Giordano,Paolo - Il corpo umano

alexyr

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È un plotone di giovani ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L'ultimo arrivato, il caporalmaggiore Roberto Ietri, ha appena vent'anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per molti altri, la missione in Afghanistan è la prima grande prova della vita. Al momento di partire, i protagonisti non sanno ancora che il luogo a cui verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l'area del conflitto: la forward operating base (fob) Ice, nel distretto del Gulistan, "un recinto di sabbia esposto alle avversità", dove non c'è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio. Ad attenderli laggiù, c'è il tenente medico Alessandro Egitto. È rimasto in Afghanistan, all'interno di quella precaria "bolla di sicurezza", di sua volontà, per sfuggire a una situazione privata che considera più pericolosa della guerra combattuta con le armi da fuoco. Sfiniti dal caldo, dalla noia e dal timore per una minaccia che appare ogni giorno più irreale, i soldati ricostruiscono dentro la fob la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrasti fra loro, cercano distrazioni di ogni tipo e si lasciano andare a pericolosi scherzi camerateschi. Soltanto la notte, sdraiati sulle brande, vengono sorpresi dai ricordi. Nel silenzio assoluto, che è silenzio della civiltà ma anche della natura, riescono a sentire la pulsazione del proprio cuore, il ronzio degli altri organi interni - l'attività incessante del corpo umano. L'occasione in cui saranno costretti a addentrarsi in territorio nemico sarà anche quella in cui ognuno, all'improvviso, dovrà fare i conti con ciò che ha lasciato in sospeso in Italia. Al loro ritorno, avranno sorpassato irreversibilmente la linea che separa la giovinezza dall'età adulta. In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delinea con precisione i contorni delle "nuove guerre". E, nel farlo, ci svela l'esistenza di altri conflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affettivi e quelli sanguinosi e interminabili contro se stessi.

io ne penso:

Il ritorno sulle scene di Giordano e' una gradita sorpresa.

Il libro racconta di un gruppo di soldati di stanza in Afganistan, in lotta con nemici pericolosi ,ma primariamente invisibili, con l'estenuante attesa di cosa succedera' dopo e soprattutto con i loro demoni privati, che, pur colmando distanze infinite, non sono rimasti in Italia.

evidente il lavoro di ricerca svolto (in alcuni punti quasi zelante),l'autore ci presenta una carrellata di personaggi molto umani,e con delicatezza e capacita' narrativa ci fa entrare nei loro piccoli microcosmi, mischiando abilmente piu' voci narranti e piu' piani temporali.

di certo un libro che mi ricordero' molto a lungo.


(nda. e' la stessa recensione che ho messo su amazon.it).
 
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lamberto

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il coorpo umano: una noia mortale! Ho letto a fatica le prima 60 pagine

È un plotone di giovani ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L'ultimo arrivato, il caporalmaggiore Roberto Ietri, ha appena vent'anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per molti altri, la missione in Afghanistan è la prima grande prova della vita. Al momento di partire, i protagonisti non sanno ancora che il luogo a cui verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l'area del conflitto: la forward operating base (fob) Ice, nel distretto del Gulistan, "un recinto di sabbia esposto alle avversità", dove non c'è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio. Ad attenderli laggiù, c'è il tenente medico Alessandro Egitto. È rimasto in Afghanistan, all'interno di quella precaria "bolla di sicurezza", di sua volontà, per sfuggire a una situazione privata che considera più pericolosa della guerra combattuta con le armi da fuoco. Sfiniti dal caldo, dalla noia e dal timore per una minaccia che appare ogni giorno più irreale, i soldati ricostruiscono dentro la fob la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrasti fra loro, cercano distrazioni di ogni tipo e si lasciano andare a pericolosi scherzi camerateschi. Soltanto la notte, sdraiati sulle brande, vengono sorpresi dai ricordi. Nel silenzio assoluto, che è silenzio della civiltà ma anche della natura, riescono a sentire la pulsazione del proprio cuore, il ronzio degli altri organi interni - l'attività incessante del corpo umano. L'occasione in cui saranno costretti a addentrarsi in territorio nemico sarà anche quella in cui ognuno, all'improvviso, dovrà fare i conti con ciò che ha lasciato in sospeso in Italia. Al loro ritorno, avranno sorpassato irreversibilmente la linea che separa la giovinezza dall'età adulta. In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delinea con precisione i contorni delle "nuove guerre". E, nel farlo, ci svela l'esistenza di altri conflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affettivi e quelli sanguinosi e interminabili contro se stessi.

io ne penso:

Il ritorno sulle scene di Giordano e' una gradita sorpresa.

