6° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
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Siamo giunti al 6° Poeticforum..
Non siate timidi, proponete le vostre poesie preferite (sempre una a ciascuno :mrgreen:) per poi discuterne insieme.

A voi la parola :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
inizio con una poesia tratta dall'antologia di poetesse arabe contemporanee che sto leggendo

Sono una donna- Joumana Addad

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
 

Antonia

New member
inizio con una poesia tratta dall'antologia di poetesse arabe contemporanee che sto leggendo

Sono una donna- Joumana Addad

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.

E' agghiacciante la descrizione di se stessa utlizzando la negazione. Ma sono presenti molti ossimori. E gli enjambement che costringono a riposare sulle parole che terminano e iniziano il verso.Devo rileggerla con più calma. Qual è la lingua originale?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
E' agghiacciante la descrizione di se stessa utlizzando la negazione. Ma sono presenti molti ossimori. E gli enjambement che costringono a riposare sulle parole che terminano e iniziano il verso.Devo rileggerla con più calma. Qual è la lingua originale?

penso sia scritta in arabo, l'autrice è libanese e fa parte di una raccolta di poesia araba, Non ho peccato abbastanza.

Se vuoi, Antonia, puoi postare anche tu una poesia che poi commenteremo assieme, ci farebbe piacere :)
 
G

giovaneholden

Guest
Kostas Kariotakis

Questa sera la luna dentro il mare
cadrà come una perla pesantissima.
E giocherà sopra di me la folle,
la folle luna.

Si frangerà l’onda color rubino
sui miei piedi spargendo mille stelle.
Le mie mani saranno diventate
due colombelle:

e saliranno – due uccelli d’argento –
a riempirsi di luna – come coppe
e di luna le spalle e i capelli
m’irroreranno.

Il mare è un oro fuso. Metterò
in una barca il mio sogno affinché
veleggi. Chiara, diamantina ghiaia
calpesterò.

Quando la luce l’attraverserà
sarà perla pesante il mio cuore.
E riderò. E piangerò... Ma guarda, ecco,
ecco la luna!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Propongo una delle mie preferite da "L'antologia di Spoon River"

Lucinda Matlock di Edgar Lee Masters


Andavo a ballare a Chandlerville,
e giocavo a carte a Winchester.
Una volta ci scambiammo i cavalieri
al ritorno in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,
divertendoci, lavorando, crescendo dodici figli,
otto dei quali ci morirono,
prima che arrivassi a sessant’anni.
Filavo, tessevo, tenevo in ordine la casa, assistevo i malati,
curavo il giardino, e alla festa
andavo a zonzo per i campi dove cantavano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo molte conchiglie,
e molti fiori ed erbe medicinali—
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai a un dolce riposo.
Cos’è questa storia di dolori e stanchezza,
e ira, scontento e speranze cadute?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi—
ci vuole vita per amare la vita.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Coraggio, non vuoi proporre una delle tue poesie preferite...o una che hai incontrato per caso e ti ha colpito/a al cuore, come spesso faccio io :mrgreen:?
Sto parlando proprio con te, forumlibroso/a :D:mrgreen:
 

Nerst

enjoy member
Isabel Allende


I cinquant'anni sono come
L'ultima ora del pomeriggio,
quando il sole tramontato
ci dispone spontaneamente alla riflessione.
Nel mio caso, tuttavia,
il crepuscolo mi induce al peccato.
Forse per questo,
arrivata alla cinquantina,
medito sul mio rapporto
con il cibo e l'erotismo,
le debolezze della carne,
che più mi tentano,
anche se, a ben guardare, non sono quelle
che più ho praticato.


Dal libro Afrodita
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Prima poesia - Eccoci qui

Sono una donna- Joumana Addad

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non conoscevo questa poetessa, ho appena scoperto che è una giornalista nata nel 1970 a Beirut, ha fondato una rivista in lingua araba che tratta di sessualità ed erotismo ed è impegnata nella battaglia per la liberazione delle donne dall'oscurantismo islamico, cosa che si può intuire leggendo questa poesia così sofferta.
Devo dire che leggendo la prima parte non ho pensato alle donne islamiche o ad una particolare categoria di donne privata della propria libertà, né ho pensato ad una singola donna oggetto di particolari violenze psicologiche. Ho pensato ad una donna che ha una vita apparentemente "normale" ma che tende a soffocare dentro di sé molti aspetti del suo essere, e mi ci sono ritrovata. C'è chi, per carattere o per sua scelta, non fa sapere agli altri chi vede quando chiude gli occhi e cosa dice quando se ne sta in silenzio; purtroppo però c'è anche chi non può farlo. Le due situazioni sono ben diverse, ma entrambe le donne o le persone "avvengono" (questa parola è bellissima) ad insaputa degli altri.
 

