa e del proprio corpo con una funzione salvifica dell'uomo che la ama e che alla fine arriverà ad amare. L'uomo è "cattivo" a causa della ferita primigenia, che non verrà mai svelata, ma che continuerà a subire e a provocare, ma dalla quale riuscirà sempre, miracolosamente, a rinascere, anche grazie al sacrificio della donna. La tristezza, il silenzio, l'incomunicabilità, una poetica ed estetica a volte disturbata e disturbante, il continuo gioco di rispecchiamento, fanno di questo film un'altra prova d'autore. La realtà in Kim ki duk richiama sempre altro, un cinema che bisogna accostare con cautela, perché ferisce e affascina nello stesso tempo. Presente il bravissimo attore feficcio del regista, incredibilmente in parte. Curiosa la scelta della canzone italiana della colonna sonora che estranea ancor di più durante la visione del film.
 
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