Il libro racconta di un gruppo di soldati di stanza in Afganistan, in lotta con nemici pericolosi ,ma primariamente invisibili, con l'estenuante attesa di cosa succedera' dopo e soprattutto con i loro demoni privati, che, pur colmando distanze infinite, non sono rimasti in Italia.

evidente il lavoro di ricerca svolto (in alcuni punti quasi zelante),l'autore ci presenta una carrellata di personaggi molto umani,e con delicatezza e capacita' narrativa ci fa entrare nei loro piccoli microcosmi, mischiando abilmente piu' voci narranti e piu' piani temporali.

di certo un libro che mi ricordero' molto a lungo.

(nda. e' la stessa recensione che ho messo su amazon.it).
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commento di Lamberto: Una noia mortale!
Ho letto a fatica le prima 60 pagine, a più riprese perchè nulla invoglia a proseguire: non succede nulla e la descrizione dei personaggi è superficiale e frammentaria, non si capisce su chi concentrare l'attenzione, chi sarà il protagonista, ogni tanto entrano in scena nuovi personaggi, semplici nomi presi a caso dall'elenco del telefono.
Anche la scrittura è scialba, e questo è un indizio che mi induce a mettere in dubbio le qualità di Paolo Giordano, probabilmente folgorato da un successo casuale col suo primo romanzo.
Non so se continuare la lettura o chiudere definitivamente il libro, speravo di trovare commenti che mi convincessero per una o l'altra opzione, ma il forum è praticamente vuoto...evidentemente il libro lascia tutti indifferenti.

Lamberto
 

Holly Golightly

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(ci sono spoiler)

Mi meraviglio anche io di me stessa, ma a me piace molto come scrive Paolo Giordano.
La solitudine dei numeri primi mi aveva colpita di più e mi era piaciuto di più. Ma in più di un'occasione, leggendolo, avevo pensato che se fosse stato un libro più maturo, sarebbe stato anche uno dei libri migliori pubblicati in Italia negli ultimi anni.
Il libro più maturo dovrebbe essere questo, ma, nonostante lo straordinario campionario di umanità preso in analisi, mancava un po' quella sensibilità che c'era verso Mattia e Alice nei libri precedenti.
Due appunti molto banali da fare. Il primo è l'orrido uso del presente indicativo per la narrazione. La scrittura di Giordano è impeccabile e ha un'idea di uso della lingua - non so quanto volontaria o quanto fortuita - molto simile a quella che ho io. Ma quel presente indicativo mi è rimasto qui. E poi i nomi dei personaggi: ma come ti viene di chiamare "Alessandro Egitto" uno dei tuoi protagonisti? "Renè?" "Torsu"? Era una cosa stupida, ma l'ho pensato per l'intera lettura. Avesse dato un nome decente -.-
Ora gli appunti più seri... c'è un campionario di umanità veramente straordinario e tanta "carne sul fuoco" (dopo aver scritto questa cosa, mi sa di humor nero, ma vabbè -.-). In alcuni punti è prevedibile. Avevo immaginato da molto che qualcuno dei personaggi sarebbe morto, ma non in quel modo, non quelli. La bravura o la furbizia (non so ancora decidermi) dell'autore è stata quella di farci affezionare a tutti quei personaggi, di mettere davanti le loro vite a chi leggeva fino, di punto in bianco, lasciando irrisolti tutti i punti che li riguardavano, e poi farle finire di punto in bianco. In parte penso sia questa la vera essenza e tragicità della morte, in parte sembra quasi un modo furbesco di farci attaccare al libro. Ma a questo punto poco in porta, la parte del libro più bella è proprio questa, e sarei pronta a perdonare anche la "furbata".
Nota positiva che va assolutamente riconosciuta all'autore è la verisimiglianza con la realtà della vita militare. Si vede che c'è un lavoro di ricerca, si vede che è fatto bene ed è accurato.

Il difetto vero e proprio del libro è che ha troppi alti e bassi. La prima parte del libro è anonima. Ci vengono presentati tutti questi personaggi, in un modo o nell'altro ci affezioniamo, ma non ha niente di che. Poi, nella seconda metà, l'apice, pagine e pagine veramente belle, per poi avere di nuovo altri alti e bassi nelle battute finali, nonostante sia comunque un finale ben riuscito. Sia chiaro che siamo ben lontani dal capolavoro, ma molto vicini al libro ben riuscito. Sarei curiosa di leggere un terzo libro, magari "consapevole" quanto questo e ispirato quanto il precedente. Speriamo non tocchi aspettare altri quattro anni, ora sono veramente curiosa :D
 
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