Nerst

enjoy member
In questa bella poesia ci ho letto la ribellione interiore di una donna, costretta all' ubbidienza. Il solo modo che ha di ribellarsi è gridarlo a se stessa e si dice che tutto quello che concederà agli altri è perchè in realtà lei lo vuole. Come al solito una donna messa alle strette. Ma l' ultimo verbo a lei stessa dedicato mi è piaciuto molto: "avvengo". In questo verbo è racchiusa tutta la forza d' animo e la voglia di vivere.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Sono una donna- Joumana Addad

Come avete ben sottolineato, la parola chiave, quella che colpisce in maniera incancellabile e si ricorda per la sua profondità, è la parola avvengo.
In questa parola si racchiude il destino di milioni di donne, oppresse, schiacciate, violentate, umiliate, vendute, con un destino spesso declinato all'annullamento, ma la poetessa con questa parola ne decreta il riscatto, il riconoscimento, le onora e ci commuove per la verità dei destini che avvengono, nonostante le continue prevaricazioni.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
La prossima poesia è del poeta greco Kostas Kariotakis, probabilmente non ha un titolo :?

Kostas Kariotakis

Questa sera la luna dentro il mare
cadrà come una perla pesantissima.
E giocherà sopra di me la folle,
la folle luna.

Si frangerà l’onda color rubino
sui miei piedi spargendo mille stelle.
Le mie mani saranno diventate
due colombelle:

e saliranno – due uccelli d’argento –
a riempirsi di luna – come coppe
e di luna le spalle e i capelli
m’irroreranno.

Il mare è un oro fuso. Metterò
in una barca il mio sogno affinché
veleggi. Chiara, diamantina ghiaia
calpesterò.

Quando la luce l’attraverserà
sarà perla pesante il mio cuore.
E riderò. E piangerò... Ma guarda, ecco,
ecco la luna!
 
G

giovaneholden

Guest
Sono una donna- Joumana Addad

Bellissima poesia di affermazione di libertà,tanto più encomiabile,sapendo che è di una poetessa araba. Le prime due righe mi ricordano una frase letta in un romanzo in cui si afferma:"che bello che nessuno riesca a entrare nella mia testa per conoscere i miei pensieri!". In una società in cui si cerca di controllare la donna,lei lascia credere di essere sottomessa,mentre "io sono libera prima e dopo di loro,con e senza loro." Nell'immediatezza dell'attualità,in cui pare che spinte revansciste stiano tentando di vanificare la primavere arabe,questa poesia ha ancora più valore.
 
G

giovaneholden

Guest
Kostas Kariotakis

In effetti questa poesia non ha titolo,anche se parla della luna. Ho voluto segnalarla in quanto degna rappresentante della lirica moderna greca,di altissimo livello qualitativo,rifacendosi alla tradizione antica dell'Ellade,e meritoriamente fatta conoscere da Nicola Crocetti,il factotum italo greco delle edizioni che prendono il suo nome. Bellissima l'immagine della luna come una perla pesante,attesa nella notte mentre il poeta in una fusione col paesaggio incantato della spiaggia si fa egli stesso luce dell'astro.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Quante cose si imparano nel Poeticforum :mrgreen: Il poeta che entra in simbiosi con la luna e affida il suo sogno al mare, oro fuso...un'immagine di perfetta serenità, di un sogno che, espresso con tali parole e con tale raffinatezza, sembra quasi verosimile. Stupenda!
 

Nerst

enjoy member
Di questa poesia mi è piaciuto il simbolismo legato alla luna vista come perla e le onde come rubini. Il mare come oro dà l' idea di un tesoro che appartiene a tutti noi.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Inserisco la terza poesia :)

Lucinda Matlock - Edgar Lee Masters da "Antologia di Spoon River"

Andavo a ballare a Chandlerville,
e giocavo a carte a Winchester.
Una volta ci scambiammo i cavalieri
al ritorno in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,
divertendoci, lavorando, crescendo dodici figli,
otto dei quali ci morirono,
prima che arrivassi a sessant’anni.
Filavo, tessevo, tenevo in ordine la casa, assistevo i malati,
curavo il giardino, e alla festa
andavo a zonzo per i campi dove cantavano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo molte conchiglie,
e molti fiori ed erbe medicinali—
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai a un dolce riposo.
Cos’è questa storia di dolori e stanchezza,
e ira, scontento e speranze cadute?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi—
ci vuole vita per amare la vita.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Kostas Kariotakis

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La poesia del poeta greco mi richiama alla memoria sia il Canto notturno che L'infinito di Leopardi e La voce della luna di Fellini, per la tristezza e la purezza che entrambi si tessono nei versi. Il poeta è riuscito a donarmi un'emozione di rara intensità, quella che si prova nell'annullarsi nella natura con la propria ineluttabile tristezza che si alterna con l'immenso piacere di sentirsi parte del tutto. Mistica.
 
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